Viaggi di istruzione/2. Una tradizione da rilanciare su basi forti

TuttoscuolaNews,  n. 717 del  19.10.2015.  

Chi ha esperienza di scuola sa che le ‘gite scolastiche’, come abitualmente i giovani chiamano i viaggi di istruzione, suscitano la curiosità e l’interesse degli studenti, che spesso ne discutono tra di loro e con gli insegnanti. Non sarebbe facile spiegare a quel milione e 400 mila studenti (dati Touring Club) che ogni anno vanno in gita che per evitare incidenti, per la loro sicurezza, per l’indisponibilità di accompagnatori, la ‘gita’ non si farà più.

E perché far mancare a queste nuove generazioni, già spinte all’individualismo dai videogiochi (e anche da una didattica che non utilizza quasi mai il cooperative learning), un’esperienza di apprendimento non formale di gruppo, come può essere considerato un viaggio di istruzione ben organizzato e preparato?

Meglio sarebbe a nostro avviso, piuttosto che indulgere a scorciatoie abolizioniste, orientare il dibattito in corso verso l’individuazione di misure che rendano i viaggi di istruzione più sicuri sul piano organizzativo e più efficaci su quello pedagogico.

Riteniamo che in questa prospettiva sia importante acquisire l’apporto di tutti i soggetti interessati: gli studenti, gli insegnanti, i dirigenti scolastici e anche, con particolare attenzione, i genitori, che sono i principali destinatari della campagna mediatica che – magari senza una precisa consapevolezza da parte di chi la conduce – rischia di mettere la parola fine a un’esperienza di vita, e anche di apprendimento, che a nostro parere conserva intatta la sua capacità di restare positivamente impressa nella memoria dei giovani, di essere insomma una parte importante del loro imprinting scolastico, cognitivo ed emotivo.

Ci sembrano sagge ad esempio le parole di un dirigente scolastico di grande esperienza come   Mario Rusconi, vicepresidente Associazione Nazionale Presidi: “Le gite nelle scuole secondarie sono diventate una kermesse liberatoria degli spiriti nascosti degli studenti. Tuttavia ci sarebbero dei metodi per evitare che questo accada. Innanzitutto la scuola dovrebbe regolamentare il comportamento in gita comminando delle sanzioni adeguate, dall’abbassamento del voto in condotta fino all’espulsione, in base alla gravità dei comportamenti tenuti dai ragazzi. Questo può comunque non bastare, se poi i genitori, cosa che accade spesso nella mia esperienza, tendono a minimizzare le bravate accadute in gita”.

Viaggi di istruzione/2. Una tradizione da rilanciare su basi forti ultima modifica: 2015-10-19T06:32:40+02:00 da
Gilda Venezia

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