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Abilitazione, albo, aggiornamento: come funziona il modello Usa

di Luca Tizzano, il Sussidiario, 26.1.2020

– Il Decreto scuola ha riacceso il dibattito su abilitazione e reclutamento docenti. I pregi del modello americano.

GAINESVILLE (Florida) — L’approvazione del Decreto scuola, e la nomina dei nuovi ministri dell’Istruzione e dell’Università, ha riacceso l’annoso dibattito sull’abilitazione e il reclutamento del corpo docente.

In tempo di bilanci del decennio appena concluso è certamente sorprendente notare come a distanza di quasi dieci anni dal primo ciclo di Tfa, bandito dall’allora ministro Mariastella Gelmini (Dm 249/2010), ancora non si sia giunti a un percorso di abilitazione dei docenti certo e stabile nel tempo, e si sia anzi passati dalla coincidenza di abilitazione e reclutamento nelle scuole statali (i percorsi Ssis con le infinite graduatorie ad esaurimento e gli stessi Tfa appena citati) alla separazione degli stessi (Pas e concorso 2012 banditi dall’allora ministro “tecnico” Francesco Profumo), fino al concorso abilitante appena varato dal Decreto scuola, che, con una consuetudine tutta italiana, non fa che affrontare l’emergenza e rimandare il problema a data da destinarsi.

 

Ma se si desidera veramente scommettere sull’educazione dei nostri ragazzi, prima ancora che investimenti economici, certamente indispensabili, occorre offrire percorsi certi e duraturi nel tempo a chi vuole intraprendere la carriera professionale di insegnante: impresa ardua per tutte le legislature degli ultimi dieci anni. Forse perché bisognerebbe mettere da parte le appartenenze politiche e guardare al bene comune, lavorando tutti insieme, maggioranze e opposizioni contingenti, ad un percorso condiviso e di lunga durata?

Come contributo al dibattito in corso, nella speranza di offrire spunti di riflessione interessanti, desidero raccontare la mia esperienza quinquennale in Florida, e in particolare soffermarmi sul percorso di abilitazione e reclutamento negli Stati Uniti. Con l’avvertenza che ci sono differenze, talvolta notevoli, tra i diversi Stati dell’Unione, e che in questa sede mi soffermerò brevemente, e per esperienza diretta, solo sulla Florida.

Innanzitutto, la laurea: per insegnare nelle scuole del Sunshine State (primaria o secondaria non fa differenza) basta un bachelor degree, corrispondente alla nostra laurea triennale (i percorsi master, o biennali secondo il nostro sistema, sono indispensabili solo per gli scatti di carriera e di stipendio). A questo punto, per un aspirante docente già si aprono le porte della scuola, e all’età di poco più di vent’anni (la scuola superiore negli Usa dura solo quattro anni), si può insegnare.

Alla fine del bachelor, infatti, è possibile richiedere al Dipartimento dell’Istruzione un certificato temporaneo di insegnamento: esso dura tre anni, non è rinnovabile, e rappresenta il lasciapassare per iniziare la carriera di docente. Con esso si può essere assunti nelle scuole private o avere incarichi annuali in quelle statali, e nel frattempo si può provvedere alla trasformazione del medesimo in abilitazione professionale. Come?

I requisiti sono personalizzati, stabiliti per ciascuno dal Department of Education a partire dagli esami svolti durante il percorso universitario. È possibile, tuttavia, identificare alcuni trend: innanzitutto tre test, indispensabili per potersi abilitare.

Il primo, di conoscenze generali, è diviso in quattro parti: comprensione del testo, grammatica, matematica, scrittura. Tutti gli aspiranti docenti lo devono superare, non importa dopo quanti tentativi, a prescindere dalle discipline che insegneranno. Con l’idea che è opportuno che un insegnante dimostri conoscenze di base in queste quattro aree perché possa educare efficacemente gli studenti che gli verranno affidati. Il secondo test è specifico della materia che si insegna, mentre il terzo riguarda esempi pratici (i famosi case studies) concernenti l’ambito psico-pedagogico e i differenti metodi e teorie educative.

Non ci si lasci ingannare dalla tipologia degli ultimi due esami, a risposta multipla: l’esperienza negli Stati Uniti mi ha insegnato che le cosiddette multiple choice possono essere molto interessanti, e anche più difficili delle risposte aperte. Secondo il classico principio di sussidiarietà americano, questi tre esami sono organizzati e corretti da un ente esterno al ministero, e possono essere sostenuti in qualsiasi momento dell’anno, e per qualsivoglia numero di volte (a un mese di distanza l’una dall’altra), previa iscrizione, ovviamente a pagamento.

Per soddisfare l’altro requisito per ottenere il certificato professionale ci sono due possibilità: iscriversi a un percorso semestrale/annuale, in enti convenzionati, che alterna corsi psico-pedagogici a momenti di tirocinio nelle scuole (una sorta di Tfa, a numero aperto, senza corsi disciplinari delle materie da insegnare, già sostenuti durante il bachelor), oppure frequentare i singoli corsi di pedagogia e teoria dell’educazione in università (una sorta dei 24 Cfu pedagogici necessari oggi in Italia per accedere ai concorsi ordinari), e svolgere l’esperienza di tirocinio, della durata di un anno, nella scuola in cui si è assunti a tutti gli effetti (anche economici), con un mentor che monitora i progressi e valuta la professionalità maturata.

Al termine di uno dei due percorsi, e superati i tre esami suddetti, si invia la documentazione al ministero, in modo da ottenere il certificato di abilitazione all’insegnamento. Che ha una validità di cinque anni, e che per essere rinnovato necessita di un percorso di aggiornamento professionale, nel corso della validità dello stesso, piuttosto elaborato (e che richiederebbe lo spazio di un ulteriore articolo per essere descritto): basti sapere che anche in questo percorso le singole scuole sono protagoniste e responsabili.

Riassumendo: tempi certi (si hanno i tre anni di validità del certificato temporaneo per ottenere quello professionale), percorso chiaro (test disciplinari e corsi pedagogici), sussidiarietà (scuole coinvolte nel formare i propri docenti).

E dopo? L’abilitazione dà accesso all’insegnamento nelle scuole private, e ad iscriversi all’albo professionale da cui si attinge per le assunzioni in quelle statali. In che modo? Attraverso un colloquio con i dirigenti della scuola interessata. I quali sono anche responsabili, nel corso di ogni anno, di valutare il corpo docente con almeno due osservazioni formali (una a semestre) dell’insegnante all’opera. Non innanzitutto con lo scopo di valutarne il merito, ma di favorirne la crescita professionale. Una dinamica che riguarda anche i dirigenti, gli amministrativi e le scuole stesse. In fondo, ciò che avviene in qualsiasi posto di lavoro.

E una volta assunti? Gli incarichi nelle scuole statali sono triennali, annuali in quelle private. Sempre rinnovabili. In teoria, una stabilizzazione della precarietà. Nella mia esperienza, uno stimolo alla libertà e alla continua crescita professionale dei docenti.

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Abilitazione, albo, aggiornamento: come funziona il modello Usa ultima modifica: 2020-01-26T06:41:35+01:00 da
Gilda Venezia

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