di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera 14.5.2016
– Una circolare inviata ai genitori di un istituto professionale di un paesino calabrese rischia di far infuocare di nuovo la polemica sui test di valutazione. Il dirigente scolastico minaccia la sospensione per chi si assenta, poi rettifica
Il tam tam dei Partigiani della scuola
Mentre il dirigente scolastico, Antonio Caligiuri, si rendeva conto di aver firmato velocemente una circolare «inopportuna», e due giorni dopo la correggeva, facendo leggere in classe un testo più «morbido» nei toni e nei contenuti, i Partigiani della scuola pubblica si erano già scatenati. L’associazione, che si autodefinisce «in prima linea contro la legge della `Buona scuola´», aveva infatti intercettato il testo recapitato ai genitori e lo aveva immediatamente pubblicato online. «È un esempio del «terribile risultato di ridondanza» contenuto nella Buona scuola, hanno tuonato i Partigiani, solidarizzando «fortemente con Studenti e Genitori iniquamente minacciati, diffidano il direttore scolastico dal dare seguito alle intimate punizioni, al fine di evitare `scomode´ azioni giudiziarie».
Ma in realtà non c’è alcun tribunale da scomodare. Il preside, quando si è reso conto di aver firmato una circolare «inopportuna», come ammette lui stesso, ha subito ritrattato, e due giorni dopo ha fatto leggere in classe una missiva decisamente più soft. «Si comunica che, in caso di assenza di massa o di rifiuto di compilazione delle prove, agli alunni verranno applicate le sanzioni, già deliberate dali organi collegiali, per le assenze ingiustificate di massa/rifiuto di collaborare al dialogo educativo con effetti sulla valutazione del comportamento, nonché la sospensione dei sostegni e degli aiuti per la riuscita nelle stesse prove finali». Come mai, questo cambio di rotta? «Ma sa, io firmo tante cose tutti i giorni, non mi ero reso conto che potesse suonare inopportuna- si giustifica oggi il preside- Quando me lo hanno fatto notare, ho cambiato». Però la seconda lettera non è stata mandata ai genitori, come la prima: «Lo so, ma l’ho fatto per risparmiare sulla carta: guardi, qui io cerco di risparmiare su tutto, anche se sono di origini calabresi ho vissuto tanti anni al Nord e ci tengo che anche qui i ragazzi abbiano le stesse opportunità per crescere e migliorare».
«Non si può giudicare da questa cosa»
Quindi, Invalsi obbligatori? «No- minimizza Caligiuri- ma gli Invalsi ci permettono di capire a che punto siamo e come migliorare. Quando sono arrivato qui i docenti mi dicevano che i ragazzi erano straordinari, e invece poi mi sono reso conto che erano 25 punti sotto la media. Ho comprato un software di 1800 euro per studiare i percorsi di miglioramento e i punti dolenti, ho predisposto un pullmino che permette ai ragazzi di partecipare ai percorsi di scuola-lavoro nelle città, ho aperto la scuola agli studenti due pomeriggi alla settimana perché possano avere un punto d’incontro, soprattutto quelli che vengono dai piccoli paesini dei dintorni dove non c’è niente. Ho organizzato laboratori, fiere, eventi per far confrontare i nostri ragazzi con quelli delle città più grandi. Non si può giudicare un preside frettolosamente per una circolare- conclude Caligiuri- Bisognerebbe capire perché si arriva a compiere certi gesti: siamo in un’area interna, giudicati tra le più complesse situazioni calabresi, quando sono arrivato qui due anni fa 65 ragazzi su 400 erano dispersi, l’anno scorso erano 36, quest’anno 4, ma ho mandato i carabinieri e il sindaco a casa per farli recuperare. Cosa posso fare di più?».