di Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore, 18.9.2017
– La “supplentite” nella scuola italiana – il nuovo anno si aperto ufficialmente, da Milano a Palermo, la scorsa settimana – non è stata ancora debellata; resta su livelli piuttosto elevati, ma per la prima volta, da cinque anni a questa parte, si riuscirà a scendere sotto quota 100mila. Secondo le prime stime che arrivano dal ministero dell’Istruzione gli insegnanti precari, che firmeranno un contratto “annuale”, saranno circa 82.500, in forte calo rispetto ai 125.211 conteggiati nel 2016/2017 (nel 2013/2014 si veleggiava a 116.719 unità). Una riduzione su cui ha inciso, anche, la stabilizzazione di cattedre, autorizzata nei scorsi mesi dal Mef (i posti di “adeguamento” dell’organico dell’autonomia sono stati, alla fine, 18.762); e che sarebbe potuta essere più consistente se delle 51.773 cattedre disponibili per le immissioni in ruolo 2017/2018 ne sono state coperte appena 29.686, lasciandone, quindi, libere oltre 22mila, che ora, pertanto, andranno a un supplente.
Gli Uffici scolastici regionali stanno ultimando le chiamate dei docenti precari dalle prime fasce (le “Gae”, le Graduatorie a esaurimento); dopo di che toccherà alle singole scuole coprire i posti ancora scoperti attingendo dalle seconde (docenti abilitati) e terze fasce (non abilitati) delle graduatorie d’istituto. Il crono programma definito quest’estate dalla ministra, Valeria Fedeli, che ha anticipato almeno di un mese tutte le operazioni, sta tutto sommato funzionando: entro settembre le 82.500 supplenze “lunghe” dovrebbero essere coperte. E si sono riusciti a limitare (per quanto possibile) anche i disagi causati agli studenti dagli spostamenti dei prof a inizio delle lezioni. Il tema, si ricorderà, esplose lo scorso anno, soprattutto al primo ciclo, con una serie di insegnanti in cattedra per alcuni giorni, e poi trasferiti altrove con le operazioni di assegnazione provvisoria. Un “valzer” che andò avanti, in alcune regioni, fino a dicembre. Ebbene, su questo fronte, quest’anno la situazione sembra essere migliorata, complice anche il ritorno a regole più rigide. Gli spostamenti “vicino casa” hanno interessato 12.100 docenti, in discesa rispetto ai circa 30mila del 2016/2017.
Quasi la metà delle 82mila supplenze “lunghe” sono “deroghe sul sostegno”, legate cioè all’incremento degli alunni con disabilità, passati da 224.509 studenti del 2016/2017 agli attuali 234.658 (ciò – inevitabilmente – ha fatto salire pure i posti di sostegno, che adesso sfiorano i 139mila). Qui la situazione è piuttosto complicata. Quest’anno le cattedre disponibili per le assunzioni stabili erano 13.393. Ebbene, sapete quante assunzioni ci sono state? Appena 3.382. Lasciando, così, libere 10.011 cattedre che ora andranno coperte con assegnazioni e utilizzazioni provvisorie o, appunto, con supplenti.
Il punto è che molti insegnanti specializzati (su posto di sostegno) preferiscono salire in cattedra su posto comune e, dunque, appena possibile vi si spostano. Ciò determina una carenza cronica di personale: non a caso il Miur, ad aprile, aveva fatto partire un nuovo corso di specializzazione sul sostegno per 9.949 posti. L’assenza di insegnanti specializzati è un tema da affrontare al più presto: in diversi istituti infatti si stanno chiamando supplenti di sostegno provenienti da altre materie (senza specializzazione, quindi). Una criticità, seria, per gli alunni.
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Scuola, i supplenti annuali scendono a 82.500 ultima modifica: 2017-09-18T06:08:43+02:00 da