di Ernesto Menicucci, Il Messaggero, 2.7.2024.
Il ministro dell’Istruzione: «Promossi al G7. Personalizzazione dello studio e valorizzazione dei talenti, la strada giusta. Valutiamo di vietare i telefoni in classe per i più piccoli»
«C’è una via italiana all’Istruzione pubblica, ed è stata apprezzata al G7». Giuseppe Valditara, 63 anni, milanese, ministro della Scuola e del Merito, è reduce dal doppio appuntamento internazionale: quello con i colleghi degli altri sei “grandi” (Usa, Giappone, Canada, Francia, Germania, Regno Unito) a Trieste e quello sui giovani – il primo in assoluto – a Lignano. «E stiamo già lavorando perché questo appuntamento venga ripetuto al prossimo G7 in Canada, perché è importante la politica dell’ascolto», dice Valditara.
Ministro, vuole tracciare un bilancio di questo G7 dell’Istruzione? Quali sono i temi che sono emersi con maggiore forza?
«Sicuramente la linea sostenuta da questo governo, e quindi dall’Italia, è stata molto apprezzata e ha riscosso grande successo da parte degli altri membri del G7. E questo ci riempie di orgoglio visto che al tavolo c’erano non solo Paesi e continenti diversi ma anche partiti politici diversi. Ma tutti hanno concordato sull’impostazione italiana».
Che si potrebbe riassumere come, definendola per “titoli”?
«Intanto la personalizzazione della formazione per gli studenti e poi la valorizzazione dei talenti, argomenti su cui abbiamo investito creando la figura del docente tutor che aiuta gli studenti nel loro processo di crescita. Una politica concreta di lotta alla dispersione scolastica e il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Altro aspetto importante che ha visto tutti concordi è la necessità di restituire autorevolezza ai professori».
Che altro, oltre a questo?
«L’importanza del collegamento tra la scuola e le imprese, un aspetto evocato da tutti, ripeto, al di là delle differenze politiche. Un tema che però resta ancora un tabù per una certa sinistra in Italia, che ricorda quei soldati giapponesi che, nascosti nella giungla, pensavano che la seconda guerra mondiale non fosse ancora finita».
A chi si riferisce?
«In generale a tutti coloro che hanno una visione di società che non risponde ai reali bisogni, come quello della specializzazione, del rapporto tra scuola e mondo del lavoro, per fornire nuove opportunità formative e di impiego dando nel contempo competitività al nostro sistema produttivo».
E del G7 dei giovani cosa rimane sul tavolo?
«Naturalmente il tema delle stem, con le misure per la personalizzazione della didattica e il superamento dei divari di genere, e poi la questione dell’Intelligenza artificiale, che deve essere al servizio di quella umana. L’Ocse, ancora al G7 di Trieste, ha ricordato come l’uso dei cellulari e dei social in età troppo precoce penalizza l’apprendimento di certe materie, come la Matematica. Poi il tema della mobilità studentesca».
State pensando di intervenire sui cellulari? E come, in caso?
«Nelle linee guida del Ministero per il prossimo anno scolastico, con riferimento all’Educazione civica, che verranno emanate entro due settimane, verrà fortemente sconsigliato l’uso del cellulare in classe. Stiamo però valutando di inserire un vero e proprio divieto per Elementari e Medie. Parliamo sempre dell’uso del cellulare, non dei tablet, in classe e non a scuola».
Visto che siamo in argomento scuola, come è finita la vicenda degli ispettori inviati al Foscarini di Venezia, dove tre studentesse si sono rifiutate di fare l’orale per contestare il voto della versione di greco?
«Non abbiamo ancora riscontri, ma gli ispettori stanno valutando gli elaborati, per capire se le correzioni sono coerenti con la valutazione data. Le ragazze hanno parlato di possibili discriminazioni, di ripicche fra qualche commissario. È giusto verificare e capire cosa è successo per garantire la serietà della scuola».
Ma si può arrivare ad una revisione del giudizio?
«Questo non è nei poteri del Ministero».
Tornando ai temi del G7 e del G7 giovani, molto è stato dedicato alle questioni internazionali
«Intanto abbiamo concordato che certe conclusioni vengano portate sia ai prossimi G7 e G20, sia sul tavolo di Bruxelles. Poi ho lanciato un piano istruzione per l’Africa, come evoluzione del piano Mattei, alla presenza anche di un rappresentante dell’Unione Africana. Lì mancano 17 milioni di insegnanti, il che significa che i ragazzi non possono avere un futuro».
Da dove si parte?
«Intanto noi partiamo dall’accordo già firmato in Egitto, con i Protocolli d’intesa per la collaborazioni tra alcuni nostri ITS con Istituti egiziani. Modello che replicheremo con Paesi come la Tunisia, l’Etiopia e altri, per formare gli insegnanti africani e garantire così una scuola di qualità».
Poi c’è l’Ucraina
«Un terzo delle scuole sono state distrutte durante la guerra. Le nazioni del G7 hanno fatto molto, accogliendo tanti studenti: 50 mila in Italia, 200 mila in Germania, 20 mila nel Regno Unito. Ma giustamente, i ragazzi ucraini vogliono studiare in patria. Per consentirglielo, vanno ricostruite le scuole, le biblioteche. La libertà passa anche attraverso la cultura».
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Valditara: «Verso lo stop ai cellulari in elementari e medie» ultima modifica: 2024-07-02T08:31:46+02:00 da