Sicurezza

“Tutti a scuola in presenza”, cosa c’è dietro?

dal blog di Gianfranco Scialpi, 22.11.2020.

“Tutti a scuola in presenza”, ormai quasi tutti concordano sulla necessità di mantenere gli istituti aperti. La scuola è tornata centrale?  Apparentemente sembra che tutti se ne siano accorti. Il motivo, però è diverso da quello istituzionale.

“Tutti a scuola in presenza”, quasi tutti lo affermano

“Tutti a scuola in presenza”. La dichiarazione di mantenere gli istituti aperti, anche in caso di un peggioramento del quadro sanitario (cosa che sta avvenendo), è fatta propria da moltissimi esponenti politici, giornalisti, intellettuali e esperti sanitari. In cima alla lista, ovviamente troviamo la Ministra Lucia Azzolina, seguono poi Il Presidente del Consiglio G. Conte, Zingaretti, Renzi, Salvini. Chiudono l’elenco esperti sanitari come A. Viola, Brusaferro e Locatelli (Cts) e il Comitato “Priorità alla Scuola”.
Ovviamente esiste una buona parte di persone che la pensano diversamente. Le ritroviamo soprattutto tra gli insegnanti che, entrando ogni giorno in aula, conoscono molto bene la situazione. Molti di questi sono over 55 e quindi  sono preoccupati giustamente per la loro salute, protetti solo dalla mascherina altruista o chirurgica (dotazione del Ministero della salute).

Le ragioni formative di chi vuole tutti in classe

Ovviamente le ragioni avanzate da chi vuole tenere le scuole aperte sono riconducibili alla formazione e alla socializzazione. Entrambi gli aspetti rappresentano il fondamento e il coronamento della scuola pubblica e laica. Sono tutti ricondubili alla Costituzione, specificatamente agli articoli 2, 3 e 34.
Chi potrebbe non essere d’accordo, quando si mette al centro della riflessione la formazione e  quindi la necessità di non abbandonare una generazione di bambini e ragazzi, senza dotarli di strumenti culturali organizzati? Come si legge nella Costituzione solo questa cassetta degli attrezzi permette ai ragazzi di divenire cittadini e quindi essere soggetti attivi nel contesto sociale. Ovviamente tutto questo si realizza in un contesto cooperativo, che permette alle conoscenze di costruirsi, attraverso l’interazione e il confronto con i compagni e con una prossimità che oggi si chiama Web.
Quindi è sicuramente da apprezzare questa nuova valorizzazione della scuola.

Purtroppo altri sono i motivi di questa nuova centralità

Come sempre però occorre andare oltre le parole e le singole vicende per comprendere qual è il movimento sotterraneo che porta molti a volere le scuole aperte.
Partiamo dalla seguente domanda: a cosa pensavano queste persone, quando la scuola veniva devastata e depotenziata negli aspetti formativi, dalla Riforma Gelmini (classi pollaio, prelievo forzoso di otto miliardi…) e da tutte le politiche dei governi di centrosinistra (Riforma Renzi-Giannini, classi superpollaio prodotte dai diversi accorpamenti…) venuti dopo? La risposta è semplice: sostenevano tutte le politiche che consideravano la scuola un bancomat, uno spreco…
Questa nuova attenzione, inoltre verso la scuola stona con gli atteggiamenti diffusi che hanno portato Fioramonti a dimettersi (28 dicembre 2019) perché non riusciva ad avere al netto dei contratti 3 miliardi per la scuola.
Detto questo quindi, è facile comprendere che l’apertura delle scuole è funzionale alla salvaguardia del ciclo produttivo. Lo stesso Ministro ha confermato la necessità di mantenere le scuole aperte ( infanzia, primaria e primi anni secondaria di primo grado) per dare modo ai genitori di andare a lavorare.
Non sarebbe giustificabile, ovviamente  dal punto di vista costituzionale affermare i reali motivi di questa ostinazione a tenere aperte le scuole.

La scuola in questo periodo è fortemente depotenziata

Sottilmente, quindi assistiamo alla conferma del dominio del pensiero calcolante orientato dai criteri dell’utile/inutile. M. Heidegger definiva tutto questo con l’espressione “il dominio della tecnica“, che riduce le persone a  enti sfruttabili o comunque utilizzabili per il ciclo produttivo.
La tecnica è ormai pensiero e prassi della società contemporanea. E’ divenuta mondo, portando al tramonto della formazione che  invece apre l’esser-ci alla possibilità.
La conferma di questo disinteresse sta nella scarsa attenzione alle condizioni attuali nelle quali si propone la formazione e la socializazione. Entrambe sono frammentarie, continuamente interrotte dai protocolli sanitari (contagi e quarantene) e depotenziate dalla riduzione della comunicazione orale per via delle mascherine da indossare sempre. In aula poi la socializzazione è fortemente penalizzata dall’obbligo di rimanere seduti e  a distanza. Eppure si continua a ripetere: “Tutti in presenza“, “La scuola è importante per i ragazzi.quindi deve rimanere aperta” anche nelle regioni rosse. E’ una palese contraddizione superata dal continuo affermare che le scuole sono sicure, perchè i contagi sono esterni. Come ha affermato E. Bucci che ha collaborato con A. Viola a uno studio serio, le scuole non sono isole felici, non sono più protette rispetto ad altri luoghi.

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“Tutti a scuola in presenza”, cosa c’è dietro? ultima modifica: 2020-11-22T21:35:39+01:00 da

Gilda Venezia

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