di Angela Garbin, Il Corriere della Sera 13.8.2018
– Una laureanda scrive al ministro e alla Regione: no a un colloquio orale farsa
riservato a chi protesta e ricatta e non accetta le sentenze.
Pubblichiamo la lettera di Angela Garbin, laureanda in Scienze della formazione primaria, che è intervenuta sul tema delle graduatorie per gli insegnanti delle scuole elementari. La sentenza del Consiglio di Stato del dicembre 2017 ha infatti provocato un terremoto nel mondo della scuola, stabilendo che il diploma magistrale non basta per essere assunti; questi insegnanti dovrebbero quindi non essere «licenziati» ma «retrocessi» nelle graduatorie d’istituto per le supplenze temporanee: tuttavia, a giugno un provvedimento del Governo ha «congelato» la situazione, cioè per altri quattro mesi questi insegnanti resteranno nelle graduatorie più pregiate, vale a dire quelle ad esaurimento per le immissioni in ruolo e così, quando tra agosto e settembre si decideranno le assunzioni, avranno titolo per entrare. Questo ha suscitato la protesta di quei docenti laureati che rischiano di essere «scavalcati» da chi possiede un titolo di studio inferiore.
Egregio ministro Marco Bussetti,
egregio governatore del Veneto Luca Zaia,
gentile assessore Elena Donazzan,
ho concluso i miei esami universitari dopo 5 anni di intenso studio presso la facoltà di Scienze della Formazione primaria a Padova e conseguirò la laurea il prossimo ottobre; prima una maturità scientifica, un’ammissione selettiva alla facoltà di Scienze della Formazione (300 posti in Veneto), il compimento medio dell’8° anno di pianoforte presso il conservatorio di Vicenza. I miei genitori hanno fatto molti sacrifici per consentirmi di studiare e anch’io, a mia volta, mettendo in secondo piano svaghi, relazioni e amicizie per tanti anni. La facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Padova è considerata dagli esperti la migliore a livello nazionale: ho fiducia sulla mia preparazione e sul mio futuro ma ho bisogno che mi ascoltiate perché voglio ancora credere in un paese che abbia veramente voglia di cambiare e dare forti speranze ai giovani.
La sentenza del Consiglio di Stato dello scorso dicembre ha infranto le aspettative di circa 50.000 maestre con diploma quadriennale ante 2001 stabilendo che questo attribuisce abilitazione all’insegnamento e diritto a partecipare ai concorsi ma non consente il passaggio diretto al ruolo dalle graduatorie ad esaurimento (GAE) , norma introdotta con la riforma cosiddetta “la buona scuola” per stabilizzare i precari nella misura del 50% per cento dei nuovi posti a ruolo con un semplice scorrimento di queste graduatorie. Si tratta di maestre che in prevalenza hanno più di 40-45 anni e che ora, per ambire ad un posto stabile, in base alla sentenza, dovrebbero mettersi alla prova con un vero concorso come peraltro dovrò fare io, nonostante una selettiva ammissione ad una facoltà a numero chiuso e nonostante il valore abilitante della laurea. Perdono, infatti, la possibilità di uno scorrimento automatico della graduatoria con passaggio in ruolo.
All’ultimo concorso per maestri del 2016 in Veneto solo 1604 candidati su 3410 sono stati ammessi all’orale al quale sono arrivati quasi esclusivamente neolaureati e pochissime maestre diplomate, forse proprio quelle poche, sulle tante, che oltre ad una prolungata esperienza avevano anche una buona preparazione personale e nel tempo si sono aggiornate con passione per amore dei loro bambini della cui crescita e formazione sentivano una forte responsabilità. Uno dei docenti del Miur che ha esaminato i vari candidati e che al tempo ha rilasciato un’ intervista al Corriere della Sera, così si esprimeva: «Ci hanno colpito soprattutto gli errori grammaticali. Erano troppi, troppo banali e troppo diffusi……, stiamo parlando di errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari, le stesse in cui queste maestre sarebbero dovute andare ad insegnare. Le elementari sono il momento in cui i bambini iniziano a imparare i fondamentali, in cui mettono le basi per la conoscenza successiva. La grammatica che servirà loro per tutta la vita si impara in quegli anni. Una maestra elementare come fa a insegnare se fa errori così». Molte di queste maestre non hanno certo responsabilità se lo Stato in tanti anni non ha saputo programmare in modo serio concorsi e immissioni in ruolo ma è pur vero che hanno anche accettato di impostare il loro percorso professionale tra queste incertezze, con una posizione precaria ma anche con uno stipendio. Non hanno nemmeno responsabilità se hanno avuto la sventura di aver avuto a loro volta una cattiva maestra che, forse, è la vera responsabile dei loro strafalcioni nel concorso del 2016.
Noi giovani che portiamo il peso di tante scelte sbagliate del passato, chiediamo a voi politici di fare scelte coraggiose e riformatrici che diano speranza per un futuro migliore. Non cedete al ricatto di sistemare errori del passato con nuovi errori che segneranno il futuro dei giovani e dei vostri figli e nipoti; non invocate l’imminente avvio del nuovo anno scolastico per fare scelte frettolose, comode solo per rispondere a promesse elettorali, non cedete alle proteste di chi, sulla forza dei numeri , minaccia proteste sotto le finestre dei vostri ministeri. L’anno scolastico dovrà, gioco forza, iniziare con provvedimenti temporanei che consentano di far fronte nel breve periodo alle conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato; ma il precariato dura purtroppo da tanti anni e se durerà ancora per uno o due poco cambierà. Se dovete selezionare maestre preparate fate un concorso serio, con diplomati e laureati tutti sullo stesso piano misurando merito e preparazione, non un concorso farsa con solo orale riservato a chi protesta e ricatta e non accetta le sentenze; così calpestereste una sentenza del Consiglio di Stato laddove prevede che l’immissione in ruolo, per queste maestre, deve avvenire attraverso un pubblico concorso; ma deve trattarsi di un vero concorso, non un concorso riservato e solo orale per non fare emergere strafalcioni, tanto per chiudere le proteste e pagare il prezzo delle promesse elettorali. Così non fareste il bene della scuola e dei bambini che saranno il futuro della nostra società e mortifichereste la vera voglia di cambiamento di tanti giovani. Chi non ha superato i concorsi precedenti, si renda conto delle sue carenze e, se ha la forza, si rimetta a studiare; se lo stato ritiene di sostenere queste persone, spesso non più giovani, con politiche di sostegno , lo faccia in modo diverso attraverso interventi di reinserimento lavorativo senza forzare un loro ingresso nei ruoli con il rischio che l’unica stabilizzazione possa essere quella delle incompetenze che solo un normale concorso potrebbe accertare.
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