di Ilaria Venturi, la Repubblica, 7.7.2020
Il fenomeno denunciato da Anp e sindacati: sono gli assunti a settembre scorso che temono nuovi lockdown lontani da casa.
Gettano la spugna dopo un anno. La pandemia li ha tenuti lontani dalle famiglie, ora hanno paura che possa accadere di nuovo. E dunque preferiscono rinunciare a fare i presidi, chiedono di tornare in cattedra da docenti pur di rientrare a casa. Una fuga dal Nord al Sud. La denuncia arriva dai sindacati e dall’Anp, l’associazione nazionale presidi e segna l’ennesimo paradosso della scuola.
Si tratta dei vincitori dell’ultimo concorso per dirigenti – il primo fatto a livello nazionale – entrati nelle scuole a settembre scorso per l’anno di prova. Tra questi, circa la metà (982 su 1984) è stata assegnata a una regione diversa da quella di residenza, la maggior parte sono saliti dal Sud al Nord, spingendo al trasferimento anche molti del Lazio e della Toscana. Ora, con l’emergenza sanitaria, arriva il ripensamento.
“Alcuni neodirigenti ci chiedono di attivare la procedura di rientro al ruolo docente al termine dell’anno di prova”, conferma Roberta Fanfarillo,responsabile dirigenti scolastici della Flc-Cgil. “L’emergenza sanitaria ha accentuato un problema già presente prima rispetto alla difficoltà di persone non più giovani, con una famiglia alle spalle, che non riescono a rimanere a tempo indefinito lontano da casa. Solo il 30% dei posti è messo a disposizione per la mobilità e per tre anni comunque il posto è bloccato. Clausole nate quando i concorsi erano regionali che vanno modificate”.
A monitorare la situazione è anche Maddalena Gissi, segretaria della Cisl: “Da questo punto di vista potremmo avere problemi ma non c’è ancora un dato definitivo, che stiamo chiedendo al ministero”, dice. Per il segretario di Uil Scuola, Pino Turi, “questo succede perché quelle persone sono state assunte in maniera selvaggia. Non c’è una mobilità in grado di farli tornare a casa con le regole dell’ultimo concorso nazionale”.