di Vincenzo Pascuzzi, Qui non si banna! / Te deum / Scuole private paritarie / Vaticanerie, 7.9.2020.
Le scuole private paritarie cattoliche, dopo i 300 mln ottenuti un mese fa, rinnovano ora la richiesta del costo standard (6 miliardi circa)
Veli e segreti
«Sono caduti i veli dei segreti e adesso tutti sanno che un bambino costa allo Stato 8.500 euro l’anno, mentre con 5.500 euro i genitori potrebbero scegliere fra una scuola pubblica statale o paritaria»: così possiamo leggere nel recente articolo di Giuseppe Adernò “Mascherine e sussidi anche alle scuole paritarie”.
Non si capisce a quali veti e segreti si riferisca il bravo preside catanese, ma questo è un aspetto marginale e secondario. La questione da verificare e approfondire è costituita dalle due cifre indicate: 8.500 euro/anno per la scuola statale e 5.500 euro/anno per la scuola privata paritaria (sottolineo “privata paritaria” e NON “pubblica paritaria”, come per errore o astuzia continua a comparire in molti scritti delle scuole private, divenute sì paritarie con la legge n, 62/2000).
Il costo annuo delle scuole statali
È vero che la cifra di 8.500 euro/anno compare anche in alcuni altri articoli, però senza mai indicare la fonte o il link di provenienza: gli autori (in particolare Anna Monia Alfieri) forse la citano a memoria dando per scontato che essa sia giusta e valida.
Ma non è così, tanto è vero che a volte appaiono anche cifre diverse anch’esse orfanelle, cioè prive di paternità comprovata, che variano dai 6.000/7.000 fino ai 10.000 euro/anno, sia pure per evidente errore (v. “Scuole paritarie, il grosso granchio dei 10.000 euro per anno”).
Eppure è lo stesso Ministero a pubblicare annualmente il CMS (costo medio per studente); gli ultimi dati sono contenuti nella fonte ufficiale ministeriale costituita dalla Circolare n. 6457 del 27 aprile 2020 e risultano essere:
CMS Infanzia: € 5.278,41
CMS Primaria: € 5.704,47
CMS Secondaria inferiore: € 6.348,15
CMS Secondaria superiore: € 6.693,99
Tutti valori inferiori – dal 20 a 30% – agli 8.500 euro, per cui non si può escludere che questa cifra maggiore serva a rimarcare – falsamente – l’economicità delle scuole private paritarie! (A pensar male si fa peccato ….).
Il costo annuo delle scuole private paritarie
Per le scuole private, Giuseppe Adernò e anche altri autori accreditano la cifra di 5.500 euro; ma anche la fonte, la provenienza di questa cifra non sono mai indicate, deve essere un valore stimato, presunto, grossolano, perciò non verificabile.
In particolare in rete si trova, indicato dalla brava suora pasionaria, quanto segue: “una quota capitaria pari al costo standard di sostenibilità per allievo (da modulare per corso, e che va da 3.500 euro per la scuola dell’infanzia a 5.800 euro per la scuola secondaria di 2° grado, con una media di 5.500 euro)”; ora 5.500 NON è la media aritmetica fra 3.500 e 5.800 (che è invece 4.650). né è la media ponderata fra i 330mila iscritti all’infanzia paritaria cattolica e i 46mila iscritti alla secondaria 2° grado paritaria cattolica (questa media è inferiore e pari a circa 3.800 euro).
Ancora, per la secondaria 2° grado risultano in rete rette di 5.000 euro e anche meno (4.145 euro al Liceo Gesù Nazareno Salesiani di Roma). Probabilmente le rette non includono gli extra e le attività opzionali, sono tenute basse per le politiche adottate dalle scuole cattoliche (dumping, sottocosto), forse le diocesi o le parrocchie si accollano alcune spese; inoltre le scuole paritarie ricorrono a circa il 9% di lavoro volontario non retribuito, come consente loro la legge n. 62/2000, in deroga (illegittima?) all’art. 36, Cost., e il CCNL applicato al personale è più sfavorevole (v. l’annuale fuga di maestre e professori verso la scuola pubblica).
Decreto Rilancio e costo standard
La pandemia covid ha reso necessari contributi statali anche per le scuole paritarie giustamente motivati da spese contingenti e impreviste, dall’interruzione parziale dei pagamenti delle rette, dal possibile calo di iscritti e conseguenti rischi di chiusure di scuole; Cei, Cism e Uspi ad aprile lanciarono l’allarme per la possibile chiusura del 30% delle scuole paritarie (v. Scuole paritarie: Cism e Usmi, “il 30% destinato alla chiusura senza un intervento serio dello Stato”) – cioè ben 4.000 scuole sul totale di 12.000! – e, con questa previsione catastrofica diffusa, amplificata, anzi gridata sui social, il risultato è stato che i fondi per le paritarie sono stati raddoppiati ben due volte (cioè quadruplicati) durante l’iter del Decreto Rilancio: prima da 75 a 150 mln a maggio, poi da 150 a 300 mln a luglio; mentre la scuola statale – senza rette non onorate, ma dieci volte più numerosa come iscritti – ha avuto 1,3 mld (v. “Decreto Rilancio: stanziati oltre 1,6 miliardi per il ritorno in classe”).
In questi giorni, ad a.s. già iniziato, si sta verificando il bluff della 4.000 scuole a rischio chiusura; ne risultano infatti chiuse o a rischio solo 96, pari allo 0.08% delle 12.000 totali e a meno dello 0,03% delle 4.000 (v. Noisiamoinvisibili.it)! Perciò qualcuno dovrebbe ammettere l’errore commesso e scusarsi, invece questo qualcuno si sta forse compiacendo del risultato ottenuto (i 300 mln) e già pensa di ripetere il giochetto (v. “Paritarie: è strage. Quest’anno 4.000 chiuderanno”).
In proposito, qualche considerazione può essere utile. Se la pandemia non ha affatto ridotto le iscrizioni alle paritarie, ciò può essere dovuto al fatto che i contributi statali sono stati sufficienti, o che le famiglie che le scelgono risultano in condizione economica adeguata (abbienti o quasi ricchi), oppure al fatto che sono comunque costrette a scegliere le paritarie per reale mancanza di alternative.
Ancora da notare che sia l’articolo di Adernò, sia quello che rinnovella e ripropone la strage e anche altri recenti sui social considerano i 300 mln, concessi o conquistati per situazione contingente, come trailer alla annosa e strategica pretesa o richiesta del “costo standard per allievo”, qualcosa come 6 miliardi/anno, in palese deroga e violazione dell’art. 33, Cost.
Propongono non solo locali ma anche “offerta formativa”
La richiesta del costo standard è ben congegnata e tempestiva; il collante, il ponte tra soluzione contingente e quella strategica dovrebbe essere costituito dai “patti educativi”.
Infatti possiamo leggere nei documenti delle stesse paritarie:
1) “Patti educativi di comunità tra scuole statali e paritarie, dove alle famiglie sia assicurata la possibilità di scegliere la scuola paritaria ritenuta più sicura per il figlio, senza dover pagare rette aggiuntive, attraverso una quota capitaria, che abbia come tetto massimo il costo medio studente o il costo standard di sostenibilità per allievo” (v. Patti educativi territoriali: un appello perché vengano sottoscritti al più presto).
2) “i patti educativi, stipulati tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie sono propedeutici ad un sistema scolastico integrato, equo, pluralista, di qualità” (v. Cosa succede se la scuola non riparte).
3) “ …. patti educativi con le scuole paritarie disponibili a mettere a disposizione spazi e offerta formativa” (v. Scuole paritarie: Cism e Usmi, “disponibili ad agire in cordata per la ripartenza” attraverso “patti educativi” con le statali).
In questo modo la Costituzione vigente – in particolare l’art. 33 – verrebbe letta, interpretata e applicata semplicemente capovolta.
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Scuole private paritarie: ma quanto (ci) costano? La Costituzione capovolta
ultima modifica: 2020-09-06T18:48:31+02:00
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