Una risposta dal Professor Galimberti

Gilda Veneziadi Luca Malgioglio, dal profilo FB La nostra scuola, 12.1.2022.

Gilda Venezia

Da D – La Repubblica dell’11 dicembre 2021

Gentile Professore, noi insegnanti pensavamo che dopo un anno e mezzo di non-scuola ci sarebbe stato detto: “Ora occupatevi di questi ragazzi, insegnate loro tutto quello che potete, state con loro, recuperate il tempo perduto”. Invece cosa succede? Succede che, al rientro, persone anche autorevoli per ruolo ma sostanzialmente prive di una reale conoscenza della scuola, del rapporto educativo, dei bisogni degli studenti si affrettano a “spiegarci” che “spiegare” non servirebbe a niente, che occorrono modalità didattiche “innovative”, a priori; e siccome si è capito che con la “didattica a distanza” i ragazzini non imparano niente, invece di sottolineare l’importanza del contatto di persona attraverso le parole, da più parti si fa l’apologia… dei mezzi digitali (attribuendo semmai la loro poca utilità nella relazione educativa all’incapacità dei docenti) e si va all’attacco di una fantomatica “lezione frontale” – cioè del fatto che gli insegnanti insegnino – in nome di un’altrettanto fantomatica “didattica attiva e cooperativa”, come se ogni ora di lezione non fosse già incentrata su un’interazione continua tra insegnanti e studenti e su innumerevoli modalità di lavoro; mentre, nel contesto di un analfabetismo dilagante, si fa passare in tutti i modi l’idea che le conoscenze e i contenuti culturali siano inutili.
Io direi che c’è qualcosa che non va, decisamente.
Grazie mille,
Luca Malgioglio
Movimento La nostra scuola

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Risposta del Professor Umberto Galimberti

A scrivermi è un professore che, con altri colleghi, ha fondato un movimento e ideato un manifesto, La Nostra Scuola (https://nostrascuola.blog/2021/03/20/manifesto-per-la-nuova-scuola/), che invito a leggere perché mi pare ricco di idee ben pensate, tratte da un’esperienza didattica dove si individua che a scuola non basta insegnare ma occorre anche educare, cosa possibile solo attraverso una relazione empatica che bisogna stabilire tra studenti e insegnanti, perché altrimenti neppure i contenuti culturali riescono essere trasmessi con efficacia.

La lezione frontale, che molti pedagogisti vorrebbero abolire, è invece essenziale. Disporre per esempio gli studenti in circolo con il professore che gira in mezzo a loro, come suggeriscono certe proposte, crea un rapporto di familiarità che diminuisce l’autorità dell’insegnante, di cui i ragazzi, anche se non sembra, hanno un estremo bisogno e di cui sono alla ricerca. Un’autorità non imposta dal ruolo del docente, ma conferita dagli studenti al professore perché ne riconoscono il valore.

Quanto all’introduzione nella scuola dei mezzi digitali, che i ragazzi già usano abbondantemente quasi fossero una protesi del loro corpo, Clifford Stoll, uno dei pionieri di internet che ha aiutato la Rete a divenire un fenomeno planetario, in un libro intitolato Confessioni di un eretico high tech. Perché i computer nelle scuole non servono (Garzanti) scrive: “Non mi importa che il mondo del business sperperi fortune in mirabolanti attrezzature dalla dubbia utilità, ma divento furioso quando vedo le nostre scuole lanciarsi volontariamente nell’ondata di piena della tecnologia. Come pecore, folle di educatori si mettono in coda per poter riempire di cavi le proprie scuole […]. Grazie all’elettronica digitale, gli studenti sfornano risposte senza elaborare concetti: la soluzione di problemi diventa la pressione di tasti. Non è necessario capire come formulare quantità astratte, si va direttamente dai numeri alle risposte. A questo punto non può sorprendere che gli studenti svezzati dalla calcolatrice non sappiano fare a mente né una moltiplicazione né una divisione. Nel loro sistema cognitivo l’aritmetica è pressoché assente. […] Nel frattempo gli insegnanti di lettere devono sopportare studenti semianalfabeti che non sono in grado di scrivere due righe sensate. Cinquanta minuti di lezione non possono venire liofilizzati in quindici minuti multimediali. E se i computer andassero a sostituire i cattivi insegnanti? Ma no, basta licenziarli e assumerne di competenti”.

Caro prof. Malgioglio, so che le sue proposte sono in minoranza rispetto a quanti sostengono modalità didattiche innovative che si realizzerebbero grazie all’ausilio dell’informatica, ma lei insista, onde evitare di demotivare ulteriormente gli studenti che, dopo la Dad, hanno preso gusto a ritornare a scuola e, come ci ricordava G. nella sua lettera alla professoressa pubblicata qualche settimana fa, a ritrovare, grazie alla scuola in presenza, il senso della propria vita che si era spenta davanti allo schermo.

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Una risposta dal Professor Galimberti ultima modifica: 2022-01-13T05:56:44+01:00 da
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