di Corrado Zunino la Repubblica, 7.5.2015
Il giorno dopo lo scioperone della scuola — adesioni altissime, il 65% dei docenti — Matteo Renzi ha convocato il Pd (non il governo) e aperto un nuovo giro di consultazioni rapide affidandole al presidente del partito Orfini, al suo vice Guerini e alla responsabile scuola Puglisi. Subito, ieri, incontro con gli studenti, oggi con i sindacati. Prima i Cobas e poi i confederali, quindi le associazioni dei genitori e degli insegnanti. Il premier si dice disponibile a modifiche ma chiede di fare in fretta: entro lunedì la commissione Cultura della Camera deve votare tutti gli emendamenti, entro martedì 19 deve chiudere la Camera (e poi ci sono un Senato in bilico e di nuovo la Camera). «Dobbiamo ascoltare chi protesta ed essere disponibili a integrare la riforma », ha detto ai suoi. Francesca Puglisi ora aggiunge: «Sono girate tante sciocchezze». Il ministro Stefania Giannini ha partecipato al summit al Nazareno, ma non conduce più lei la questione: Sel si appresta a una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Domenico Pantaleo, segretario della Cgil scuola, dice: «O le modifiche saranno radicali o andremo avanti nella lotta». E il primo incontro non ha cambiato il quadro, visto che la Rete degli studenti medi lo ha definito «del tutto insoddisfacente». Lo spazio di manovra è stretto. Il governo — accusato per sei mesi di un falso ascolto — vuole provare a placare il conflitto, ma vuole anche stanare il sindacato: è convinto che confederali e Cobas abbiano ben raccolto un cattivo umore esistente nella classe insegnante, ma che non portino controproposte valide interessati come sono a discutere soprattutto di contratto (fermo da sette anni) e dei 200 milioni che i presidi distribuiranno agli insegnanti considerati migliori. Su questi punti — economici — fonti di governo fanno sapere che non ci saranno novità. Le assunzioni resteranno 101.701 per il primo settembre e 60mila con il concorso 2016. L’unica variabile potrà essere quella dei 6mila idonei del concorso 2012.
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