Dobbiamo prepararci all’autonomia differenziata anche nella scuola?

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 9.8.2022.

Nessuno ne parla. Si dà per scontato che la riforma possa passare senza grandi problemi. Ma comporterà effetti importanti sulla libertà di insegnamento e sullo status giuridico dei docenti. 

L’incredibile teatrino della politica degli ultimi giorni sta prefigurando scenari inquietanti per la scuola.
Alla pochezza dei programmi delle forze politiche in merito alla scuola si contrappone il patto del centrodestra con il quale si intende rilanciare l’autonomia differenziata regionale come riforma da attuare, anche in mancanza di accordo su una riforma costituzionale sulla forma di governo.
Ricordiamo che l’autonomia differenziata, chiesta soprattutto da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna era stata accordata in linea di principio dal Governo Gentiloni (centro-sinistra) nel febbraio 2018 prima delle elezioni politiche per inseguire il consenso delle spinte autonomistiche territoriali. Gentiloni e il PD persero, ma il Veneto di Zaia non ha mai mollato. Nella articolata proposta di autonomia della Regione Veneto, di fatto copiata dalla Lombardia, si legge:

1) – 2) Norme generali sull’istruzione – Istruzione: sono attribuite alla Regione del Veneto le competenze legislative e amministrative dirette a: a) consentire l’ottimale governo, la programmazione, inclusa la programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica – compresi l’orientamento scolastico, la disciplina dei percorsi di alternanza scuola-lavoro – la programmazione dell’offerta formativa presso i Centri Provinciali Istruzione Adulti e la valutazione del sistema educativo regionale, in coerenza con gli elementi di unitarietà del sistema scolastico nazionale e nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche; b) disciplinare l’assegnazione di contributi alle istituzioni scolastiche paritarie con le correlate funzioni amministrative; c) regionalizzare i fondi statali per il sostegno del diritto allo studio e del diritto allo studio universitario; d) regionalizzare il personale della scuola, compreso il personale dell’Ufficio scolastico regionale e delle sue articolazioni a livello provinciale;”

L’obiettivo è quello di regionalizzare tutto il personale scolastico, comprendendo di fatto anche le procedure di reclutamento, e degli uffici del ministero dell’Istruzione.
Ciò potrebbe determinare effetti importanti sulla libertà di insegnamento e sullo status giuridico dei docenti. Si pensi ad esempio alle questioni concernenti la mobilità extra regionale.

Nessuno ne parla. Si dà per scontato che la riforma possa passare senza grandi problemi. Anche nel cosiddetto centro sinistra alcuni non vedrebbero problemi insormontabili.

Ma qualcuno ha parlato con i docenti  e le loro associazioni su temi così delicati?
Finora nessuno.

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Dobbiamo prepararci all’autonomia differenziata anche nella scuola? ultima modifica: 2022-08-09T05:45:21+02:00 da

Gilda Venezia

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