– La denuncia dell’Unione degli Studenti: «Si tratta dell’ennesimo caso in cui i percorsi di alternanza non solo non sono formativi, ma diventano manodopera per le aziende, senza diritti e senza sicurezza»
Era la mattina del 6 febbraio quando un diciassettenne di Genola, nel Cuneese, è rimasto gravemente ferito in un’azienda locale di trattori e macchine agricole, dove era impegnato come stagista nell’ambito delle iniziative previste dall’Alternanza Scuola-Lavoro.
Il giovane, studente della scuola di formazione professionale Afp di Verzuolo, è rimasto schiacciato da un cancello che si trova sul retro dello stabilimento. Sulle cause del cedimento indagano ora lo Spresal (il servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) e i carabinieri di Savigliano, al lavoro per chiarire con precisione la dinamica dei fatti.
Il ragazzo è stato immediatamente ricoverato all’Ospedale Molinette di Torino. Le sue condizioni, apparse gravi in un primo momento, sarebbero ora in lento miglioramento. L’incidente però pone nuovi interrogativi sul funzionamento della misura di inserimento al lavoro, che dovrebbe essere mirata alla formazione (il tutor è previsto nel regolamento) e non dovrebbe mettere a rischio la sicurezza degli studenti.
Non solo le collaborazioni avviate con le aziende sono spesso non allineate al percorso di studio degli studenti, ma, oltretutto, sembrano aumentare sempre di più le testimonianze-denuncia per cui gli “stagisti” verrebbero impiegati a costo zero e senza le dovute tutele.
La denuncia dell’Unione degli Studenti
A fare un lavoro di indagine in merito è stata l’associazione studentesca Unione degli Studenti, che ha raccolto diversi casi in un report dal titolo “Diritti non piègati“.
«Svolgiamo percorsi non coerenti con il nostro percorso di studi, addirittura che mettono in pericolo la nostra stessa vita», ha scritto su Facebook l’associazione, commentando quanto accaduto allo studente di Genola.
«Quello che è accaduto non può essere considerato solo un incidente», ha affermato la coordinatrice nazionale Uds Giulia Biazzo. «Si tratta dell’ennesimo caso – sostiene – in cui i percorsi di alternanza non solo non sono formativi, ma diventano manodopera per le aziende, senza diritti e senza sicurezza».
All’inizio dell’anno scolastico, con la riforma dell’alternanza, i programmi sono diventati Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto). «Ma, oltre a cambiare il nome – denuncia ancora Biazzo – questa non ha portato alcun tipo di miglioramento ed è rimasta del tutto sorda alle richieste delle mobilitazioni studentesche da dopo la Buona Scuola».
«Vogliamo che lo studente di Genola – conclude la coordinatrice – sia l’ultima vittima di riforme e scelte politiche irresponsabili. La ministra Azzolina dovrà assumersi la responsabilità politica di incontrarci e aprire una fase di riscrittura totale dell’alternanza scuola-lavoro».
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