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Scuola, report Ue: “Italia investe solo 8% della spesa pubblica nell’istruzione. Peggio solo la Grecia”

di Alex Corlazzoli,  Il Fatto Quotidiano  13.11.2015.   

Secondo il rapporto “Education and training monitor” pubblicato dalla Commissione europea, l’investimento di Roma in relazione al Pil ammonta al 4,1% contro il 4,4% del 2010: in questo caso peggio di no fanno soltanto Bulgaria, Spagna e Romania (4%). Non solo: nell’Europa a 28, il Belpaese si conferma ultimo per laureati, penultimo per gli ingressi nel mondo del lavoro e tra i peggiori per numero abbandoni

L’Italia investe poco nell’educazione, ha pochi laureati e finisce in fondo alla classifica nell’Europa a 28, per gli ingressi nel mondo del lavoro. Nonostante la riforma della “Buona Scuola”, i dati che arrivano dall’annuale rapporto di monitoraggio sull’educazione e la formazione (riferiti al 2013), realizzato dalla Commissione europea, dal titolo Education and training monitor, fotografano un Paese e un governo che non fanno abbastanza per l’istruzione.

Secondo i dati del dossier, presentato giovedì, solo l’8% della spesa pubblica è dedicato al settore dell’educazione: meno di noi spende solo la Grecia, all’ultimo posto con il 7,6%. Questo capitolo si è persino ridotto: nel 2010, infatti, la percentuale era dell’8,8%. Una cifra comunque nettamente inferiore rispetto al Portogallo(13,5%), alla Finlandia (11,2%) o alla Svezia (12,4%). Chi investe maggiormente nel sistema d’istruzione sono Paesi come laLituania e la Lettonia (15,7%) o l’Estonia(15,4%). L’investimento in relazione al Pil ammonta invece al 4,1%contro il 4,4% del 2010: in questo caso peggio dell’Italia ci sono solo la Bulgaria, la Spagna e la Romania (4%).

Numeri che vanno di pari passo con quelli negativi sugli abbandoni scolastici e sul tasso di laureati: solo un giovane su 4 arriva infatti ad ottenere la laurea ovvero solo il 23,9% degli italiani tra i 30 e i 34 anni, la percentuale più bassa di tutti i Paesi europei. A Bruxelles segnalano un miglioramento negli ultimi tre anni (+3,5%), ma non basta: la media europea è del 37,9% e l’obiettivo fissato entro il 2020 dalla Commissione Ue è “almeno del 40%”. I Paesi con più giovani che decidono di frequentare gli atenei completando il loro percorso di studi sono la Lituania, ilLussemburgo e Cipro dove la percentuale arriva al 50%. Nel Bel Paese, invece, c’è persino una forbice tra i sessi: le femmine che si laureano sono il 29,1% mentre i maschi si fermano al 18,8%.

I ragazzi italiani sono anche i quint’ultimi tra i coetanei europei che abbandonano la scuola: peggio di noi (dati 2014) ci sono solo la Spagna (21,9%) Malta (20,4%), Romania (18,1%) e Portogallo (17,4%). Anche in questo caso il nostro Paese ha fatto qualche progresso perché è riuscita ad arrivare al 15% raggiungendo il suo obiettivo 2020 fissato al 16%, ma resta al di sotto del traguardo Europeo che vorrebbe si arrivasse “almeno al 10%” tra cinque anni.

Altra maglia nera: l’ingresso nel mercato del lavoro. Resta difficoltoso, quasi impossibile, per chi ha frequentato l’università o comunque concluso un ciclo d’istruzione: sono appena il 45% quelli che riescono a trovare un’occupazione. La media europea resta molto più alta rispetto al nostro dato (76%). Peggio di noi, ancora una volta è solo la Grecia.

Un dato positivo, comunque, c’è anche per l’Italia che resta tra i Paesi più virtuosi per l’inserimento nell’educazione dei bimbi dai 4 anni in su raggiungendo il 98,7%.

L’Ue, guarda con speranza alla nuova Legge 107, ma ben consapevole della situazione di partenza: “L’Italia – si legge nel dossier – ha compiuto progressi nel migliorare il suo sistema di istruzione e formazione nel corso degli ultimi anni. Un sistema di valutazione scolastica è in corso di attuazione, le competenze di base sono migliorate; il tasso di abbandono scolastico ha una tendenza al ribasso e la partecipazione è quasi universale per i bambini 4-6 anni. La recente riforma può contribuire a creare le condizioni per migliorare ulteriormente i risultati scolastici. Tuttavia, il tasso di abbandono scolastico rimane ben al di sopra della media Ue; le differenze regionali competenze di base sono ampie e il tasso di diplomati dell’istruzione terziaria per i giovani è il più basso in Europa”.

Scuola, report Ue: “Italia investe solo 8% della spesa pubblica nell’istruzione. Peggio solo la Grecia” ultima modifica: 2015-11-13T21:34:41+01:00 da
Gilda Venezia

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