di Lucio Ficara, La Tecnica della scuola, 1.3.2021.
Chi sono i soprannumerari del vaccino nelle scuole? Sono coloro che avendo il ruolo oppure l’incarico in una regione, ma essendo residenti in un altra regione, magari anche limitrofa, si vedono negare il vaccino dall’Azienda Sanitaria del territorio di ubicazione della scuola di servizio. E per vaccinarsi gli si chiede ora di rientrare nella provincia di residenza.
Per esempio, come riferisce l’Ansa, alcune migliaia di docenti e di personale Ata vivono in Campania (gran parte nel napoletano) ma prestano servizio in province di altre Regioni. Ad iniziare dal Lazio, soprattutto da Roma.
Sono tantissimi e sono quelli che affollano, prevalentemente, i treni regionali che partono all’alba da Napoli verso la capitale.
Per loro però ai disagi quotidiani fatti per conquistare un posto di lavoro vicino casa, in questi giorni si è aggiunta un’altra angoscia: quella di non sapere dove potersi vaccinare, perché non inseriti in alcun elenco.
Si tratta dei cosiddetti docenti soprannumerari del vaccino, che non sono nell’elenco dei richiedenti il vaccino AstraZeneca perché non residenti nel luogo in cui lavorano e non sono nemmeno messi in elenco dove sono residenti perché non prestano servizio dove vivono.
Alcuni dirigenti scolastici, specifica una nota Ansa, hanno sollecitato il presidente Vincenzo De Luca ed i ministri dell’Istruzione e della Salute per risolvere il problema.
E la problematiche non è solo ridotta alla Campania. I precari che lavorano fuori dalle loro regioni di residenza sono davvero moltissimi, spesso sono meridionali che hanno un incarico annuale nelle scuole del Nord Italia.
Tutti questi docenti – parliamo di decine di migliaia di lavoratori, anche Ata – per vaccinarsi dovrebbero rientrare nei territori di residenza, fare il vaccino per poi rientrare in servizio. Oltre il disagio di dovere chiedere giornate di permesso per fare il viaggio di andata e ritorno, il vaccino e l’eventuale post vaccino prima di ripartire, c’è anche da tenere conto delle spese che tutto questo comporta.
Infine, ci sono anche qualche centinaio o forse anche migliaio di esodati del vaccino scolastico. Sono i docenti e il personale Ata che ha superato i 65 anni di età, a cui non è previsto che venga il somministrato il vaccino AstraZeneca invece destinato a tutti i dipendenti della scuola (a partire dalle fasce di età 45-65 anni).
Questi docenti, ormai alle soglie della pensione, si sentono esclusi e non considerati.
Ad oggi per loro non è previsto il vaccino anti-Covid. Almeno per adesso, ma chiedono di sapere se, e con quale tipo, potranno essere vaccinati anche loro.
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