di Andrea Gavosto,  La Voce.info, 13.9.2019

– Taglio al numero dei parlamentari, autonomia differenziata e legge elettorale: sono le riforme istituzionali citate da Conte nel discorso per la fiducia. Sulle prime due si era speso il suo primo governo. Ma ora hanno più probabilità di essere approvate.

Il discorso di Conte alla Camera

Prende vita il governo Conte bis e con esso una nuova agenda di obiettivi. Si tratta, naturalmente, nella maggior parte dei casi di obiettivi molto generici e non specificati, su cui è difficile esprimere una valutazione a priori. Tuttavia, è interessante capire quali siano le possibili discontinuità (o meno) rispetto al primo governo Conte. Per quanto riguarda le riforme istituzionali, si segnalano in particolare la promessa del taglio dei parlamentari e – di nuovo – la riapertura del cantiere sulla legge elettorale. Un programma ambizioso e forse non così irrealistico, visto il contesto in cui è nata la nuova maggioranza.

Nel discorso alla Camera per la fiducia, Giuseppe Conte ha illustrato gli obiettivi del governo e in particolare si è soffermato su alcune riforme istituzionali. Innanzitutto, ha promesso che verrà concluso l’iter per l’approvazione della legge di modifica della Costituzione che diminuisce il numero di parlamentari, avviato con la maggioranza Movimento 5 stelle–Lega e a cui manca solo l’approvazione definitiva del Senato. Tuttavia, ora la legge dovrebbe essere solo un elemento di un più complesso e articolato disegno di riforma del sistema, che dovrebbe prevedere anche strumenti per la tutela e la rappresentanza delle minoranze (politiche e territoriali), nonché la riapertura del cantiere sulla legge elettorale. Su quest’ultimo punto, non vengono forniti ulteriori dettagli. Il sospetto è che si voglia rinforzare ulteriormente la rappresentanza proporzionale. Sia per coerenza con gli obiettivi enunciati (tutela delle minoranze) sia molto probabilmente per evitare che alle prossime elezioni un partito molto forte, per esempio la Lega, sia in grado da solo di conquistare la maggioranza dei seggi. Viene anche ribadito che saranno riformati i requisiti di elettorato attivo e passivo, partendo probabilmente dal progetto già depositato di voto ai diciottenni per il Senato.

Nel discorso di Conte, trova spazio l’attuazione dell’autonomia differenziata (articolo 116 comma 3 della Costituzione), definito un “sacrosanto progetto riformatore”, ma ribadendo che dovrà essere “giusta e cooperativa”: uno stop ai – comunque irrealistici – progetti che erano circolati nella prima parte della legislatura e tanto cari, perlomeno a parole, alla Lega. Ottimo il riferimento alla necessità di approvare fabbisogni standard e livelli essenziali delle prestazioni, vero punto di partenza per garantire una redistribuzione equa delle risorse tra territori.

Il capitolo delle autonomie si conclude con la promessa di revisione del Testo unico degli enti locali, la riforma di Roma capitale, la valorizzazione dei piccoli comuni e la soppressione enti inutili, senza specificare tuttavia quali siano questi enti inutili (probabilmente il Cnel, forse le province, sicuramente non i comuni piccoli).

Possibilità di approvazione

Alla legge sulla diminuzione del numero dei parlamentari manca solo un voto dei quattro previsti, quindi ha alte probabilità di venire approvata, salvo poi essere sottoposta a referendum confermativo. Nelle prime tre votazioni, la proposta ha ricevuto il voto favorevole della Lega, ma non del Partito democratico e di Liberi e uguali; sarà molto interessante (e divertente) leggere le dichiarazioni di voto se mai si raggiungerà la quarta votazione. Tuttavia, vale la pena notare che se fino a poche settimane fa la volontà della vecchia maggioranza era quella di mettere in calendario l’ultima votazione a settembre, ora, invece, Conte ha sottolineato che dovrà essere “[…] un percorso di ampio respiro, che […] richiederà tempo, attenzione, competenza. Ogni intervento sulla Costituzione presuppone una scrupolosa verifica degli effetti che può produrre sul sistema di pesi e contrappesi […]”. Insomma, non sembra esserci più tanta fretta di approvare la riforma.

Sarà invece interessante vedere da quale progetto si partirà per riformare la legge elettorale. Nella passata legislatura, il Movimento 5 stelle aveva depositato un progetto (estremamente scarno) che prevedeva il ritorno a una legge puramente proporzionale, salvo poi difendere il cosiddetto “Italicum” quando venne cambiato prima delle elezioni. Dunque, per il Movimento, si tratterebbe di un ritorno al passato. Ma si tratterebbe anche del definitivo affossamento della stagione riformatrice dei primi anni Novanta che, per ironia della sorte, venne proprio avviata dai referendum per superare il sistema proporzionale.

Il tema dell’autonomia differenziata sembra essere affrontato ora con maggiore realismo, e quindi con maggiore probabilità di approvazione. Se attuata bene, l’autonomia differenziata potrebbe valorizzare non solo le regioni del Nord ma anche quelle del Sud (e quindi tutto il paese). Inoltre, si tratta di un tema fondamentale anche per i futuri equilibri politici: a ben vedere, infatti, potrebbe essere uno dei terreni di battaglia più efficaci con cui la nuova maggioranza potrà cercare di indebolire Matteo Salvini: basata sui contenuti e non solo sulle formule (elettorali).

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ultima modifica: 2019-09-14T05:50:48+02:00 da
Gilda Venezia

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