di Eugenio Bruno, Il Sole 24 Ore, 28.11.2020.
Restano chiuse in tutta Italia le scuole superiori. Le regioni hanno suggerito al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura.
Il cambio di «colore» per Lombardia, Piemonte, Calabria che dal 29 novembre passano in zona arancione ha ripercussioni anche sul fronte della scuola. L’ultimo Dpcm prevede infatti che la didattica sia in presenza per le scuole dell’infanzia, elementari e medie nelle zone gialle e arancioni mentre nelle zone rosse le scuole restano aperte solo per i bambini della scuola dell’infanzia, delle elementari e fino alla prima media compresa, tutti gli altri studiano a casa con la didattica a distanza.
Ma i governatori si muovono in ordine sparso (in questo articolo facciamo il punto, regione per regione). «Da lunedì la scuola media verrà svolta in presenza» ha annunciato il presidente della Lombardia Attilio Fontana. Di diverso avviso il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che ha annunciato: «Ho riunito tutti gli epidemiologi e abbiamo deciso che per la seconda e terza media continuerà la didattica a distanza». Ma non mancano le critiche.
In Piemonte è protesta no-dad
In Piemonte, oltre alle accuse dell’opposizione di centrosinistra e dei 5 Stelle (anche se non tutti), la battaglia vede sempre più sulle barricate Anita, la dodicenne della scuola media Calvino che con la compagna Lisa è diventata il simbolo della protesta degli studenti per il ritorno a scuola e che accusa Cirio di essere «venuto in piazza dicendo che ci sosteneva e che avrebbe voluto che i suoi figli fossero lì con noi a protestare. E adesso cosa fa? Non apre le scuole.
Che delusione…». A giudicare quella di Cirio «una scelta non comprensibile» è anche la dirigente scolastica della scuola di Anita, e consigliera comunale Pd, Lorenza Patriarca, secondo cui le medie sono “scuole di prossimità e quindi raggiungibili a piedi, senza pesare sui mezzi pubblici”.
Secondo i calcoli di Tuttoscuola in Calabria e in Lombardia da lunedì ritorneranno a seguire le lezioni in presenza circa 719mila alunni, per la maggior parte di seconda e terza media. Rimangono però con didattica a distanza 3,31 milioni di alunni.
Malgrado il pressing della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per un ritorno in aula a dicembre, le regioni hanno unanimemente ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura, ipotesi ritenuta più probabile secondo le indiscrezioni raccolta dall’Ansa.
Consegnati oltre 2 milioni di banchi
Nelle scuole, intanto, sono stati consegnati 2.369.672 banchi e sedute innovative per garantire la sicurezza di studenti, insegnanti e personale non docente, fa sapere il commissario straordinario per l’emergenza covid-19, Domenico Arcuri, spiegando che «in poco più di due mesi, su richiesta del Ministero dell’Istruzione e sulla base dei fabbisogni espressi dai dirigenti scolastici, è stata portata a termine un’operazione senza precedenti».
Scuole aperte domenica? Tutti contro De Micheli
E ha ricevuto critiche aspre la proposta della ministra dei Trasporti Paola De Micheli di fare lezione a scuola anche il sabato e la domenica per evitare il sovraffollamento dei mezzi di trasporto, con annesso aumento del rischio contagio. A prendere le distanze sono stati non solo i sindacati e le opposizioni ma persino i membri del governo: il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha bollato come «del tutto inopportuno» pensare di tenere aperti gli istituti nel weekend. I presidi, con il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, hanno giudicato «irrealistico pensare di allungare la settimana scolastica anche alla domenica», mentre «il sabato, per moltissimi istituti – hanno fatto notare – è già giornata di lezione».
«Se qualcuno vuole fare delle proposte ci convochi, ne discutiamo al tavolo contrattuale, si individuino le risorse economiche e umane che mancano a tutt’oggi anche per le supplenze e i modelli organizzativi. Diversamente risulta l’ennesima provocazione che ha come unico effetto quello di demotivare chi l’attività didattica la sta svolgendo comunque e a qualunque costo per il bene dei ragazzi. E’ una provocazione per continuare a rimandare sulla scuola responsabilità che purtroppo non sono della scuola che lavora», è sbottata la segretaria della Cisl scuola, Maddalena Gissi.
E un sondaggio de La Tecnica della Scuola evidenzia che il 90% degli addetti ai lavori della scuola, genitori e studenti compresi, è contrario all’ipotesi di ritorno alle lezioni in presenza prima di Natale. In maggioranza sono docenti: quasi 10 mila degli 11 mila lettori che hanno detto no all’addio alla DaD e al ritorno sui banchi tra pochi giorni.
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Scuola superiori verso il rientro il 7 gennaio. In Lombardia le medie tornano in presenza ultima modifica: 2020-11-29T07:14:17+01:00 da