di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 6.4.2019

– Sulla questione Sartori: alcune chiarificazioni –

Alcune colleghe ed alcuni colleghi mi hanno fatto notare che, in merito all’articolo sul caso Sartori pubblicato dal Corriere del Veneto in data 19 aprile 2019, sono state riportate alcune dichiarazioni a mio nome che possono indurre a interpretare la mia posizione come benevolmente giustificatoria a favore delle opinioni espresse da Sartori. Nulla di più falso. Chi conosce la mia storia e la mia militanza politica e sindacale sa che tali illazioni sono completamente fuori della realtà.

– La giornalista che mi ha contattato telefonicamente ha cercato sin dall’inizio di impormi dichiarazioni che avrebbero avuto come esito scontato la richiesta di licenziamento in tronco del collega. Ho subito dichiarato che i post incriminati su facebook, peraltro riportati a voce dalla giornalista e non ancora verificati da me, erano da considerarsi inaccettabili e che la magistratura avrebbe dovuto intervenire per procedere alle opportune incriminazioni. Ma queste ultime considerazioni non sono state pubblicate.

– Ho invece fatto presente che la rimozione, sospensione o licenziamento, di Sartori richiesta da una lettera anonima di anonimi “genitori” doveva essere oggetto, in mancanza di un procedimento penale o di una sentenza contro lo stesso, di specifiche procedure sanzionatorie da parte del Miur previste dalla legge (D.lgs 164/01 e D.lgs. 150/09), e che le accuse avrebbero dovuto essere firmate proprio per la loro gravità.

La giornalista ha rimarcato che in altri casi l’amministrazione si è limitata solo a trasferimenti d’ufficio o a ricollocamenti ad altre mansioni e che ci fosse troppo lassismo contro i docenti. Ho ribadito che, per quanto potessi sapere, Sartori non aveva mai avuto contestazioni legate alla propria attività didattica e che nel passato era stato assolto dalla magistratura per analoghe opinioni espresse via social.

Nella lunga telefonata con la giornalista, che evidentemente era in cerca di qualche scoop, ho cercato di mettere in rilievo quanto sia difficile stabilire il limite tra libertà personale di espressione e il ruolo pubblico.

Si tratta di temi dibattuti da tempo da costituzionalisti, politici e filosofi senza che si sia ancora giunti ad una presa di posizione chiara e definitiva. E’ sempre complicato stabilire il confine tra la libertà di opinione e di pensiero, costituzionalmente protetta, con il comportamento che i pubblici ufficiali e i dipendenti statali dovrebbero tenere anche nell’ambito della vita privata, soprattutto quando sono chiamati a funzioni educative. Sono note le situazioni che hanno visto sanzionati direttamente o indirettamente docenti perché “antagonisti”, fumatori di spinelli, ecc. Resta il fatto che alcune affermazioni e comportamenti restano, se comprovati, gravi.

In questo contesto ho espresso alla giornalista la preoccupazione mia e di tanti insegnanti per gli atteggiamenti, le opinioni e i comportamenti che anche i nostri studenti hanno nei confronti di ideologie antidemocratiche, parafascite, sessiste e autoritarie che la scuola spesso non riesce ad arginare.

La dirigente scolastica dell’Istituto “Barbarigo” ha correttamente demandato i fatti contestati dall’esposto anonimo all’USR che procederà al loro accertamento e alle valutazioni del caso.

Non ho ribattuto all’articolo del giornale perché non l’ho letto subito e perché la giornalista ha cercato in altra occasione di forzarmi a dichiarazioni facilmente strumentabilizzabili. Quello che mi dispiace è che la stessa mi abbia definito “segretario della Gilda”, cosa non vera e che la Gilda di Venezia, nella quale mi onoro di lavorare, possa avere avuto problemi per dichiarazioni giornalistiche fuorvianti.

 

Fabrizio Reberschegg,

Gilda degli insegnanti della provincia di Venezia

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Senza alcun equivoco ultima modifica: 2019-05-06T08:37:33+02:00 da
Gilda Venezia

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