Insegnanti

Scuola vuol dire fiducia

di Stefano Battilana, InfoDocenti.it, 22.2.2021.

Il titolo non è casuale, come vedremo, e richiama, con un sorriso di attenzione ma senza alcuna ironia, l’intramontabile motto pubblicitario che accosta una cosa ottima a una cosa buona, in modo che quest’ultima si identifichi nella prima. Oggi, infausto anniversario, recensiamo “La scuola della nostra fiducia”, l’ultima fatica organizzativa e saggistica del Direttore dell’Ufficio Scolastico dell’Emilia-Romagna, Ing. Stefano Versari, edita per i tipi della Tecnodid, con un’immagine in copertina piuttosto simbolica: una cucitrice, che fa abiti su misura per ognuno, simboleggiando così il vero scopo dell’educazione, secondo la definizione che ne diede Niccolò Tommaseo.

Si tratta di una raccolta di 20 saggi, editi a partire dall’estate 2020, sui temi del Covid-19, a supporto dei lavori della Commissione Bianchi, che fin dalla primavera scorsa aveva lavorato sui temi della ripartenza della scuola post DAD: sono materiali concernenti vari aspetti e riflessioni, dal tema del distanziamento alla Outdoor Education, dall’integrazione delle disabilità fino all’istruzione per gli adulti, tutti di grande interesse scientifico e sociologico, con spunti organizzativi e parametri tuttora validi per chi voglia gestire la persistente pandemia con la scuola in presenza. Questi contributi sono giunti al mondo della scuola in tempi reali, a mano a mano che venivano prodotti, come voci di una tenace programmazione scientifica e didattica, che si è parzialmente infranta sullo scoglio della seconda ondata, incurante dei banchi a rotelle, del distanziamento delle rime buccali e del, non realizzato, scaglionamento dei trasporti scolastici. Il 23 febbraio è il primo anniversario del Covid, come ci ricorda nell’introduzione il Direttore Versari: esattamente un anno fa entravamo ufficialmente in questa tragica vicenda, con la sospensione di tutte le attività didattiche, di tutti gli eventi e manifestazioni e dei viaggi d’istruzione. Dopo pochi giorni, esattamente l’11 marzo 2020, l’OMS dichiarò la Pandemia.

L’impatto del contagio sulla scuola, basata, salvo rare eccezioni, sulla presenza alle lezioni, fu devastante ma prolifico al tempo stesso: nacquero tante iniziative, quasi mai eterodirette, di sostegno e supporto alla didattica a distanza, quasi un ossimoro, si sarebbe detto prima di allora, a testimonianza della natura viva dell’istituzione e della sua capacità di reagire in modo quasi metabolico. Ecco la parte più interessante dell’introduzione, quella che spiega il titolo del volume: è stata la fiducia a salvare la scuola. E questo succederà ancora: per descrivere la reazione positiva seppur scomposta della scuola durante il lockdown, Versari usa il famoso esempio dell’economista Weick della partita di calcio, giocata senza regole e confini, dove tutti possono dire di aver fatto gol anche se poi non è vero, per descrivere la scuola come una struttura aperta, molecolare, “morbida” e non gerarchica. Lo tsunami della pandemia, che si è abbattuto anche sulla scuola, ha creato enormi danni, ma diversamente distribuiti, su una rete che potremmo definire “biologica”, in cui i “legami deboli” hanno consentito risposte flessibili e più efficaci. Questa ridotta gerarchizzazione, che è testimoniata anche dal livello di impatto non prescrittivo di tutti i materiali presentati nel libro, ha consentito alla scuola, diversamente da altre amministrazioni più rigide e centralizzate, di mantenere la fiducia degli stakeholder, pagando però grandemente in termini di stress del personale docente, definito “diffuso affaticamento emozionale” ed è chiaro che chi ha fatto la DAD l’ha fatta da sé, quasi lavorando il triplo …

Siamo alle conclusioni: si tratta di “ricominciare il viaggio”, secondo le parole di Jose Saramago, riportate nell’introduzione: “Il viaggio (della scuola) non finisce mai”, potremmo dire secondo le parole del poeta, perché neppure la pandemia ha fermato la fiducia che la spinge in avanti.

Scuola vuol dire fiducia ultima modifica: 2021-02-22T12:23:59+01:00 da
Gilda Venezia

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