Insegnanti

Abilitazione all’estero, i docenti si ribellano

Attesa l’ordinanza : “non ci stiamo a essere scavalcati”.

La faccenda dei titoli esteri sembra essere arrivata a una svolta decisiva. Com’è noto, tantissimi docenti abilitati o specializzati sul sostegno all’estero sono in attesa del riconoscimento dei relativi titoli da parte del Ministero dell’Istruzione e proprio per questo motivo erano stati inseriti con riserva nella I fascia delle Gps, senza però essere stati individuati quali destinatari di supplenza fino allo scioglimento della riserva stessa (clausola dell’O.M. 112/2022).

Adesso, inaspettatamente, il Ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha informato le organizzazioni sindacali che sul tema dei docenti abilitati o specializzati all’estero ci sarebbe stata a breve un’inversione di rotta rispetto a quanto finora previsto dall’ordinanza 112. Infatti è attesa in questi giorni l’ordinanza ministeriale che sbloccherebbe l’intera faccenda.

Il disappunto dei docenti abilitati in Italia

Dopo la notizia, in redazione sono arrivati tantissimi sfoghi di docenti a cui non è andata a genio la decisione del Ministero. Un lettore ci scrive: “Gli specializzati all’estero, a differenza nostra, nella quasi totalità dei casi, non hanno effettuato alcun tirocinio presso le Università estere, né in Romania, né in Spagna, presupposto quest’ultimo pregiudiziale per conseguire l’abilitazione sulla materia e la specializzazione sul sostegnoE che dire delle prove preselettive e degli esami effettuati, quasi tutti farlocchi? Ciò che risulta disdicevole è l’evidente conoscenza di tali fatti  da parte degli addetti ai lavori del Ministero. Sembra corretto che gli abilitati e specializzati in Italia, passati da una rigida selezione, debbano vedersi scavalcati nelle GPS di prima fascia da chi non ha ancora titoli debitamente riconosciuti, solo perché ha investito somme fino a 10.000 Euro?”

Un altro lettore, Giovanni, precisa che nei titoli esteri manca qualche punto importante: “All’estero non esiste neanche il concetto di inclusione, che è alla base della formazione di ogni docente specializzato in Italia; la conoscenza e la conseguente compilazione del PEI, strumento essenziale per il lavoro dell’insegnante di sostegno, nella formazione estera non è contemplata; non è previsto lo studio della legislazione italiana in materia scolastica, con riferimento all’inclusione, essendo ancora in vigore le classi speciali”. E sulla stessa scia aggiunge Sandra: “vorremmo puntualizzare come, in relazione ai titoli esteri, c’è in ballo il tema del diritto allo studio degli alunni con disabilità e delle loro famiglie. Secondo la normativa vigente nel nostro paese solo un docente selezionato e formato, può tutelare i diritti dei soggetti di cui sopra”.

Anche il Comitato Nazionale Specializzati si è esposto, chiedendo al Ministero che “ciò venga fermato, perché se venisse approvata una tale ordinanza, ciò vedrebbe gli specializzati su TFA dopo otto mesi di sacrifici, studio e merito, dieci insegnamenti e nove laboratori, frequenza obbligatoria, 150 ore di tirocinio, tesi e relazione tirocinio, essere scavalcati da coloro che hanno comprato un titolo estero senza sostenere nessun esame”.

La situazione sta creando diversi malumori tra i docenti. Vedremo cosa ha intenzione di fare il ministro Valditara visto che si attende da un momento all’altro la pubblicazione dell’ordinanaza.

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Abilitazione all’estero, i docenti si ribellano ultima modifica: 2023-03-29T03:51:22+02:00 da

Gilda Venezia

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