di Paolo Romano, Il Corriere della Sera 9.1.2016.
I miliziani islamisti bandiscono dalle aule materie ritenute «pericolose» come matematica e filosofia. Tre insegnanti uccisi e altri 30 arrestati a Mosul
Tre insegnanti giustiziati a dicembre e altre decine arrestati in queste ore dai miliziani dell’Isis a Mosul, in attesa di condanna. E’ questo il bilancio provvisorio e drammatico della strategia dell’ «istruzione», per così dire, perpetrata dagli uomini del Califfato e raccontata dalle principali agenzie di stampa mediorientali, nel silenzio assordante dei media occidentali. Come ogni regime, infatti, anche il Daesh ha recentemente messo mano ai programmi scolastici del territorio controllato e, dopo aver cancellato materie ritenute «pericolose» come la filosofia e la matematica, anche per il grado di astrattezza speculativa, ha introdotto nelle aule l’insegnamento dei princìpi della sharia e della jihad, secondo quanto riportato da un maestro siriano all’agenzia di stampa indipendente Ara News.
Ashwaq al-Nouaymi è il nome del primo docente giustiziato all’inizio di dicembre per essersi espressamente rifiutato di seguire il nuovo piano di studi e anche in suo nome è stata organizzata la manifestazione di protesta a Mosul, conclusasi con l’arresto di oltre trenta insegnanti, che sono ora, riferisce l’attivista Abdullah al-Malla, in attesa di essere puniti dalla Corte di giustizia della Sharia, mentre si sta provvedendo alla loro sostituzione con uomini disposti a collaborare con lo Stato Islamico. La storia della resistenza degli insegnanti iracheni al terrore torna a interrogare le coscienze democratiche occidentali sul valore della libertà dell’istruzione. Ancora una volta la scuola e il suo dirompente potenziale di libertà tornano a essere obiettivo privilegiato dei regimi per le politiche di indottrinamento ai princìpi della violenza. Parlarne, conoscere le storie delle vittime è la prima doverosa risposta possibile al loro sacrificio.
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