Scuola-lavoro, indagine della Cgil: un ragazzo su 4 ha un’esperienza dequalificata

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di Caterina Pasolini,  la Repubblica, 18.10.2016 

– I dati del sindacato arrivano in risposta al ministro dell’Istruzione Giannini che aveva parlato di un successo dell’iniziativa. ” E al Sud la situazione è peggiore che al Nord”

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“Sono a rischio un gran numero di esperienze di alternanza scuola-lavoro. Un ragazzo su 4 è fuori da percorsi di qualità e vive un’esperienza dequalificata, il 10% ha partecipato solo ad attività propedeutiche, con un picco nei licei e il 14% ha partecipato solo ad esperienze di lavoro in particolar modo negli istituti professionali. E l’80 per cento delle esperienze sono state fatte almeno in parte nel periodo estivo, senza contare che al Sud la situazione è peggiore che al Nord”. L’analisi della Cgil, è stata presentata questo pomeriggio ed è il frutto di un attento monitoraggio del primo anno di attuazione della legge 107. Una ricerca che ha coinvolto 205 scuole in 87 province con 180.335 studenti intervistati. La segretaria confederale, Gianna Fracassi, ha sottolineato inoltre che “questo primo anno è stato di notevole criticità. Sarebbe utile fare un passo avanti non solo nelle grandi imprese ma nella piccole e medie per garantire ai ragazzi percorsi di qualità e veramente formativi”. Parole pesanti che vengono dopo che in mattinata il ministro dell’Istruzione Giannini aveva parlato di un successo dell’alternanza scuola-lavoro, già in vigore in molte scuole da anni ma organizzata nella Buona scuola e sovvenzionata con 100 milioni di euro, annunciando 27mila posti disponibili in aziende come Coop e Zara perché gli studenti facciano esperienza

Ma vediamo nel dettaglio alcuni punti esaminati dalla ricerca: la maggior parte di percorsi di alternanza scuola lavoro vengono fuori da offerte di soggetti privati in modo occasionale, il 50% si realizzano in piccole imprese (fino a 50 dipendenti), il 40 % in micro imprese (fino a nove lavoratori). Questo, sottolinea la Cgil, non aiuta il controllo della capacità formative, “e la legge non ha definito bene i criteri e le procedure di accreditamento delle imprese e della loro capacità formativa”.

Chi studia dove lavora. Gli istituti tecnici nel 98 per cento dei casi fanno convenzioni con le imprese, i licei nel 91 per cento con gli enti pubblici. Solo il 14% dei collegi sceglie i tutor che seguirà i ragazzi, mentre le candidature volontarie prevalgono nel 56% dei casi. Come fatti positivi vengono elencati dal sindacato i sempre più frequenti accordi tra scuole con il coinvolgimento di soggetti pubblici e parti sociali, accordi tra filiere produttive, territori, distretti industriali perché i ragazzi, come a Firenze facciano esperienze nelle campagne, nelle fabbriche, nei tribunali (a Bologna). “Però a distanza di un anno  – aggiunge il sindacato – il governo non ha ancora istituito una cabina di regia per lo sviluppo del rapporto scuola lavoro con ministeri e parti sociali e non è ancora stata adottata la carta dei diritti e doveri degli studenti in alternanza scuola lavoro. E questo – sottolinea la Cgil – dopo che più di 500mila studenti hanno già fatto parte del percorso nell’anno scolastico e le scuole stanno progettando altre attività per oltre un milione di studenti”.

Dal Nord al Sud, le differenze. Rispetto agli studenti che dovrebbero esser inseriti in un percorso, il picco dei non iscritti si registra al Sud e alle isole, e negli istituti professionali. Il 70% dei ragazzi ha fatto attività propedeutiche e ha realizzato esperienza di lavoro: soprattutto nel Nord-est e negli istituti tecnici. Si segnala un calo al Sud e isole e nei licei. Tra i vari problemi segnalati dalla ricerca della Cgil, c’è l’esistenza di pochissima laboratori territoriali, più diffusi nel Nord-ovest, meno nelle regioni del centro.

 

In quali settori si fa esperienza. I percorsi nelle scuole sono stati attivati nell’81% dei casi da offerte di privati, nel 44% dei casi all’interno di accordi di collaborazione con filiere produttive locali, nel 49,8% col coinvolgimento di soggetti pubblici, nel 35,6 da protocolli di intesa previsti dall’ufficio scolastico regionale e dal Miur.

L’80% delle scuole ha progettato i percorsi per i ragazzi a partire da offerte di privati nate in modo occasionale. Circa 1 scuola su due ha siglato accordi di rete territoriali con soggetti pubblici o accordi con filiere, questo soprattutto nelle scuole del centro Italia.

Gli istituti professionali hanno siglato accordi soprattutto con filiere produttive, i licei con pubbliche amministrazioni. L’87% delle scuole hanno sottoscritto convenzioni con imprese, con enti pubblici il 76%. Gli istituti tecnici con imprese, nel 98% dei casi, i licei nel 60. Il 58% ha siglato convenzioni con soggetti del terzo settore ed enti privati, il 56% soprattutto del Nord-ovest. I licei ‘lavorano’ più col terzo settore rispetto alle altre scuole.

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