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Ecco perché le gite vanno fermate

Valerio Vagnoli,  Il Gruppo di Firenze,   22.8.2015. 

Mercoledì notte, uno studente di Cecina in viaggio di istruzione a Milano con la propria classe è precipitato dal sesto piano dell’Hotel morendo sul colpo. È il secondo caso che si verifica nel giro di pochi mesi. È quasi certo che il ragazzo abbia fatto uso di alcol e di sostanze stupefacenti acquistate prima della partenza per Milano per visitare Expo. Che all’interno delle classi in queste occasioni ci sia spesso qualcuno che ne approfitta per fare esperienze “iniziatiche”, è un dato di fatto, salvo fare come gli struzzi. È sufficiente parlare con i nostri studenti, se godiamo della loro fiducia, per sapere che questo corrisponde a verità. Malgrado le evidenze, i viaggi d’istruzione si continuano a svolgere, con tutti i rischi a cui i ragazzi e i docenti vanno incontro.

Alla notizia della tragedia milanese, la ministra Giannini, oltre a esprimere il proprio sgomento, ha voluto tuttavia ribadire che i viaggi non si mettono in discussione. E invece avremmo dovuto già farlo da anni, spiegando i motivi per cui sarebbe bene abolire quelli di più giorni. In qualche anno scolastico c’è stata una loro diminuzione, ma più che altro perché i docenti si sono rifiutati di parteciparvi per motivi sindacali. Eppure succede spesso durante la notte che qualche gitante esca dalle finestre per raggiungere altre camere, correndo rischi enormi, che vengano danneggiate le camere, che i clienti dell’albergo protestino per il chiasso degli studenti, a volte sotto l’effetto di alcol e droghe; e sono in crescita le agenzie turistiche che chiedono ai gitanti un fondo di riserva per ripagare gli eventuali danni causati agli hotel. Stupisce che, malgrado tutto, i docenti  continuino a farsi carico di un impegno così rischioso e stressante, che peraltro viene incredibilmente assicurato senza il pur minimo riconoscimento economico. E c’è ormai chi vorrebbe che tra i loro doveri ci fossero turni di vigilanza notturna, come già a volte accade e come già pretenderebbero alcune sentenze dei tribunali amministrativi. Purtroppo ci sono già vite di insegnanti rovinate per una vera o pretesa omissione, con tanto di cessione della casa per rifondere i danni e depressioni gravi da curare. Oltre a questo, vedere come alcune gite nascono è deprimente: spesso sono i ragazzi a proporre le destinazioni e a cercare di convincere ora questo ora quel docente ad accompagnarli; e non mancano i genitori che si permettono perfino di contestarli se si negano a questi impegni.

Che le tragedie di quest’anno servano almeno a rendere più responsabile il mondo della scuola, i ragazzi e le loro famiglie! L’Italia ha tali ricchezze artistiche e ambientali che si possono fare utilissime gite anche di una sola  giornata. Ma se si vuole perseverare con le notti in albergo, almeno si prevengano certi comportamenti stabilendo sanzioni severissime per chi sgarra, si assicurino i docenti a carico della scuola e li si retribuisca dignitosamente. Dato che ci siamo, si scelgano e si organizzino le gite in modo che abbiano una reale valenza sul piano didattico. Le bolge di studenti che in questi mesi hanno girovagato per l’Expo, stimolati e invogliati a farlo dallo stesso ministero, sono stati quasi sempre un pessimo esempio di quello che dovrebbe essere un viaggio di istruzione: innanzitutto una scoperta ulteriore di se stessi attraverso la scoperta di cose nuove, e non una ritualità o una semplice ragione per stare insieme.

Valerio Vagnoli
(“Il Corriere Fiorentino”, 21 ottobre 2015)

Ecco perché le gite vanno fermate ultima modifica: 2015-10-23T07:56:52+02:00 da
Gilda Venezia

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