Insegnanti

Draghi, le dico cosa serve (e non serve) alla scuola

di Fabio Luppino, Huffington Post, 6.2.2021.

Professor Draghi, nel rispetto della sua specchiata competenza mi permetta di darle alcuni consigli non richiesti sulla scuola, uno dei temi su cui è caduto il Conte due. Servono gesti concreti, mirati, decisi, e la prego di non accostare mai il termine riforma alla scuola, l’abbinamento negli ultimi venti anni ha portato solo disastri.

In un momento in cui tutti la avvicinano ad un futuro palingenetico io la invito ad occuparsi dei cosiddetti conti della serva (con tutto il rispetto per la serva). Le faccio un elenco.

1) La prima decisione da prendere riguarda gli esami di maturità. Senza la crisi di governo dovevamo già avere la scelta delle materie, e a questo si rimedia facilmente. Più complicato, ma necessario, stabilire come si potrà sostenere l’esame: se con la formula dello scorso anno, se con almeno la prova scritta di italiano o addirittura come sempre, ma con tutte le problematiche della didattica mista e le sue conseguenze (tenga conto che alcune forze politiche pensano che le prove scritte di esame siano tre…). Naturalmente attendono lumi anche i ragazzi delle scuole medie sul loro esame;

2) Tra ottobre e novembre sono stati avviati i concorsi per i precari con più di tre anni di servizio (a cui si sono opposti all’inizio il Pd, Leu e i sindacati, in nome del merito, naturalmente). Poi la pandemia ha imposto l’interruzione, ma quasi l′80% ha sostenuto la prova. Andrebbe completata la procedura quanto prima con l’obiettivo di mettere in cattedra i vincitori di concorso a partire dal prossimo anno scolastico (non ci sono solo i ristoranti da aprire per cena, per dire);

3) La pandemia ha colpito la scuola con arretratezze accumulate da decenni su cui nessun governo, o quasi, ha mai messo mano. Sarebbe interessante se il suo governo verificasse la messa a norma secondo la legge 626 di tutti gli edifici scolastici. Sarebbe una rivoluzione. L’unico ad occuparsi di questo problema è stato il ministro Giuseppe Fioroni. Migliaia di edifici hanno anche più di un secolo, altri sono stati costruiti malamente. La sicurezza prima di tutto non riguarda solo mascherine, igienizzanti e distanziamento. Anzi, le posso assicurare che tutto questo nelle scuole c’è, che centinaia di milioni sono stati investiti e spesi per fronteggiare la pandemia e il ritorno in presenza. Sul resto, no, ma da quell’emergenza pregressa dobbiamo uscire al più presto;

4) La difficoltà del ritorno in presenza è stata, tra le altre cose, determinata anche dall’eccessivo affollamento delle classi italiane. La norma del “non meno di 27 alunni” alle superiori è stata voluta da Silvio Berlusconi (ma forse se lo è dimenticato), oggi uno dei suoi principali sostenitori. Qualsiasi discorso sulla scuola del futuro non può che passare dalla cancellazione di questa norma, con cui si sono trovati a fare i conti ancora oggi i presidi al momento della chiusura delle iscrizioni. Da quel numero non possono transigere, pur volendolo. La praticabilità delle lezioni, anche della stessa didattica a distanza, resta fortemente compromessa con un numero così alto di studenti. Le segnalo che in molte situazioni gli alunni per classe sono anche 30 o 35. Sono queste le classi pollaio. Eliminarle avrebbe dei costi perché necessiterebbe di strutture adeguate, incrementerebbe il numero dei professori (ma ormai siamo usciti dalla logica dello zero virgola nel rapporto deficit/pil e tutti si sperticano nel dire che la scuola sia centrale). Faccia lei ;

5) Le faccio presente che da decenni i genitori pagano un contributo chiamato volontario, ma diventato obbligatorio. Sono i fondi pronto cassa a disposizione delle scuole, quelli con i quali comprano il necessario (ma non solo), dalla carta igienica a seguire. Naturalmente nelle zone più ricche i dirigenti scolastici chiedono di più e le famiglie pagano, per cui quelle scuole continuano ad accrescere la propria offerta formativa. Nelle zone più difficili del paese, e ce ne sono tante, la maggior parte delle famiglie quel contributo non lo può pagare o non lo vuole pagare (la forbice parte dalle piccole cose). Questi contributi variano da un minimo di 60 euro ad un massimo anche di 150 euro l’anno per famiglia. E la maggiore o minore disponibilità sta decretando da tempo maggiori o minori opportunità nella scuola pubblica, il che non corrisponde proprio al dettato costituzionale. La centralità della scuola pubblica richiederebbe l’abolizione di questo contributo e dare a tutti pari opportunità di partenza, almeno (la dispersione scolastica è il dato più macroscopico di ogni statistica sulla scuola);

6) Tra le cose che “ci chiede l’Europa”, secondo il vituperato adagio, c’è l’obbligatorietà dell’insegnamento delle due lingue usate a Bruxelles, inglese e francese. Da più di un decennio questa direttiva viene disattesa, anzi si è proceduto nella direzione opposta, nella riduzione di ore per le lingue straniere, quando gli studenti del continente, dall’Albania alla Lituania parlano correntemente anche tre lingue. I nostri, no.

Le potrei enumerare altri dieci punti, ma mi fermo. Una cosa però voglio aggiungere. La scuola italiana nell’assoluto disinteresse generale e nella superficialità della classe politica tutta negli anni, nel quotidiano di ogni giorno, per la volontà di professori e dirigenti scolastici che fanno il loro mestiere con amore e passione è fortemente cambiata, ha accettato le sfide della modernità, della complessità, dell’analisi psicologica non solo maternale dei ragazzi, differenziandone le modalità di insegnamento, procedendo a distinguere tra Bes Dsa e distinguendoli dai disabili propriamente detti. Ha saputo individuare problematiche un tempo negate, dalla scuola e dalla famiglie. Come per altri versi, non siamo più a gesso e cancellino, ma esistono da tempo le Lim. Ma ci dimentichiamo di molte altre cose.

Le rammento anche che la discussione sulla scuola in Italia è spesso in ostaggio di demagogia e di un elitarismo didascalico. La prima è dei politici che hanno sempre in testa idee meravigliose e scelgono aggettivi per dare senso a riforme vuote (è sempre accaduto). Il secondo riguarda i pontificatori in attesa dell’applauso in studio. Nelle ultime settimane il tono sale negli innumerevoli talk show quando arriva il grido, “basta con la scuola dei banchi a rotelle” , frase offensiva per chi la scuola ha tentato di tenerla in piedi in questi mesi drammatici, presidi, professori e studenti. Quanto alla ministra Azzolina ha certamente sbagliato a presentarsi in uno studio televisivo sorridente su un banco a rotelle, fissando la sua immagine e la sua azione di questi mesi a quel frame (ai politici servirebbe conoscere la legge dell’utilità marginale per meglio regolarsi mediaticamente).

In molti accreditano Patrizio Bianchi come prossimo ministro alla Pubblica Istruzione. Stimatissima persona, ha presieduto la task force sulla scuola insediata in viale Trastevere dalla ministra uscente. Ha redatto un documento di 150 pagine pieno di analisi e di obiettivi. Cose belle e ragionevoli, strategie, cose note ma raggruppate, un libro dei sogni. Alla scuola delle prossime ore, quella di cui si dovrà occupare il suo governo appena riuscirà a nascere, questo rapporto servirà a poco. Bianchi ha fatto l’assessore all’Istruzione in Emilia Romagna, gioco facile per chiunque visto che la scuola di quella regione è eccellenza nel mondo da sempre. E’ esimio professore universitario con studi alla London School of Economics, che fanno sempre bene. Troverà una burocrazia abbarbicata alla sua capacità di interdizione, dovrà fronteggiare i sindacati, ma sicuramente non dovrà scontare l’alto tasso di misoginia subito dalla Azzolina, anche tra i colleghi del Consiglio dei ministri. Nomini anche Bianchi, professor Draghi, ma per capire un po’ meglio di cosa sia fatto il contesto scolastico italiano la invito a vedersi, quando ha tempo, alcuni reportage sulla scuola del giornalista Domenico Iannaccone. Anche quella è Italia, anche quella è la scuola italiana.

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Draghi, le dico cosa serve (e non serve) alla scuola ultima modifica: 2021-02-07T06:02:14+01:00 da
Gilda Venezia

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