di Michele Bocci e Corrado Zunino, la Repubblica, 4.1.2022.
La commissione Salute chiede una nuova gestione delle quarantene e l’intervento del Comitato: “Niente tamponi per restare in classe, nessuna distinzione tra vaccinati e no, si va in Dad con un caso all’infanzia, due fino a 11 anni e tre dai 12 in su”. Dura la Campania: “Folle ripartire adesso”. Incontro Draghi, Speranza, Bianchi e Figliuolo sulla ripresa delle lezioni.
ROMA – Le Regioni tornano a mettere in discussione il rientro in classe previsto dal governo per lunedì 10 gennaio (a parte pochi casi sporadici alle scuole superiori con il riavvio fissato per venerdì 7). Nella riunione della commissione Salute, con gli assessori di riferimento e i responsabili tecnici regionali presenti, la posizione della Campania contraria alla ripresa (“è una follia aprire con dati di positività così alti”) ha trascinato le altre amministrazioni scettiche sulla ripartenza dopo l’epifania (sono Toscana, Lombardia, Veneto) e ha portato a chiedere un nuovo intervento del Comitato tecnico scientifico: “Devono essere gli scienziati pubblici a prendersi la responsabilità, ci dicano loro se con questi numeri dentro le aule gli studenti sono al sicuro”.
La proposta che ora i presidenti delle Regioni porteranno all’incontro con il governo sarà questa: nessuna vaccinazione scolastica affidata alle Asl e autosorveglianza trasferita alle famiglie degli scolari. Quindi, nessuna distinzione tra studenti vaccinati e non e una nuova regolazione delle quarantene in caso di contagi. E’ la regola dell'”uno, due, tre” quella proposta dalle Regioni. All’infanzia basterà un caso per mandare a distanza gli alunni. Fino agli 11 anni (quindi fino alla prima media) serviranno due positivi certificati per avviare la Dad per tutti. Dai 12 anni in su saranno necessari tre casi perché tutti facciano la Dad.
E’ una semplificazione rispetto alle regole attuali, che prevedono un tampone per gli studenti di fronte a un caso positivo (se gli alunni risultano negativi al tampone T0, restano in classe in autosorveglianza), quindi vanno a casa solo i non vaccinati di fronte a due casi in classe, tutti a casa con tre positivi confermati. Il test previsto fino ad ora il primo giorno quindi non si farebbe più, così come i controlli del quinto giorno (cioè i cosìddetti tamponi T0 e T5). I ragazzi continueranno ad andare a scuola senza fare controlli. Se poi sarà superato il numero limite di casi, si andrà a casa e scatterà la quarantena di sette giorni. E’ previsto che le Regioni assicurino un tampone (ma ancora non si sa se gratuito o meno) tra il quinto e il settimo giorno proprio per rendere possibile il rientro. Il test non è previsto, a meno che non compaiano i sintomi, per chi ha più di 12 anni e ha fatto la seconda dose da meno di quattro mesi oppure ha ricevuto il booster.
Il premier Mario Draghi si è incontrato con i ministri Roberto Speranza e Patrizio Bianchi, oltre che con il commissario straordinario Francesco Figliuolo, per discutere del rientro a scuola. Draghi ha sempre detto che vuole tenere aperte e frequentate le scuole, e il ministero dell’Istruzione, a sua volta, intende rivedere la gestione delle quarantene. Su questo punto è possibile un incontro con le Regioni, ma è difficile, tuttavia, che l’esecutivo accetti la fine del tampone pubblico a scuola, con oneri e responsabilità trasferite sulle famiglie.
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in un’intervista alla Stampa ha detto: “Il governo sta perdendo tempo con le mezze misure, se non posticipa il rientro in classe di due, tre settimane, almeno per primarie e medie, nella mia regione farò da solo”. Luca Zaia, governatore del Veneto: “Se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio. Se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo”. Il Veneto chiederà al governo di valutare l’introduzione dell’automonitoraggio a scuola, che consiste nel consegnare a tutti gli studenti, una o due volte alla settimana, un kit per il test fai da te. In questo modo, “riusciremmo ad intercettare i positivi prima che il contagio dilaghi”.
Anche il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci è possibilista sul rinvio del ritorno a scuola: “Dobbiamo guardare fino all’ultimo minuto i dati della curva epidemiologica, non vanno bene le fughe in avanti su un tema così delicato come quello della scuola. Dobbiamo essere prudenti”.
Tre Regioni hanno già deciso di cancellare “venerdì 7” come giorno di rientro in classe: sono l’Abruzzo, la Calabria e la Sardegna.
Alle 16, poi, il ministro Patrizio Bianchi incontra in videochiamata i sindacati sui molti temi aperti (il contratto, su tutti). Si parlerà anche qui di contagi, quarantena, sicurezza negli istituti.
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Scuola, scontro con le Regioni per il rientro in classe il 10: “Il Cts si prenda la responsabilità” ultima modifica: 2022-01-04T19:10:02+01:00 da