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«La scuola italiana è ferma al Medioevo, serve una rivoluzione tecnologica»

di Lidia Baratta,  Linkiesta,  23.5.2018

– «Perché insegniamo tecniche di calcolo per 13 anni? I libri che coprono il 30-50% di mercato non portano a un’Italia che conosce la fisica o la matematica». Parla Chiara Burberi, ceo della piattaforma digitale Redooc, che offre esercizi e materiali alternativi per la didattica nelle scuole.

«Come puoi pretendere che ogni mattina i ragazzi andando a scuola tornino al Medioevo?». Se lo domanda Chiara Burberi, creatrice e ceo di Redooc (Rethink Education), piattaforma di didattica digitalededicata alle materie scientifiche. «I libri sono ormai una realtà lontana dalla quotidianità dei nostri giovani, che utilizzano ogni giorno Internet, computer e smartphone», dice. «Dobbiamo coinvolgerli online e offline. E alcuni professori finalmente cominciano a rendersene conto».

Con un passato da docente universitario, e un background professionale all’estero tra consulenza e banche, tornando in Italia nel 2013, Chiara si è accorta che «la didattica offerta dalla scuola italiana era come l’avevo lasciata quarant’anni prima», racconta. «I libri erano come i miei, solo con più immagini, e quindi più pesanti». E poi «i risultati dei test Pisa Ocse dicevano che i nostri studenti erano sempre sotto la media. In particolare in matematica, mentre le materie scientifiche sono il driver per la crescita di un Paese. Mi sono chiesta: allora anche l’Italia è destinata a essere sotto la media Ocse? Ma oltre a snocciolare i dati statistici, non si facevano proposte».

Così nasce Redooc, che fornisce a scuole, docenti e genitori videolezioni ed esercizi interattivi organizzati come un grande videogame online. C’è proprio tutto: punteggi, competizioni e avatar. E da poco è partita anche una Maratona per preparsi agli esami e ai compiti per le vacanze. Con un focus sulle materie scientifiche, dalla fisica alla chimica, e in particolare sulla matematica. «Una materia ardua e noiosa, che a molti ragazzi sembra inutile e lontana dal mondo». E invece? «Il problema è che per esempio si insegnano le equazioni solo con il compitino di cercare la “x”, senza spiegare che in realtà il bello delle equazioni è impostarle, tradurre un pensiero in equazione».

I risultati dei test Pisa Ocse dicono che i nostri studenti sono sempre sotto la media. In particolare in matematica, mentre le materie scientifiche sono il driver per la crescita di un Paese. Allora anche l’Italia è destinata a essere come Paese sotto la media Ocse? Ma oltre a snocciolare i dati statistici, non si fanno proposte

Chiara Burberi, creatrice e ceo di Redooc

Redooc segue i programmi e le indicazioni del ministero dell’Istruzione, e fornisce esercizi e materiali adeguati a prof, studenti e genitori. «Una cosa che la Buona Scuola non ha avuto il coraggio di fare è stato proprio aggiornare i programmi, che invece andrebbero rivisti eccome», commenta Chiara. Prendiamo come esempio la matematica: «Perché continuiamo a insegnare tecniche di calcolo per 13 anni di scuola? Dovremmo insegnare storia della matematica, non solo matematica. Del teorema di Pitagora, spieghiamo come ci si è arrivati, altrimenti è solo una litania da ripetere. Se alleni i ragazzi solo a fare i calcoli, non lavori per il futuro. Ci sono già i computer farlo. I libri di testo che oggi hanno il 30-50% di mercato non portano certo a un’Italia che conosce la fisica o la matematica». E i risultati dei test Pisa-Ocse lo dimostrano.

I materiali didattici offerti dalla piattaforma possono essere usati come integrazione ai classici libri, per i ripassi o le ripetizioni a casa. Ma anche per la cosiddetta classe capovolta – i ragazzi leggono la lezione già il giorno prima – e le verifiche in classe. Si fa il compito su uno schermo con le domande presenti nel sistema; una volta scaduto il tempo, il sistema si blocca e poco dopo viene fuori il voto. Non devi aspettare una settimana che il professore riporti il compito in classe; e il professore smette di correggere i compiti e usa meglio il suo tempo. Mentre per i compiti a casa, con un profilo utente online per ciascuno studente, è facile capire chi li fa e chi no.

Le scuole che hanno acquistato il pacchetto in tutta Italia sono 100, da Nord a Sud. «Certo, in Italia le scuole sono 8.300», dice Burberi. «Ma se penso a quattro anni fa, quando mi consideravano pazza, ore molte cose sono cambiate. La scuola sta cambiando. Ovviamente, come tutti i mercati iper-regolamentati, cambia molto lentamente. Pensiamo al mercato dei libri di testo scolastici: ci sono quattro case editrici che da sole detengono il 70% del mercato. O al giro d’affari delle ripetizioni private: si spende 1 miliardo l’anno e tutto in nero».

Dovremmo insegnare storia della matematica, non solo matematica. Del teorema di Pitagora, spieghiamo come ci si è arrivati, altrimenti è solo una litania da ripetere. Se alleni i ragazzi solo a fare i calcoli, non lavori per il futuro

Chiara Burberi, creatrice e ceo di Redooc

Il trucco, dice, «è trovare nel corpo docente quello che noi chiamiamo “l’evangelist”, un professore innovatore che ha voglia di provarci e ne parla con i colleghi», spiega Burberi. «Dopo grande scetticismo, oggi anche i prof un po’ restii alla tecnologia si stanno aprendo. Le lavagne multimediali sono sempre più usate. E sulla didattica c’è molto fermento nei corsi di aggiornamento, oltre a esserci diversi investimenti e bandi del Miur». Certo, molto dipende dalle scuole e dai professori. «Ci sono scuole brave, presidi e professori che hanno voglia di fare, altri no. In Italia ci sono 850mila professori e non sono tutti interessati a innovare. Il problema è che il lavoro del professore non può essere valutato né premiato, né punito. È come se fosse un’azienda ingestibile».

A conti fatti, le scuole che si stanno aggiornando davvero, secondo i dati del Miur, sono circa un migliaio. C’è un’Italia a due velocità anche per la scuola, «che non coincide con la divisione Nord-Sud», precisa Burberi. «Le scuole che usano la nostra piattaforma sono sparse su tutte il territorio. E le più attive non sono quelle delle grandi città, ma quelle della provincia. Magari perché i docenti incontrano con più facilità genitori e studenti e conoscono meglio le loro esigenze?».

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«La scuola italiana è ferma al Medioevo, serve una rivoluzione tecnologica» ultima modifica: 2018-05-24T05:20:17+02:00 da
Gilda Venezia

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