di Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano, 22.2.2021.
I pantaloncini corti sono pronti. La t-shirt anche. Ho ritrovato anche le ciabatte da spiaggia e per fortuna ho un ventaglio. Ecco come vorrebbero farci andare a scuola a giugno quando in classe (senza condizionatori e pale) ci saranno 35 gradi e i miei alunni ripeteranno come un mantra: “Maestro fa caldo. Non riusciamo a portare la mascherina. Ci porti in giardino? Ma a che ora suona? Posso uscire a bere? Posso andare a respirare un attimo fuori? Ma perché siamo qui? Noi abbiamo fatto scuola tutto l’anno…”.
Sia chiaro, per ora è solo un’ipotesi, ma vale la pena parlarne da subito onde evitare il “nessuno ce l’ha detto”. Il neo ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, dopo una settimana di lavoro a Roma, è tornato a Ferrara, con un’idea in testa: escluso il prolungamento delle lezioni per superiori e medie a causa degli esami di Stato, si potrebbe fare alla primaria per recuperare la socialità.
Ma c’è di più: sembra che Bianchi stia pensando a dei patti di comunità, ovvero ad una scuola di vita da fare con il Terzo Settore. Ancora non si capisce se dovranno farla i docenti o degli educatori. Se sarà per tutt’Italia o solo per quelle regioni che hanno chiuso a lungo anche la primaria. In ogni caso il ragionamento di super Patrizio vale la pena esaminarlo guardando alle varie ipotesi in campo.
La prima: tutte le primarie a scuola. Gli insegnanti in classe fino al 30 giugno per recuperare i gap formativi. Qualche domanda: ma perché le elementari che hanno sempre tenuto aperto? Avremo i condizionatori? Siamo davvero sicuri che i gap formativi si recuperano in due settimane in più di scuola, sempre che si riesca a fare? E la mascherina con 35 gradi in aula?
La seconda: tutte le primarie a scuola ma con patti di comunità per recuperare la socialità. Anche qui un paio di dubbi. Uno: ma è proprio sicuro, ministro, che alle elementari ci sia da recuperare la socialità dal momento che abbiamo socializzato tutto l’anno? A giugno dovremo comunque mantenere distanziamento e mascherina: che socialità faremo a un metro o due di distanza? Chi coinvolgeremo del Terzo Settore nei più piccoli paesi dove c’è a malapena una Proloco e l’associazione di briscola o scopa d’assi?
La terza: scuole primarie aperte fino al 30 giugno nelle regioni dove non si è andati in classe in maniera continua o dove i presidi in autonomia lo ritengano opportuno per recuperare i gap formativi. E’ così certo, ministro, che i bambini con ritardo scolastico vivano bene questo tempo di recupero? Non sarà forse vissuta come una punizione? Una discriminazione?
Resta sul tavolo una questione sulla quale rifletto volentieri con lei e con chi sta leggendo questo post. La modifica del calendario scolastico (per i prossimi anni) non è da sottovalutare. Un modello di “vacanze” differente si può prendere in considerazione, così come si può pensare che i nostri ragazzi facciano scuola anche in estate. Ma quale? Sogno una scuola dove i prof portano i ragazzi sui beni confiscati alla mafia a lavorare; dove i docenti vanno in viaggio con i ragazzi in un’enclave serba; dove gli insegnanti organizzano un viaggio in barca a vela; dove i maestri accompagnano i bambini a fare un campeggio; dove organizzano uscite in montagna; al mare; a conoscere il Binario 21 a Milano; a incontrare testimoni.
Un’ultima considerazione: lo so che molti penseranno “ecco, il maestro Corlazzoli non vuol lavorare a giugno”. E’ vero: è così. A giugno non ho voglia di insegnare l’apparato digerente ai bambini, ma spero che prima o poi questo mese in cui buttiamo via il nostro prezioso tempo per la burocrazia sia invece un tempo da dedicare alla formazione – dove questa parola sia tradotta in visita ad un museo; partecipazione ad un corso; un viaggio.
Ps: caro ministro, se dovrò fare scuola a giugno sappia che la inviterò in classe. Un consiglio: la cravatta la lasci a casa, farà troppo caldo.
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