Ed allora, ecco pronta la soluzione: il preside del liceo scientifico “Pitagora” di Selargius, in provincia di Cagliari, ha introdotto una punizione: chi arriva dopo le 8.35 dovrà versare 2 euro sul conto corrente della scuola.
Angius ci tiene però a sottolineare che non si tratta di una multa ma di rimborsare il costo del servizio dell’assistenza nell’ora in cui, sotto il controllo di un operatore, lo studente ritardatario dovrà sostare all’interno della biblioteca per attendere il suono della campanella dell’ora successiva, prima di poter entrare in aula e seguire regolarmente le altre ore di lezione.
Una misura che è stata approvata dal collegio dei docenti ed è stata riportata nell’articolo quattro del regolamento d’istituto che dice: “I ritardatari, ad eccezione dei pendolari autorizzati, dovranno attendere nell’atrio e verranno affidati, per l’assistenza, alla cura degli operatori ed entreranno in classe alla seconda ora. Le spese per l’assistenza saranno a carico delle famiglie. Il docente presente in aula annoterà il ritardo, che dovrà essere giustificato, sul registro elettronico. Gli studenti maggiorenni potranno non essere ricevuti a scuola in caso di reiterato e sistematico ritardo”.
Con la circolare 133 che ha visto l’inizio della sua applicazione il 14 Febbraio scorso, si rende nota anche la modalità di pagamento: “Il versamento su conto corrente postale numero 17659095 intestato a liceo Pitagora Selargius, che deve essere effettuato entro quindici giorni”.
Un provvedimento che indubbiamente ha creato scompiglio, ma che indipendentemente da tutto pare funzionare.
Infatti, sebbene sia trascorso solo un mese dalla sua attuazione, il numero degli studenti ritardatari si è notevolmente abbassato passando da venti a due.
Un modo di operare che oltre a scatenare discussioni e polemiche per il Preside ha un fine educativo che serve a far crescere il senso di responsabilità negli studenti.
Oltre che ad avere la responsabilità educativa sui ragazzi, Angius pone l’accento anche sul bilancio della scuola .
Non va dimenticato che i genitori pagano le tasse per mandare i figli a scuola e che se la lezione (che dura sessanta minuti) a causa dei ritardi si riduce a 35-40 minuti, si viene a creare un danno all’erario delle stesse famiglie.
Nel nostro paese, da Nord a Sud, ci si vede costretti a “scontrarsi ” con i ritardi degli studenti che hanno finito con il diventare una piaga nel nostro paese e che va risolta.
Quello di Cagliari infatti non è l’unico caso in cui si è deciso di passare alle vie di fatto, trasformando l’accettazione passiva dei dirigenti scolastici, appunto in reazioni.

Vediamo nel dettaglio cosa accade in altre scuole della nostra penisola

Aldo Lembeck, preside dell’istituto comprensivo di Terralba, in provincia di Genova, ha deciso di far recuperare i minuti di ritardo agli studenti, facendoli fermare dopo il suono della campanella a scuola. Questo dopo il sesto ritardo ingiustificato. A nulla sarebbero serviti i tentativi che sono stati effettuati al fine di coinvolgere le famiglie e gli studenti stessi, per cercare di porre rimedio a questa situazione.
Non essendoci state risposte positive e tantomeno la collaborazione richiesta, dopo questi fallimenti nel diario degli alunni, il primo giorno di scuola, il preside ha allegato le nuove regole dell’anno scolastico 2017-2018, per i ragazzini della scuola secondaria di primo grado.
Insomma misure scattate dopo convocazioni con le famiglie andate a vuoto e l’utilizzo di note che nulla hanno potuto contro l’abitudine di entrare, con molta calma, a mattinata inoltrata, dopo aver trascorso ore in piazza a chiacchierare. Hanno visto nel recupero dei “ritardi sistematici” una risposta che poteva essere convincente. Chiaramente se i ritardi sono giustificati dalle famiglie o se si tratta di ritardi dovuti ai mezzi di trasporto , questa regola non verrà applicata.
A Monza invece anche alle scuole elementari si è più drastici.
Nella scuola primaria “Salvo D’acquisto” infatti i ritardi non sono ammessi. Chi arriva dopo l’orario di ingresso dovrà attendere l’ora successiva, prima di accedere in classe.

Il preside dell’istituto Ciusa di Nuoro (Liceo artistico e tecnico-tecnologico) ha pensato di punire in modo “originale” chi arriva in ritardo a scuola. Gli studenti “ritardatari”, saranno costretti ad andare a zappare la terra. Una punizione più piacevole di quello che può sembrare ad una prima lettura. Questa iniziativa fa parte di un progetto dal titolo “Un milione di alberi” : in pratica, con l’aiuto delle autorità locali, saranno piantati quasi 900 tra lecci, arbusti, ginepri e piante aromatiche. In tutto saranno quasi 9mila metri quadri di verde.
Il dirigente scolastico Franco Cucca spiega: “Voglio lasciare una scuola migliore e più bella di come l’ho trovata. C’era solo un modo per renderla più verde e ricca di alberi. E allo stesso tempo ho pensato bene di responsabilizzare gli studenti nella cura del verde e degli spazi comuni dell’istituto. Così abbiamo deciso che le sanzioni per chi entra in ritardo saranno convertite in lavoro sul “campo”, ma sul campo davvero”.
Un modo questo per rendere “braccia” all’agricoltura ma anche di prendersi cura dell’ambiente che ospita gli studenti.
In quel di Biella invece il ritardo viene “pagato” con il volontariato lavori socialmente utili, attraverso un percorso personalizzato di almeno tre mezze giornate. In accordo con l’insegnante, condiviso con il consiglio di classe. L’attività di volontariato può essere realizzata al mattino in sostituzione della frequenza delle lezioni o il pomeriggio dopo la scuola.

Tutti d’accordo con queste iniziative?

Sembrerebbe di no, alcuni le vivono come imposizioni ingiustificate, giustificando invece la superficialità con cui lo studio viene vissuto dagli studenti.
Momenti di tensione questi per il personale scolastico che si trova forse impreparato a dover gestire arroganza e maleducazione che spesso sconfinano in atti  di violenza, sia verbale che fisica indirizzati alla loro persona.
Labili i confini tra la logica che si dovrebbe adottare e i provvedimenti adottati che ad alcuni appaiono come illegittimi.
Molto di cui parlare, e l’educazione ed il senso di responsabilità che inizia sui banchi di scuola da non sottovalutare.

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