Troppi “ponti” durante l’anno scolastico e le regioni corrono ai ripari. In diverse realtà i governi regionali hanno deliberato in maniera da evitare sorprese ai genitori in termini di ponti e vacanze addizionali a quelle canoniche. Perché le famiglie si lamentano e quando l’interruzione non è accompagnata da una vacanza ufficiale molte mamme e papà non sanno a chi lasciare i figli. Tra poco più di due settimane la maggior parte degli alunni sarà seduta sui banchi per l’avvio dell’anno scolastico: i primi a sentire il suono della campanella saranno, il 5 settembre, bambini e ragazzi della provincia autonoma di Bolzano, seguiti dagli alunni di Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte che entreranno in classe il 10 settembre. Il grosso – Campania, Lombardia, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e provincia autonoma di Trento – vedranno aprirsi i portoni mercoledì 12 settembre.

Ma da qualche anno a questa parte a preoccupare i genitori sono le interruzioni calendarizzate dagli stessi istituti che si sommano alle vacanze segnate in rosso sul calendario: tutte le domeniche, 1 novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre, pasqua e lunedì dell’angelo, 25 aprile e primo maggio. Nel 2019, il 2 giugno cadrà di domenica. I Consigli d’istituto possono deliberare altre interruzioni dell’attività didattica stando attenti a non scendere sotto i 200 giorni di scuola, il minimo per rendere valido l’anno scolastico, e rispettando le delibere regionali che hanno in carico il calendario scolastico. Ed è proprio sfruttando questa prerogativa che parecchie regioni hanno limitato la possibilità da parte dei singoli istituti di organizzare ponti non previsti dal calendario nazionale o da quello regionale.

In Lombardia, con 208 giorni disponibili, le scuole possono gestire soltanto tre giorni a proprio piacimento e soltanto dopo avere concordato con gli enti locali l’eventuale pausa in più. Perché è stata lo stesso governo regionale ad avere organizzato i ponti per tutte le scuole: quello di Ognissanti, dall’1 al 3 novembre, quello di Carnevale, l’8 e il 9 marzo e il lunghissimo ponte pasquale che inizia il 18 aprile e termina il 25 aprile con la festa della Liberazione. In Emilia-Romagna e in Toscana, con 207 e 208 giorni di lezione disponibili se la festa del santo patrono del comune ricade al di fuori del periodo scolastico, le giunte regionali raccomandano alle scuole di svolgere non meno di 205 giorni di attività didattiche. In sostanza, i giorni in più rispetto ai 200 non possono essere utilizzati per “ponti”. In Sardegna, con 205 giorni, le scuole potranno gestirne soltanto due.

E in Umbria il concetto è messo nero su bianco: i 7 giorni in più rispetto ai 200 “non possono essere utilizzati per ponti”. Sono in tutto 7 le regioni che hanno posto limiti ai “ponti” gestiti dai consigli d’istituto. In Friuli-Venezia Giulia, che nel 2018/2019 avrà l’anno scolastico più lungo del Paese (212 giorni che si ridurranno di uno se la festa del santo patrono cade durante le lezioni) i 12 giorni in più potranno essere utilizzati soltanto per anticipare la chiusura delle lezioni prevista per il 12 giugno. Niente ponti, insomma. Anche in Friuli, la regione ha già pensato a tutto: ponte di Ognissanti, tre giorni di interruzione delle lezioni per Carnevale e ponte di Pasqua-25 aprile. Mentre tutti i giorni che verranno meno per cause di forza maggiore (eventi atmosferici eccezionali, elezioni non preventivabili ed altro) non saranno conteggiati e l’anno scolastico varrà ugualmente anche con meno di 200 giorni.

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