di Giancarlo Cerini, scuola7, n. 57 dell’11.9.2017
– Vietato ai maggiori di 18 anni –
Un dibattito di fine estate?
Ha fatto scalpore, soprattutto sulle prime pagine dei grandi quotidiani nazionali, l’ipotesi di riaprire il discorso complessivo sui cicli scolastici, anche immaginando soluzioni radicalmente innovative, come il termine del percorso scolastico a 18 anni di età (rispetto agli attuali 19) o la riduzione della scuola secondaria di II grado ad un quadriennio oppure il “compattamento” del primo ciclo (elementari e medie) con una durata ridotta dagli attuali otto a sette anni complessivi. Queste ipotesi si sono intrecciate anche con la proposta di estendere l’obbligo di istruzione a 18 anni, lanciata dalla Ministra dell’istruzione Fedeli.[1]
Nulla di nuovo sotto il cielo, si dirà! Queste proposte erano state fatte già vent’anni fa al tempo del riordino dei cicli promosso dal Ministro Berlinguer, con la scansione 7 + 5 (cioè 7 anni di scuola di base e 5 anni di scuola secondaria) che però inizialmente si configurava come un 6 + 6 (cioè 6 anni di scuola primaria e 6 anni di scuola secondaria…all’inglese).
Sappiamo come è finita: la legge 30/2000 sui cicli fu abrogata dal Ministro Moratti, che ripiegò – con la legge 53/2003 – su un più rassicurante primo ciclo (di 8 anni: primaria e secondaria di I grado) e un secondo ciclo di 5 anni (con la sostanziale riproposizione di licei, tecnici e professionali), anche in questo caso accantonando le velleità innovative del prof. Bertagna (allora consulente del Ministro), che avrebbe visto volentieri una scuola di base ottennale (scandita in bienni) e una scuola secondaria quadriennale, fortemente canalizzata in licei ampi da un lato e istruzione professionale “forte” alla tedesca, dall’altro. Un sistema “duale” che nel nostro paese stenta a farsi strada.
Le proposte in campo
Oggi questo dibattito ritorna quasi immutato ed il rischio è che nasca già “vecchio”, quasi un tiro alla fune tra chi vorrebbe accorciare il percorso complessivo o ridurre questo o quel segmento e chi invece ritiene intoccabile la durata complessiva. Insomma, un problema di contenitori piuttosto che di contenuti, con motivazioni non sempre cristalline o rese esplicite. Vediamole in sintesi:
Criticità ed effetti collaterali negativi
Sarebbe fin troppo facile mettere in evidenza i limiti di queste diverse opzioni, perché il rischio è che siano interpretate come mantenimento dell’attuale impostazione culturale, pedagogica, metodologica avendo l’ansia di dover concludere prima, magari per uno scontato omaggio all’Europa (ma solo metà dei paesi europei conclude a 18 anni il percorso scolastico)[2].
Questo vale in particolare per il “liceo quadriennale” che è oggetto di sperimentazione, ove viene assicurato il mantenimento dell’attuale quadro curricolare (discipline, obiettivi, contenuti) reso più fluido e sostenibile attraverso più efficaci metodologie didattiche. Sorge il dubbio che un percorso “agevolato” sia pensato su misura per gli allievi più “brillanti” e sarebbe interessante capire come sarà composta l’unica classe sperimentale di un istituto (forse sarà la I^ A….?). Insomma, quasi una abbreviazione per merito, assai competitiva (per altro eccezionalmente prevista anche dall’attuale ordinamento).
La “fusione” in un unico percorso di base dei due segmenti attuali del primo ciclo sembra rispondere ad un processo naturale: se si lavora bene “insieme” nell’istituto comprensivo è possibile ottenere buoni risultati anche avendo a disposizione un anno in meno! L’ipotesi è tutta da verificare, perché oggi i processi di alfabetizzazione (strumentale, culturale, emozionale…) richiedono tempi distesi anche a fronte di situazioni fortemente differenziate (nuove povertà, immigrazione, contesti familiari problematici, ecc.) che vanno affrontati con molta cura, per non consegnare a 13 anni un allievo ancora più fragile alla scuola che segue[3].
Con le stesse motivazioni si potrebbe “congelare” l’idea di anticipo, che oggi è facoltativo ma solo per un quadrimestre (Legge 53/2004). Il mondo della pedagogia non vede di buon occhio questa forzatura “alfabetica” e mette in campo l’esempio dei paesi scandinavi ove la scolarizzazione formale viene posticipata a 7 anni, con risultati a distanza molto positivi.
Parliamo di contenuti e di finalità
Di fronte a questo tiramolla le riflessioni più ragionevoli hanno cercato di mettere in risalto le questioni reali da affrontare:
Dunque ogni progetto che si rispetti dovrebbe partire da qualche ragionevole ipotesi di soluzione di queste criticità.
Una modesta proposta su cui riflettere
Ci permettiamo, a questo punto, di arricchire la discussione con qualche considerazione finale, partendo da alcune variabili “assegnate”:
Quindi?
Alcune ipotesi organizzative (e di ordinamento) potrebbero favorire una maggiore efficacia dell’intero percorso formativo, anche con l’obiettivo di rilasciare un titolo di studio a 18 anni. Si tratta di misure che attengono la programmazione delle scuole sul territorio, una più forte autonomia didattica, una maggiore flessibilità e libertà di organizzazione. Ci riferiamo a:
[2] A.Rosina, Il falso problema della scuola fino a diciott’anni, in “La Repubblica”, 25 agosto 2017.
[3] Sulla funzione della scuola media dibattono da posizioni diverse: C.Cornoldi, G.Israel, Abolire la scuola media? Il Mulino, Bologna, 2015.
[4] A.Asor Rosa, La scuola nelle mani di barbari, in “La Repubblica”, 26 agosto 2017.
[5] M.Veladiano, Scuola, l’obbligo fino a 18 anni non è la priorità, in “La Repubblica”, 24 agosto 2017. Una scuola buona non dipende dalla sua lunghezza, ma “dalla qualità, dalla bellezza, dalla capacità di offrire esperienze significative che permettano di essere a scuola in modo personale, vigoroso, attivo”.
[6] Scrive A.Gavosto (Fondazione Agnelli): “occorre smussare il passaggio, creando continuità didattica fra elementari e medie attraverso un maggior coordinamento fra i rispettivi docenti”. A.Gavosto, La missione che serve alle medie, in “La Stampa”, 3 settembre 2017.
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Una scuola a “fisarmonica”? ultima modifica: 2017-09-11T21:38:12+02:00 daObiettivo scuola, 29.4.2024. Graduatorie d’istituto I fascia docenti: per chi è inserito nelle GAE, scelta…
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