di Guido Trombetti, la Repubblica, 18.8.2020.
Sui giornali tiene banco la discussione sul prossimo anno scolastico. La situazione appare caotica. Ognuno dice la sua. Politici, sindacati, presidi , studenti, genitori… E a fare chiarezza certamente non pare aiutare il Cts . Che sembra ondeggiare tra l’ispirarsi ad un teutonico rigore scientifico e la necessità di fare sconti per soccorrere “un’istituzione in difficoltà”. Cioè la scuola. Sentenziando che se non è possibile garantire il distanziamento (cioè un metro di distanza tra coppie di alunni) “sarà necessario assicurare la disponibilità e l’uso della mascherina”.
Vale a dire è il trionfo di Bisanzio. Da qui un putiferio di proteste. D’altro canto come sorprendersi di ciò? Se per mesi si batte sul tasto della imprescindibiltà del distanziamento, unica e sola garanzia contro il contagio, come si può pretendere che qualcuno accetti la soluzione presentata come di serie B, cioè quella delle mascherine?
Detto questo mi rendo perfettamente conto che trovare una soluzione che consenta di assicurare su tutto il territorio nazionale il regolare svolgimento dell’anno scolastico non è facile. E quindi non mi iscrivo tra coloro che criticano il ministro a tutto spiano. In realtà non ho ancora letto una proposta convincente in merito. A meno di voler prevedere un altro anno interamente svolto con la didattica a distanza.
Ma tutti siamo convinti che per il bene dei ragazzi occorra ripristinare la didattica ordinaria. Quella che si svolge nelle classi fisiche. E ciò non soltanto per motivi di contenuti disciplinari ( Se non ti guardo negli occhi come faccio a sapere se hai capito o meno il teorema di Rolle?). Ma anche per una fondamentale ed irrinunciabile funzione di socializzazione cui la vita in classe adempie. Se il problema come pare sia soltanto quello degli spazi si ricorra ad attivare le vecchie succursali. Nelle tensostrutture. Nelle caserme vuote. Nelle civili abitazioni. I risultati scolastici saranno ugualmente accettabili. Tanto più che si parla di un anno e non di soluzioni stabili. Chi scrive ha frequentato un intero anno liceale in un appartamento al piano terra di un palazzo del Vomero, in via Pietro Castellino. In tutto vi erano quattro o cinque classi. L’unico danno sensibile fu dover rinunciare all’ora di ginnastica. Eppure da quelle classi sono usciti un fior di fisico (Franco Maimone), un fior di genetista (Marilena Furia) ed altri eccellenti studiosi e professionisti.
Così come nacquero in quelle stanze amicizie e legami sentimentali. Dico questo per sottolineare quello che è ovvio. E cioè che in una situazione di emergenza sconti sulla sicurezza non se ne possono fare (neanche in Campania ed in Calabria!) . Ma per il resto ci si deve rassegnare ad “arrangiarsi” un poco.
Chiudo con un appello alle autorità. Si eviti in questo clima emergenziale di scaricare sui dirigenti scolastici miriadi di responsabiltà (amministrative e penali) legate all’inestricabile groviglio di norme e circolari, spesso anche contraddittorie, che appestano la loro vita quotidiana. Si decreti in emergenza, per quanto possibile, una moratoria che consenta di “arrangiarsi” con serenità e ricorrendo il più possibile al semplice buon senso.
Guido Trombetti, Docente Professore ordinario di Analisi matematica alla Federico II, ha guidato l’ateneo come rettore. È scrittore e saggista