Dopo alcuni anni di relativo appannamento, nei quali il rapporto Censis non faceva più “notizia”, dall’anno scorso – con la penetrante individuazione del ‘rancore’ come chiave di lettura dei sentimenti profondi della società italiana – e ancora di più quest’anno, in presenza delle conseguenze politiche dell’ondata di risentimento collettivo riversatasi nelle urne lo scorso 4 marzo, l’analisi socio-culturale proposta dal Centro fondato da Giuseppe De Rita è tornata ad occupare il centro del dibattito.
Dopo il rancore, la parola chiave di quest’anno è un mix di cattiveria, paura e incertezza, che il Censis definisce ‘sovranismo psichico’: “una reazione pre-politica con profonde radici sociali” (…) “che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria ‒ dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”.
Anche la scuola è stata investita da questo fenomeno, come mostra il forte aumento dei casi di contestazione violenta dell’autorità e del ruolo degli insegnanti, documentato da Tuttoscuola anche con la predisposizione di un apposito contatore. Per alcuni genitori (e, purtroppo, anche per un certo numero di alunni) la scuola e gli insegnanti sono diventati non i certificatori ma la causa dell’insuccesso scolastico, meritevoli perciò di essere puniti e colpiti anche fisicamente. “Prima mio figlio” sembra essere la parola d’ordine di questi vendicativi sovranisti psichici, che non avvertono alcun rispetto per l’istituzione scuola e i suoi operatori.
I sindacati degli insegnanti attribuiscono la responsabilità di questa caduta dell’autorità della scuola alla “disintermediazione operata nel corso degli ultimi anni: l’aver schiacciato l’azione e il ruolo dei corpi intermedi ha prodotto il risultato di maggiore insicurezza, disorientamento e persino solitudine”.
La disintermediazione, segnala il rapporto Censis, è però un fenomeno più complessivo, favorito dalla rivoluzione digitale, che tende a contestare il ruolo e l’autorità di tutti i corpi intermedi, compresi i partiti tradizionali e i sindacati, per arrivare alle detestate élites economiche e anche accademiche, come si è visto nella vexata quaestio dei vaccini.
In questa situazione di contestazione generalizzata e di incertezza sul futuro la scuola perde il suo ruolo storico, che è stato proprio quello di agire come ‘fabbrica del futuro’. Ma lo perde anche per i suoi gravi limiti e ritardi strutturali, come lo stesso rapporto Censis segnala da tempo (e come fanno anche i dossier e i servizi di Tuttoscuola), e come ha fatto anche quest’anno.
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52° Rapporto Censis: quel ‘sovranismo psichico’ che invade anche la scuola… ultima modifica: 2018-12-10T05:51:33+01:00 daLa Tecnica della scuola, 13.5.2024. I programmi svolti devono essere firmati dagli studenti? Con l’avvicinarsi…
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