di Andrea Maggi, La Tecnica della scuola, 9.10.2025.
TALIS 2024, in Europa un insegnante su cinque desidera lasciare la posizione.
Fragilità educative a confronto.
I dati recenti del sondaggio TALIS, che raccoglie, verifica e confronta le opinioni del corpo docenti in tutta Europa, preoccupano irrimediabilmente le istituzioni e i Ministeri, già alle prese in molte realtà con un calo allarmante dei potenziali docenti e dell’organico effettivo. A pagarne le spese è la comunità locale e quella scolastica, con cattedre lasciate scoperte o vuote per mesi, compromettendo in tal maniera non solo la preparazione degli studenti e delle giovani generazioni, ma anche e soprattutto il diritto allo studio, globalmente riconosciuto e contemplato, accessibile attraverso una scuola libera per tutti.
Gli elementi critici selezionati dal TALIS 2024 concernono non solo la retribuzione, sempre bassa se paragonata con altre equivalenti professioni intellettuali e scientifiche, ma anche la sicurezza in classe, l’eccessiva mobilità per la quale chi risiede in un luogo non sia costretto a spostarsi lontano al fine di soddisfare le proprie necessità per una retribuzione che non costituisce un elemento attrattivo nel lungo periodo, specie nelle grandi metropoli. La professione del docente, difatti, diviene sempre meno interessante e più una missione scarsamente retribuita per i suoi aspiranti, costretti a collezionare crediti formativi ed anni di praticantato con il fine di ottenere un ruolo solido.
I dati
Il nuovo rapporto TALIS 2024 (Teaching and Learning International Survey), condotto dall’OCSE su oltre 45 Paesi, getta una luce preoccupante sul futuro dell’insegnamento a livello globale. Tra i dati più significativi emerge che quasi un insegnante su cinque sotto i 30 anni prevede di lasciare la professione entro i prossimi cinque anni, citando come motivazioni principali retribuzioni inadeguate, stress crescente, carichi burocratici e mancanza di riconoscimento sociale.
In Regno Unito, il 22% dei giovani docenti ha dichiarato di sentirsi “esaurito” già entro il secondo anno di servizio; in Italia, la percentuale di insoddisfazione tocca il 19%, con una preoccupante disaffezione anche tra i supplenti, che rappresentano oltre un terzo del corpo docente nazionale. In Francia e Germania le cifre sono analoghe, mentre nei Paesi nordici — dove stipendi, mentoring e formazione continua sono più strutturati — l’intenzione di abbandono scende al di sotto del 10%, a sostegno che il modello scandinavo è in grado di valorizzare il ruolo del docente anche come riferimento sociale.
Fragilità educative a confronto
Il sondaggio TALIS, che rappresenta la voce diretta di oltre 260.000 insegnanti e dirigenti scolastici, fotografa una crisi di vocazione che non riguarda solo le condizioni economiche, ma soprattutto il valore percepito della professione docente. “Gli insegnanti si sentono sempre più soli e oberati da compiti amministrativi e burocratici che sottraggono tempo alla didattica”, si legge nel commento del segretario generale dell’Education International, David Edwards, che invita i governi a “ricostruire la fiducia nel mestiere più importante per il futuro delle nostre società”.
L’Italia non fa eccezione: gli stipendi medi restano inferiori del 20-25% rispetto alla media OCSE, mentre l’età media dei docenti supera i 51 anni, segno di un sistema che fatica a rinnovarsi e ad attrarre giovani talenti. In un contesto in cui la carenza di insegnanti è ormai strutturale, il rapporto TALIS invita a una riflessione profonda non solo il mondo della scuola, ma anche la politica e la stessa opinione pubblica: investire nel benessere, nella formazione e nel riconoscimento del ruolo docente non è solo una questione di giustizia professionale, ma una necessità per garantire la tenuta stessa dell’istruzione pubblica dinanzi alle nuove sfide del presente e del futuro.
TALIS 2024, in Europa un insegnante su cinque desidera lasciare la posizione ultima modifica: 2025-10-10T05:30:51+02:00 da
