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Cyberbullismo, la proposta di Crepet: «Cellulari vietati in gita scolastica»

di Alice D’Este, Il Corriere del Veneto, 7.4.2017

Ma alcuni genitori si sono ribellati.

VERONA «O si va in gita senza cellulare o salta la gita». A proporre il rigido «aut – aut» è Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che si occupa, tra le altre cose, di educazione nell’età dello sviluppo. «Ho assistito a una scena del genere: c’era una comitiva di studenti delle medie in gita a Venezia: erano talmente assorti a controllare il cellulare che il prof si era preso il compito di avvertire della presenza di ostacoli. “Scalino”, “buca”, e così via… ma come ci siamo ridotti?». Un’uscita, quella di Crepet, che non è arrivata casualmente. Ieri lo psichiatra è stato ospite del convegno organizzato, in Vescovado, dall’ufficio scuola della Diocesi, dal titolo «Cyberbullismo e Scuola», al quale hanno partecipato molti addetti ai lavori, tra cui diversi presidi delle scuole veronesi.

È stata la docente di un comprensivo di un paese della Bassa, istituto che comprende anche le medie, a denunciare questo fatto, accaduto di recente. «La nostra politica – ha fatto sapere la docente – è quella di vietare l’uso del cellulare in ogni attività didattica. Viaggi di istruzione inclusi». Nulla di strano, dunque, se nella circolare che annunciava la gita di un giorno, fosse sottolineato il fatto di tenere il cellulare a casa. Cosa che era l’assoluta normalità, del resto, fino a qualche anno fa. Ma la reazione dei genitori ha assunto i connotati di una vera e propria rivolta. «Hanno fatto subito una raccolta firme, alla quale hanno aderito quasi tutti i genitori. Alcuni hanno minacciato di coinvolgere l’Ufficio scolastico provinciale, di creare un caso… alla fine abbiamo accettato, a testa bassa». Il risultato? «Gli insegnanti ce l’hanno descritto così: un incubo. I ragazzi non hanno fatto altro che chattare, ascoltare musica e perdere tempo con gli smartphone». La questione, per Crepet, non è secondaria rispetto a quella del cyberbullismo, fenomeno che spesso «viaggia» attraverso gli smartphone. «Parliamoci chiaro: non agire sull’uso dei cellulari a scuola significa rifiutare di prevenire le conseguenze più spiacevoli – è la sua posizione – lasciare che i più giovani utilizzino il cellulare sempre, quando vogliono e come vogliono significa che poi ci si riduce a fare “i pompieri”, a intervenire cioè sempre sull’emergenza. I segnali preoccupanti già ci sono. Alcuni docenti mi hanno detto che i bambini di prima elementari faticano addirittura a tenere un foglio di carta in mano: manca loro la capacità prensile. Serve una reazione culturale, non possiamo ridurci così solo perché qualcuno della Silicon Valley ha deciso che questo è il futuro».

Cosa possono fare, allora, concretamente le scuole? «Lavorare sull’offerta formativa – è la risposta di Crepet – e anche adottare un regolamento ben preciso fa parte dell’offerta: gli istituti potrebbero differenziarsi. E quelli più severi venire premiati dai genitori, a lungo andare». Più severità, secondo Crepet sarebbe necessaria anche in altri sedi: «Non è accettabile vedere in piazza Erbe, come è capitato a me, tredicenni completamente ubriachi. Su questioni del genere dovrebbe intervenire il sindaco». La situazione sul fronte del cyberbullismo resta delicata anche nelle scuole del Veronese. Secondo Giuliana Guadagnini, psicologa dell’Ufficio scolastico, intervenuta ieri al convegno, l’utilizzo dei social per prendere di mira qualcuno finisce per colpire anche quanti sono riluttanti a crearsi profili su internet. «Il fatto grave – sostiene – è che con questi strumenti il bullismo arriva ovunque, non solo nei soliti luoghi noti, come il percorso da casa a scuola. In alcuni casi si arriva alla fobia scolastica già da giovanissimi, in altri all’isolamento sociale».

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Cyberbullismo, la proposta di Crepet: «Cellulari vietati in gita scolastica» ultima modifica: 2017-05-08T05:15:11+02:00 da
Gilda Venezia

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