Legge di bilancio

Sanità, scuola investimenti: i tagli occulti della manovra

di Carlo Cottarelli, la Repubblica, 20.11.2022.

L’intervento dell’economista eletto nelle liste del Pd come indipendente: “L’aumento dei prezzi toglierà risorse in termini reali ai settori non protetti”

Oggi la legge di bilancio approda al Consiglio dei Ministri. Alcuni elementi della manovra, di circa 30 miliardi di cui una decina in maggiore deficit rispetto agli obiettivi fissati dal governo Draghi, sono già trapelati. L’attenzione dei media, in linea con l’approccio di programmazione di bilancio, è su quello che cambia in termini nominali (ossia in euro) rispetto al quadro tendenziale. Ma, in presenza di una forte inflazione, per capire quello che accade davvero occorrerà guardare anche a quello che non cambia. Solo così si potrà veder chi davvero ci guadagna e ci perde in termini di potere d’acquisto. E temo che a perderci saranno settori importanti come sanità, pubblica istruzione e investimenti, di cui poco si parla.

Per cominciare, la legge di bilancio è più stretta di quello che appare. L’obiettivo di deficit per il 2023 è stato alzato dal 3,9 per cento del Pil fissato da Draghi al 4,5 per cento del Pil (quella decina di miliardi di cui sopra). Ma questa apparente espansione è più che interamente dovuta alla maggiore spesa per interessi sul debito. Il bilancio primario (cioè il deficit al netto degli interessi) è più basso di quello previsto da Draghi di quasi mezzo punto percentuale di Pil. Si dirà che gli interessi sono comunque soldi messi in tasca all’economia. Ma la maggiore spesa per interessi è più che compensata dall’enorme perdita che gli investitori in titoli di stato subiscono per l’erosione del valore facciale dei titoli di stato in circolazione. È la tassa d’inflazione, non contabilizzata ufficialmente nel calcolo del deficit, ma che è del tutto reale.

Tenendo conto di questa tassa il deficit (al netto dell’inflazione) è di 1-2 punti percentuali di Pil più stretto di quanto aveva programmato Draghi. La coperta è quindi corta, almeno a rispetto a quanto previsto dal Draghi.

Passiamo alla manovra. Qualche commento sulle voci che sono trapelate. Taglio dell’Iva su beni di prima necessità: due problemi. Primo, non è detto che i prezzi calino corrispondentemente (il beneficio potrebbe andare ai commercianti). Secondo, il taglio è per tutti: anche chi ha un reddito elevato e compra latte.

Meglio sarebbe aumentare i trasferimenti ai redditi bassi. Taglio cuneo fiscale: dipende da come viene fatto. L’idea di concentrare il taglio (forse temporaneo) sui lavoratori sembra preferibile a quella di tagli che per un terzo vanno alle imprese in questo momento di alta inflazione e salari fissi per molti.

Estensione della flat tax sulle partite Iva: continuo a pensare che serva un sistema di tassazione che consenta una maggiore equità orizzontale tra diversi percettori di reddito. L’estensione della flat tax solo per le partite Iva non va in questa direzione. Rottamazione cartelle: un’altra? Perché avvantaggiare chi non ha pagato il dovuto rispetto a chi ha pagato? Dovremo però vedere i dettagli per capire quanto possa essere problematico questo provvedimento. Per lo meno sembra che il condono per far rientrare i capitali all’estero non sia più previsto.

Due terzi della manovra è costituito dai sostegni contro il caro bollette. La ventina di miliardi prevista, ai prezzi attuali dell’energia, durerà solo pochi mesi. Non mi sembra sbagliato aver considerato un sostegno solo temporaneo, vista l’incertezza sui prezzi delle materie prime, tendenzialmente in calo negli ultimi mesi, ma occorre essere consapevoli della possibile necessità di dover intervenire ancora in futuro. Attenzione però: le risorse anche in questo caso vanno concentrate dove davvero servono. Misure che vanno a beneficio anche di chi non ne ha bisogno (come il taglio delle accise sui carburanti) vanno gradualmente rimosse.

Il punto cruciale però è capire meglio cosa non sarà parte della manovra: quelle sono le voci per cui si avranno tagli effettivi in termini reali. L’inflazione cumulata nel 2022-23 è ormai nell’ordine del 17-18 per cento, il che significa tagli reali di importo corrispondente, per le voci che non verranno cambiate rispetto a quanto stanziato dalla legge di bilancio per il 2022 (tranne le voci indicizzate come le pensioni).

Spese per pubblica istruzione e sanità, trasferimenti vari a famiglie, spese per investimenti sono tutte potenziali voci che potrebbero essere vittime di questi tagli che non appariranno in manovra, che saranno pesanti e che saranno lineari perché non si andrà a vedere dove ci sono sprechi da recuperare. Attenzione quindi a leggere le tabelle della manovra. Conterà più quello che non c’è scritto rispetto a quello che c’è scritto.

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Sanità, scuola investimenti: i tagli occulti della manovra ultima modifica: 2022-11-21T06:09:44+01:00 da

Gilda Venezia

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