Scuola, Renzi mette la fiducia

Governo. Il presidente del Consiglio ha deciso. La conferenza annunciata per luglio è già dimenticata. La scelta comunicata ai senatori in un vertice a palazzo Chigi. Ma senza il soccorso di Verdini il premier rischia di non avere i numeri

di Roberto Ciccarelli, il manifesto 19.6.2015.  

Qual­cuno si ricorda la Con­fe­renza sulla scuola annun­ciata dal pre­mier per i primi di luglio dal solenne salotto di Vespa? Quella in cui tutti i sog­getti sociali coin­volti nella riforma avreb­bero dovuto dire la loro, in modo che il governo potesse ascol­tare, inter­ve­nire «poi però deci­dere»? Farà bene a dimen­ti­car­sene. Il capo ha cam­biato idea. Si va alla carica, e non c’è nes­suno da ascol­tare

Ieri, a sor­presa, Renzi ha con­vo­cato a palazzo Chigi i par­la­men­tari Pd che sie­dono in com­mis­sione Cul­tura, quelli obbe­dienti natu­ral­mente, per­ché Tocci e Mineo, che pure sono del Pd, non risulta fos­sero invi­tati. Con loro, con le mini­stre Boschi e Gian­nini, con i capi­gruppo Rosato e Zanda, il gene­rale ha fatto rapi­da­mente il punto, poi ha ordi­nato di suo­nare il Deguello, come si fa quando ci si lan­cia all’attacco senza tre­gua.
Mar­tedì i rela­tori pre­sen­te­ranno in com­mis­sione le loro nuove pro­po­ste. Non sarà però un maxie­men­da­mento, come incau­ta­mente qual­cuno afferma, per­ché Renzi non ha nes­su­nis­sima inten­zione di votare su nulla in quella com­mis­sione, dove non dispone di una mag­gio­ranza. I rela­tori si limi­te­ranno a chie­dere se l’M5S e Sel sono dispo­sti a riti­rare i loro emen­da­menti a fronte di tanta novità. Nes­suno accet­terà e a quel punto il pre­si­dente Mar­cucci opterà per pas­sare diret­ta­mente all’aula senza voto in com­mis­sione e senza rela­tore, cioè con se stesso, sol­da­tino ren­ziano di pro­vata affi­da­bi­lità, in veste di rela­tore. Le nuove pro­po­ste, in tutto o in parte, ver­ranno tra­scritte in un emen­da­mento del governo sul quale, chi l’avrebbe mai detto, verrà chie­sta già venerdì pros­simo la fidu­cia. Ma non per­ché il capo abbia qual­che paura di essere scon­fitto dal demo­cra­tico Par­la­mento: Honni Soit Qui Mal-y-Pense! Solo per far pre­sto e riu­scire ad assu­mere quei 100mila pre­cari che, nelle mani del fio­ren­tino di palazzo Chigi, pas­sano con­ti­nua­mente dalla parte ingrata degli ostaggi a quella dell’alibi.

Non che la deci­sione sia già uffi­ciale. Ipo­cri­sia impone che si parli ancora di un’ipotesi «per impe­dire l’ostruzionismo», giura inef­fa­bile il nuovo capo dei depu­tati Rosato. Chiac­chiere per gonzi. La fidu­cia è certa. Verrà ridi­scussa solo se Renzi avrà paura di non far­cela. Pos­si­bi­lità che secondo Mineo esi­ste: «Tutto ha un limite. Si sta com­piendo un atto di impe­rio. Spero che il governo non si spinga sino a quel punto per­ché rischia di non avere i numeri, senza il soc­corso di Ver­dini».
Gioco più sporco sarebbe dif­fi­cile imma­gi­nar­selo. La rea­zione della segre­ta­ria della Cgil Susanna Camusso è imme­diata e indi­gnata: «E’ una gigan­te­sca presa in giro, sem­pre più insop­por­ta­bile». La vice di Renzi Debo­rah Ser­rac­chiani replica in schietto stile «finta tonta»: «Siamo sbi­got­titi. Mai visto un sin­da­cato che si lamenta men­tre si sta­bi­liz­zano così tanti lavo­ra­tori». Per la verità non è solo la Cgil a lasciare sbi­got­tita la Ser­rac­chiani. Tutto il mondo della scuola pro­te­sta, senza che quelle voci arri­vino all’orecchio del gover­nante.
Altret­tanto dure le rea­zioni delle oppo­si­zioni. Nes­suno intende arre­trare. Nes­suno riti­rerà gli emen­da­menti. «Non ci pie­ghe­remo al ricatto», replica a botta calda l’M5S. Le sena­trici di Sel De Petris e Petra­glia par­lano di «arro­ganza e pre­po­tenza». Come il coor­di­na­tore Fra­to­ianni e il capo dei depu­tati Scotto, chie­dono lo stral­cio e un decreto per assu­mere subito i 100mila pre­cari e garan­tire la sta­bi­liz­za­zione di tutti gli altri con un piano plu­rien­nale. Pro­po­sta quasi iden­tica aveva avan­zato giorni fa Tocci. E’ ciò che qual­siasi governo fosse dav­vero inte­res­sato alla sorte dei pre­cari e non volesse usarli solo come scudi umani farebbe. Non è il caso di Renzi.
Di prezzi Renzi pre­vede di pagarne pochi. Rac­con­terà di averlo fatto solo per assu­mere i pre­cari, ed è con­vinto che nel Pd, come al solito, anche la mino­ranza ingo­ierà tutto. Pro­ba­bil­mente non ha torto. «E’ un grave errore poli­tico e demo­cra­tico appro­vare un testo senza la con­di­vi­sione della quasi tota­lità del mondo della scuola. Ma la par­tita non finirà con la fidu­cia. Si atti­ve­ranno tutti gli stru­menti per cor­reg­gere una riforma sba­gliata», com­menta Fas­sina. Renzi non ci per­derà il sonno.

Scuola, Renzi mette la fiducia ultima modifica: 2015-06-20T05:13:28+02:00 da
Gilda Venezia

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