dal blog di Gianfranco Scialpi, 15.5.2023.
Scuola e famiglia, rapporto spesso conflittuale. La scuola deve marcare la distinzione rispetto al puerocentrismo esasperato.
Scuola e famiglia, l’inadeguato puerocentrismo
Scuola e famiglia. Spesso il rapporto è problematico, conflittuale. L’attrito è prodotto dal diverso approccio educativo. Non è difficile incontrare famiglie che hanno messo al centro delle loro attenzioni il figlio. Giusto, ma come per qualunque altra realtà umana, è importante non sponsorizzare l’eccesso. Il riflerimento è a un esasperato puerocentriscmo, basato sulla soddisfazione immediata (o quasi) di ogni richiesta del figlio.
La conseguenza è la perdita del desiderio. Tutto deve potersi compiere nel presente immediato, derivato del paradigma della fretta e quindi contrapposto alla lentezza. Questa rimanda alla fatica, allo sforzo all’esperienza della frustrazione, step intermedi e necessari per conseguire l’obiettivo. Ha affermato recentemente P. Crepet, noto psichiatra che sponsorizza un approccio educativo adulto: ” Io non sono qui per spaventarvi», avverte. «Io credo in voi… Noi abbiamo smesso di educarvi molti anni fa, quando abbiamo dato tutto a voi. E facendo questa cosa sacrilega vi abbiamo tolto i desideri. Se hai tutto, non desideri più. Se stando seduto ricevi tutto, non hai niente da desiderare, e non ti alzerai nemmeno per vedere se poco più in là potrai ricevere di meglio. Eppure qualcuno di voi è contento di questo, perché così non dovrà più andare da nessuna parte, e vegeterà tranquillo”
L’approccio che pone il bambino al centro dell’universo, dotandolo di una capacità espansiva fino a fargli sperimentare l’illimitatezza, ha una sua versione scolastica, dove l’istituzione è spesso intesa come una dependance della famiglia e di rimando del bambino/ragazzo. Da qui lo studio facilitato e alleggerito dalle conoscenze, a vantaggio di poco definite competenze. In questi contesti si esalta la socialità ( lo styare bene insieme), dimenticando che la relazione educativa si costruisce sulla comunicazione e condivisione di linguaggi. Infine, il criterio guida è unicamente il piacere.
La scuola deve sponsorizzare un educazione “adulta”
Compito della scuola non è sponsorizzare approcci minimali, facilitanti (esagerato uso delle certificazioni relative ai Bes Dsa…), presentandosi come una pericolosa bolla costruita per difendere, proteggere gli alunni/studenti dalla complessità della vita. Ci si illude che una volta fuori da questo mondo incantato la realtà continui ad essere clemente, senza curve, buche o altre asperità. Se la scuola replicasse questo approccio, allora perderebbe il suo scopo: formare attraverso l’istruzione (si badi all’accezione). Tradotto: lo studio come mezzo faticoso per conseguire la padronanza conoscitiva, base per le competenze.
Lo sforzo può anche incontrare il fallimento, la frustrazione (la vita è fatta anche di questa esperienza). E’ la via maestra del sogno. Lo conferma P. Crepet: “Dovete saper dire “No, non voglio rinunciare al mio sogno, anche se la vita che voi genitori avete preparato per me, non facendomi mancare nulla, sarebbe più rassicurante e più comoda. Perderò, forse, ma me lo devo”
In conclusione occorre riappropriarsi dell’idea di cura del ragazzo, pensando sempre alla prospettiva futura, povera di regali senza sforzo. Il domani richiederà persone che avranno acquisito una postura dritta, l’unica ad affrontare la complessità della vita.
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Scuola e famiglia, la distinzione necessaria ultima modifica: 2023-05-15T21:22:41+02:00 da