Insegnanti

Far finta di essere accoglienti: la scuola e il caso dei profughi ucraini

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 22.6.2022.

Mancano le condizioni sufficienti per garantire quella che è solo una accoglienza di facciata a partire dai mediatori culturali. Un vero progetto di inclusione degli allievi stranieri deve partire dalla generalizzazione dei tempi di apprendimento dedicati alla lingua italiana. Il fenomeno delle migrazioni sarà sempre più ampio e strutturale.

La guerra in Ucraina ha portato nel nostro Paese migliaia di famiglie ucraine che scappano dal conflitto e che cercano nell’UE e in Italia protezione e accoglienza. Si tratta di profughi riconosciuti a pieno titolo dal diritto internazionale e dalle norme nazionali.

Il Ministero dell’Istruzione è intervenuto con una circolare firmata Versari il 4 marzo 2022 per invitare le scuole a favorire l’accoglienza e l’integrazione dei profughi ucraini in età scolastica. Tutto giusto, ma purtroppo tale situazione si scontra con la gravissime carenze che il Ministero dell’Istruzione evidenzia nel campo della effettiva integrazione degli allievi stranieri.
E’ bello scrivere che “si potrà fare riferimento alle molteplici esperienze di peer education e peer tutoring, in particolare nelle fasi iniziali di approccio all’ITABASE, come anche all’utilizzo sperimentato di materiali didattico bilingue o nella lingua madre”.

In realtà mancano le condizioni sufficienti per garantire quella che è solo una accoglienza di facciata. Se mancano i mediatori culturali, se non si creano le condizioni per un inserimento progettato su tempi distesi, si rischia di far precipitare in classe, ad anno scolastico inoltrato, allievi che non comprendono la lingua, non sono in grado di sincronizzare le loro conoscenze e “competenze” con quelle dei loro compagni di classe.

Il caso ucraino è solo la punta di un iceberg dei problemi mai affrontati nella superficiale narrazione dell’accoglienza e dell’inclusività della scuola nei confronti degli allievi stranieri. E’ capitato a tanti docenti di dover accogliere in classe allievi privi delle conoscenze linguistiche di base per seguire le lezioni, per partecipare attivamente all’attività didattica. Spesso questi allievi stranieri restano testimoni passivi di un divenire che non possono comprendere, statue immobili per ore di cose che accadono a loro insaputa.
Un vero progetto di inclusione degli allievi stranieri dovrebbe partire da specifici interventi di inclusività partendo dalla generalizzazione di tempi di apprendimento dedicati alla lingua italiana.
Ma quanti sono gli insegnanti specializzati in L2 che si possono attivare? Quante ore possono essere dedicate, nel percorso formativo, a preparare uno stranero a comprendere contenuti e ritmi di una progettazione didattica in una scuola italiana?

Chi scrive ha avuto  molte esperienze di ragazze e ragazzi “inseriti” senza alcuna preparazione linguistica da paesi stranieri che sono stati aiutati umanamente dai compagni e che tentavano di imparare a memoria brani di libri di testo per affrontare le prove di valutazione che, pur differenziate, dovevano essere somministrate. Li ho sempre considerati eroi della sopportazione e della pazienza.
Stare ore in una classe dove per ore c’è gente che parla senza capirci nulla è un atto di  stoicismo. Vorrei vedere un Bianchi qualsiasi  frequentare un bel corso di economia in cinese..

L’emergenza ucraina può essere l’occasione per una riorganizzazione del sistema scolastico per favorire effettivamente l’inclusione degli allievi stranieri con il coraggio di definire organici stabili di insegnanti L2 e implementando nel breve- medio periodo la figura e la funzione dei mediatori culturali.
Checchè ne pensino i fautori del blocco all’invasione dei profughi, soprattutto non europei, il fenomeno delle migrazioni sarà sempre più ampio e strutturale. Si pensi agli effetti perversi della guerra in Ucraina sui prezzi del grano e le speculazioni sul prezzo delle materie prime e dell’energia.
Una scuola veramente accogliente ed inclusiva deve passare dalle belle intenzioni a fatti concreti.

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Far finta di essere accoglienti: la scuola e il caso dei profughi ucraini ultima modifica: 2022-06-22T06:29:02+02:00 da
Gilda Venezia

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