di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera 26.11.2015.
«È meglio prendere 97 a 21 anni. In Italia il problema è il tempo».
Agli studenti: importante la Scuola lavoro, le aziende vogliono sapere chi si è più che ciò che si sa
Il ministro del Lavoro torna a strigliare i giovani: «Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21», ha detto Giuliano Poletti, dialogando con gli studenti durante la convention di apertura a Veronafiere di «Job&Orienta», la 25esima mostra convegno nazionale dell’orientamento, scuola, formazione, lavoro.
In ritardo
Dopo averli spronati ad attivarsi per entrare presto nel mondo del lavoro, accorciando magari i tempi di vacanza scolastica per dedicare parte del tempo ad esperienze formative, Poletti torna alla carica: «I nostri giovani – ha detto – arrivano al mercato del lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei anni di tempo in più diventa durissimo».
Il voto
C’è che i nostri licei durano cinque anni e nel mondo anglosassone, per dire, un anno di meno. E c’è che i nostri universitari stanno in aula cinque anni (3+2) per ottenere un titolo che ha lo stesso valore della laurea inglese (che si ottiene con tre anni di studio) o di quella americana (quattro anni). Ma c’è anche il fatto che le nostre università consentono di dilatare i tempi, a chi non si fa condizionare dalle rette e dall’inattività prolungata. Mentre in altri Paesi, chi non tiene il passo è costretto a lasciare gli studi. «Se si gira in tondo per prendere mezzo voto in più – ha continuato il ministro – si butta via del tempo che vale molto, molto di più di quel mezzo voto. Noi in Italia abbiamo in testa il voto, ma non serve a niente».
Il tempo, un problema
Nei concorsi pubblici, però, il voto di laurea conta, eccome. E molti datori di lavoro, dovendo soppesare in tempi brevi un candidato, basano il loro giudizio anche sull’ateneo di provenienza e le medie scolastiche. Ma il ministro è convinto: «In Italia – ha spiegato Poletti – abbiamo un problema gigantesco: è il tempo. Il voto è importante solo perché fotografa un piccolo pezzo di quello che siamo; bisogna che rovesciamo radicalmente questo criterio, ci vuole un cambio di cultura».
Alternanza
Alternanza scuola-lavoro, competenze e ruolo del lavoro nella propria vita: tanti i temi che Poletti ha affrontato, rispondendo alle domande degli studenti. «Sono convintissimo che sia molto importante», ha detto sull’alternanza scuola-lavoro. «Abbiamo cercato di introdurla per produrre esperienza, per mettere le competenze formative e didattiche che la nostra scuola produce con competenze specifiche e con modi di essere e saper essere», ha continuato Poletti. «Oggi, un’azienda che si mette in relazione con un giovane, la prima cosa che vuol capire non è cosa sappia ma chi sia e questo non si impara solo dentro un’aula. Per questo l’alternanza è decisiva, consente di fare esperienza, conoscere, mettersi in relazione e valutare meglio le nostre attitudini. Perché il lavoro è una parte essenziale nostra esistenza».
La Voce della scuola, 16.5.2024. Questa mattina a Milano, presso l’ISS Schiaparelli-Gramsci si è svolto…
Informazione scuola, 16.5.2024. Il sottosegretario all'Istruzione Frassinetti ha fornito importanti aggiornamenti sul prossimo reclutamento docenti…
di Teresa Maddonni, Money.it, 15.5.2024. Arretrati bonus mamme lavoratrici pagati a maggio con emissione urgente:…
di Lara La Gatta, La Tecnica della scuola, 15.5.2024. Con l’emissione regolare di maggio 2024,…
di Sara Adorno, La Tecnica della scuola, 15.5.2024. Le ultime notizie sulla presentazione delle domande…
di Francesco Di Palma, La Tecnica della scuola, 15.5.2024. Concorso straordinario riservato ai docenti di…
Leave a Comment