Pasquale Almirante, La Tecnica della scuola 5.4.2016
– “Il primo punto rientra nell’ambito delle disposizioni della Legge 107/15 che rendono obbligatoria l’alternanza scuola lavoro, di cui al D. Lgs. 77/05, nell’ultimo triennio di tutte le filiere della secondaria di II grado. L’obbligatorietà è introdotta attraverso tre dispositivi:
In relazione all’obbligatorietà, il quesito referendario interviene solo sul primo dei tre dispositivi.
Il quesito referendario non tocca la parte relativa ai finanziamenti.
L’art. 9 comma 1 del decreto istitutivo dell’alternanza (D. Lgs. 77/05) prevedeva che le risorse dedicate all’alternanza fossero prelevate dai fondi della Legge 440/97 “Istituzione del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi”. In altre parole l’alternanza non era obbligatoria, era legata a specifici progetti presentati dalle scuole, i progetti dovevano essere rendicontati secondo modalità definite anno per anno dal MIUR.
Il comma 39 della Legge 107/15 rende, da un lato, stabile il finanziamento (100 milioni di euro all’anno) per l’alternanza, dall’altro, prevede che le risorse siano assegnate ed erogate a tutte le scuole secondarie di II grado con le stesse modalità del fondo di funzionamento amministrativo-didattico (comma 11 della Legge 107/15) e pertanto non soggette a rendicontazione (Nota 3623/16). L’assegnazione dei finanziamenti, quale quota parte del fondo di funzionamento amministrativo, e la precisa finalizzazione definita dalla Legge 107/15, rende obbligatoria per le scuole la programmazione di percorsi in alternanza.
La conseguenza, scrive la Flc-Cgil che ha pure pubblicato questo documento, è chiara: le scuole sono tenute ad inserire i percorsi in alternanza nel PTOF non occasionalmente o facoltativamente, ma come elemento strutturale di tale documento. A tal proposito le scuole legittimamente potrebbero richiedere specifiche risorse di personale, nell’ambito dell’organico dell’autonomia, per supportare con maggiore efficacia la realizzazione dei percorsi.
In conclusione: con l’abrogazione delle parti del comma 33 indicate dal quesito referendario, le scuole secondarie di II grado avranno l’obbligo di prevedere e progettare percorsi di alternanza nell’ambito del curricolo di tutti gli studenti, ma saranno libere di individuare tempi e modi di realizzazione.
Il quesito referendario interviene in maniera forte, invece, sulla parte relativa alle finalità dell’alternanza. Secondo la Legge 107/15 essa ha come bersaglio fondamentale l’incremento delle opportunità di lavoro degli studenti. L’orizzonte culturale e valoriale in cui si muove la 107/15 è chiaro: la centralità non è del ragazzo in formazione, ma dell’impresa. In questo senso il compito primario della scuola è quello di soddisfare il fabbisogno di competenze del sistema economico incrementandone la competitività. La lettura della realtà da parte della scuola deve essere a una dimensione e tutta orientata costruire i percorsi formativi in correlazione con le filiere produttive. In alcuni documenti e accordi tra MIUR e soggetti imprenditoriali vi è più di un richiamo alla replicabilità di precisi modelli di alternanza, anche in relazione al numero di ragazzi (circa un milione e mezzo) che, a regime, saranno coinvolti nei relativi percorsi.
Si tratta di opzioni, oltre che non condivisibili, obsolete. Continuare a considerare l’alternanza scuola-lavoro come uno strumento del “mercato del lavoro”, ricorda paradigmi vecchi di decenni che pensavamo superati. Sulla replicabilità previa “modellizzazione” dei percorsi in alternanza, è evidente che si immagina che le pratiche educative possano essere riprodotte proprio come si farebbe con un processo industriale che può essere trasferito in un nuovo impianto!
Referendum sull’alternanza: la spiegazione dei sindacati ultima modifica: 2016-04-06T04:59:30+02:00 daInformazione scuola, 28.4.2023. GPS 2024, come calcolare il servizio prestato e quindi il punteggio? La…
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