di Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore, 30.3.2017
– Spesso bacchettata da Bruxelles la scuola italiana si prende la rivincita, almeno su un fronte: riesce meglio delle altre in Europa a ridurre il gap tra studenti abbienti e meno abbienti per quanto riguarda le competenze linguistiche e matematiche. Peccato che finita la scuola dell’obbligo le disuguaglianze riemergano. Lo rivela uno studio elaborato dalla Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico basato sul confronto tra i dati delle indagini Ocse-Pisa sulle competenze scolastiche e sulle competenze degli adulti (26/28 anni). Nell’analisi vengono ritenuti “studenti avvantaggiati” quelli con almeno un genitore laureato e oltre 100 libri in casa e “studenti svantaggiati” quelli con meno libri e genitori con un livello inferiore di istruzione.
«I dati ci dicono che la scuola italiana è una scuola inclusiva, fra le nostre e i nostri quindicenni le differenze socio-economiche di partenza pesano meno che in altri Paesi» commenta la ministra Fedeli, consapevole tuttavia che non si può certo dormire sugli allori visto che il divario torna a farsi sentire dopo l’uscita dal sistema scolastico. E dunque «è molto importante – dice – investire anche sull’acquisizione di competenze lungo tutto l’arco della vita e aiutare i ragazzi, soprattutto chi è in condizione di svantaggio, ad affrontare al
meglio la transizione dalla scuola agli studi successivi o nel mondo del lavoro».
Commenti soddisfatti anche in casa Pd con l’ex premier che parla di «notizia più bella della giornata». Ed è intervenuto anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ha parlato di «una buona notizia per la scuola italiana e per il Paese, perché a volte sembra che dobbiamo essere sempre gli ultimi della classe e invece pare che non sia così, anche con questo riconoscimento». Un’esultanza che Udu e Rete degli studenti ritengono «fumo negli occhi»: «all’interno dello stesso studio viene sottolineato come la formazione professionale, l’università e il mondo del lavoro – fanno notare – non siano in grado di alleviare le differenze tra classi sociali preesistenti. Anzi, emerge un consistente rafforzamento delle disuguaglianze esistenti».
Per misurare le differenze di performance in Lettura e Matematica dei quindicenni che partecipano all’indagine Pisa con lo stesso gap riscontrato tra i soggetti di 25/27 anni di età che partecipano all’indagine Piaac (Programme for the international assessment of adult competencies) sulle capacità in Lettura e Matematica degli adulti, gli esperti dell’Ocse hanno elaborato un coefficiente. L’indice che misura la differenza per quanto riguarda la preparazione tra soggetti più e meno fortunati tra i 15enni, riguardo alle competenze linguistiche è di 0,45 per l’Italia, mentre a livello Ocse sale a 0,48. Dopo il diploma il divario sale, anche per il nostro paese, e supera la media Ocse sui soggetti di 27 anni: sarebbe di 0,67, in Italia, e 0,61 a livello internazionale. Le differenze di prestazione tra studenti avvantaggiati e svantaggiati crescono comunque in tutti e 20 i paesi oggetto dello studio, a eccezione di Canada, Stati Uniti e Corea.
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