Insegnanti

Scuola. Decisive le prossime settimane per valutare i contagi

dal blog di Gianfranco Scialpi, 27.3.2021.

Scuola e Covid. Dal fronte dei dati resta l’estrema incertezza. Il modello proposto dal Presidente Draghi è finalizzato a riaprire le scuole. Si intende proteggerle. Le prossime settimane ci faranno capire se esiste un rischio accettabile o meno alla loro riapertura.

Scuola e Covid, le scuole riapriranno

Scuola e Covid-19…21. Si riaprirà fino alla prima classe della secondaria di primo grado. Da buon economista abituato a ragionare sui dati e le previsioni aveva dichiarato alle Camere che intendeva riaprirle, ripiegando poi in un “Speriamo” ripetuto quattro volte.
Ieri invece è stato più perentorio. Si riaprirà  e si continuerà in presenza anche nelle Regioni che dovessero divenire rosse. Il Presidente del Consiglio si è convinto dopo aver letto i risultati di una ricerca pubblicata su “Il Corriere della Sera” (22 marzo). Si legge: ” In Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c’è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza. L’apertura delle scuole è dunque scagionata, o almeno questa è la conclusione cui arriva una mastodontica ricerca, la prima di questo tipo in Italia, condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano. «Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio», sintetizza l’epidemiologa e biostatistica. Gli studi analizzano i dati del Miur e li incrocia con quelli delle Ats e della Protezione civile fino a coprire un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. «I numeri dicono che l’impennata dell’epidemia osservata tra ottobre e novembre non può essere imputata all’apertura delle scuole»: il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore all’1%. «Di più: la loro chiusura totale o parziale, ad esempio in Lombardia e Campania, non influisce minimamente sui famigerati indici Kd e Rt . Ad esempio a Roma le scuole aprono 10 giorni prima di Napoli ma la curva si innalza 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città», spiega l’esperta. Ancora, il ruolo degli studenti nella trasmissione del coronavirus è marginale: «I giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, veri responsabili della crescita sproporzionata della curva pandemica. E questo si conferma anche con la variante inglese». 

Resta l’incertezza sui dati

La decisione di riaprire le scuole si basa su un unico lavoro. Dal punto di vista scientifico occorreva comparare questa ricerca con altre, in modo da aumentarne eventualmente l’attendibilità.
Esistono però altre ricerche? la risposta è affermativa e proviene da un articolo comparso sul quotidiano “Domani” (25 marzo) a firma del medico e giornalista A. Casadio. Si legge ” In due articoli fondamentali, uno pubblicato su Science e l’altro su Nature Human Behavior… gli scienziati hanno studiato l’impatto dei diversi interventi per impedire il diffondersi dell’epidemia di Covid… Sapete qual è la misura più efficace per fermare l’epidemia secondo lo studio su Science dal titolo Valutazione dell’efficacia dei vari interventi presi dai governi contro il Covid? La chiusura delle scuole” Facendo riferimento al lavoro  di Sara Gandini, il medico giornalista fa presente che questo studio ancora non è stato pubblicato da nessuna rivista scientifica autorevole. Comunque “La scienziata sostiene che le scuole non sono un luogo di contagio perché il numero dei contagi nella popolazione scolastica… Ehi occhio Se trovi che la popolazione scolastica composta per il 90% da giovani che normalmente si infettano da 2 a 4 volte meno degli adulti, si contagia tanto quanto la popolazione generale, significa che il virus nelle scuole circola tantissimo.”

Le prossime settimane rappresenteranno un test interessante

Quindi l’incidenza della scuola sui contagi resta una questione aperta. Nulla è cambiato, rispetto alla situazione precedente quando occorreva confrontarsi con il virus cinese, chiamato appunto Covid-19.
Forte è la spinta a riaprire soprattutto da parte delle famiglie, confermando il profilo di una istituzione finalizzata al welfare piuttosto che alla formazione. A. Viola immunologa molto presente in televisione, che nella fase del virus cinese si era espressa a favore della sicurezza delle scuole, ora risulta più prudente e velatamente più preoccupata. Due giorni fa, intervenendo alla trasmissione Otto e mezzo ha ammesso in modo sofferto ( la sua mimica facciale è indicativa)  la possibilità di apertura delle scuole dell’infanzia e primaria “più per un problema di gestione familiare, altrimenti i genitori non possono andare a lavorare“.
In estrema sintesi il rischio esiste, ma nessuno può dire se questo è accettabile o meno.
Sicuramente il modello che sarà proposto dopo Pasqua è improntato a far circolare il meno possibile il virus per favorire l’efficacia delle vaccinazioni Da qui il mantenimento del colore arancione come base di partenza, eliminando quindi la possibilità di entrare in giallo o bianco, come avveniva fino a ieri. La scelta è volta a proteggere le scuole!
Questa configurazione rappresenta un ottimo test per verificare se gli istituti scolastici contribuiscono o meno all’aumento dei contagi. Le prossime settimane saranno decisive per sciogliere il quesito finora senza risposta. E’ certa l’attenzione di M. Draghi verso i dati. Convinzione ribadita ieri quando ha risposto a Salvini sulle riaperture, sottolineando che le decisioni governative sono prese dai dati.
Sarà così anche per le scuole se queste dovessero risultare decisive per l’aumento dei contagi?

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Scuola. Decisive le prossime settimane per valutare i contagi ultima modifica: 2021-03-27T15:39:50+01:00 da
Gilda Venezia

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