Insegnanti

Scuola, la resilienza vince sul cambiamento

dal blog di Gianfranco Scialpi, 26.4.2022.

Scuola, il trend è chiaro. Durante la pandemia ha prevalso la resilienza, ora la restaurazione. L’inevitabile scenario (scelto dalla politica) che conferma che il virus non ha insegnato nulla.

Scuola, la resilienza e la pandemia

Scuola. Soprattutto nella fase più acuta del periodo pandemico l’istituzione ha scelto di esser-ci (espressione heideggeriana). La soluzione adottata è stata la Dad. Questa modalità ha impedito alla scuola il ritiro sociale, che ne avrebbe probabilmente sancito la sua fine. La strategia adottata è stata la resilienza. L’atteggiamento assorbe l’imprevisto, piegandosi ad esso. La forma assunta permette di non spezzarsi. Nel caso specifico la Dad è stata la soluzione temporanea, la forma emergenziale che ha permesso alla scuola di non eclissarsi, spezzarsi. La nuova configurazione, però non è indice di un cambio sostanziale, tanto che una volta terminata l’emergenza si torna allo stato iniziale, favorito dal permanere della natura pre-emergenza.
Oggi è uscito il lavoro di D. Fusaro (Odio la resilienza) che fa uscire la resilienza dal campo psicologico, fornendo diversi spunti per una lettura sociale e politica dellla strategia. Il filosofo l’associa all’indiffernza gramsciana, volta al mantenimento dello staus quo. Quindi secondo D. Fusaro si resiste. La soluzione individuata è applicata finche perdura lo scenario avverso, poi però si torna al “Via”

Si volta le spalle al cambiamento

La pandemia che ha occupato per due anni il palcoscenico mediatico è stata sostituita da dal conflitto russo-ucraino. Viviamo in una fobocrazia, dove appunto ci sentiamo continuamente assediati (Z. Baumann), avendo perso le certezze del futuro divenuto inevitabilmente liquido (Z. Baumann).
Una conseguenza di questo declassamento della pandemia a notizia di secondo, terzo livello è l’eclissamento della scuola. Da più parti, questa è stata presentata, durante il dominio mediatico del virus, come la grande emergenza, la maggiore priorità del Paese. La natura retorica o propragandistica è stata svelata: l’interesse per l’istituzione era finalizzata alla sola riapertura per garantire la rapida risalità del Pil.
Politicamente e socialmente si è scelta la strada della restaurazione pre-pandemica. Le classi pollaio sono e saranno ancora presenti per diversi anni. Forse saranno ridotte nelle situazioni socialmente critiche, ma permarranno nel sistema. La politica si è dimenticata dei sistemi di ventilazione non individuando le linee-guida, imposte quasi due mesi fa dal decreto Milleproroghe.  Gli insegnanti aspettano un contratto scaduto ormai da quaranta mesi. Probabilmente come ho scritto recentemente non sarà firmato. Intanto però sono ripresi i casi di violenza fisica su di essi o la persecuzione mediatica a presentarli, attraverso pochissimi casi, come instabili e inaffidabili psicologicamente.
Lo scenario presentanto sinteticamente  è palesemnete agli antipodi del cambiamento. Questo richiede l’abbandono del già sperimentato, delle certezze (nodi storici) per abbracciare l’incertezza positiva (A. Pascual), accettando anche il fallimento come opprtunità e non come iattura (F. Corrado). In altri termini: il cambiamento rimanda a un’altra scuola, libera dai condizionamenti del finanzcapitalismo, ben dimostrati dal Ministro Bianchi (economista) che la definisce come un asset fondamentale per il nostro Paese.
Occorre tornare alla scuola della Costituzione che realmente cura, coccola la scuola non a parole, ma con provvedimenti concreti a renderla più interessante e bella.

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Scuola, la resilienza vince sul cambiamento ultima modifica: 2022-04-27T06:37:12+02:00 da
Gilda Venezia

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