GaE Primaria nel Veneto. Servono concorsi seri, non ricorsi

inviata da Angela Garbin, 12.9.2018

– Analisi Gae nella scuola Primaria nella Regione Veneto –

Si invia copia della lettera inviata al Ministro Bongiorno e ai componenti del Parlamento e del Consiglio regionale del Veneto.
Si tratta un’elaborazione sulle Gae del Veneto per la scuola Primaria, di cui nella scheda allegata alla lettera si possono vedere alcuni dati salienti. Le elaborazioni sono state effettuate sulla base di dati ufficiali, con le date di pubblicazione specificate nella tabella, il che non significa che necessariamente i punteggi riflettano il servizio effettivamente maturato alle medesime date.

Gent.ma
Avvocato Giulia Bongiorno
Ministro della Pubblica Amministrazione 

E p.c.

Deputati e Senatori della Repubblica Italiana

Presidente e Consiglieri della Regione Veneto

Il primo agosto, da laureanda presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Padova, dopo 5 anni di intenso studio affrontato con entusiasmo e speranze, ho scritto al ministro dell’Istruzione Dott. Bussetti ed al Governatore e assessore all’istruzione del Veneto la lettera che può vedere sotto sul problema “salva maestre” con diploma quadriennale.

Visto il testo del decreto 87/2018 convertito in legge dalla L. 96/2018, mi rivolgo a Lei che riveste l’importante ruolo di ministro per la pubblica amministrazione, con alle spalle anche una prestigiosa carriera forense.

La sentenza 17-2017 del Consiglio di Stato, in adunanza plenaria, conferma come l’accesso al ruolo non possa avvenire per semplice scorrimento di una graduatoria, ma solo attraverso l’espletamento di una procedura concorsuale; alcune sentenze del TAR, favorevoli alle ricorrenti, avevano infatti consentito l’iscrizione con riserva nelle cosiddette GAE (graduatorie ad esaurimento dalle quali si accede anche al ruolo per il 50% dei posti vacanti) non attraverso procedure concorsuali, ma grazie alle medesime sentenze. La situazione, da un punto di vista giuridico, immagino sia molto complessa e le implicazioni organizzative per il sistema scolastico notevoli: sentenze al TAR ancora da appellare, sentenze al TAR per medesimi ricorsi non appellate che al decorso dei termini hanno consentito di sciogliere la riserva, ricorsi in attesa di sentenza ecc.

Una cosa è però certa: il Consiglio di Stato ha solo confermato un principio che per la Pubblica Amministrazione è fondamentale e previsto peraltro dall’art. 97 della Costituzione, ossia che un contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego, salvo i casi previsti dalla legge, è possibile solo a seguito di una procedura concorsuale, nel rispetto e garanzia di criteri di trasparenza, merito ed efficienza del sistema pubblico.

Il governo ha assunto la decisione di prevedere un concorso straordinario non selettivo che darà luogo ad una nuova graduatoria di merito ad esaurimento che potrà durare molti anni, a distanza di ben 12 anni dalla L. 296/2006 che aveva trasformato le vecchie graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, con la finalità di dare un termine e contenere il precariato.

Non entro nel merito delle caratteristiche di questo concorso, comunque previsto espressamente in deroga al T.U 297/1994 sull’istruzione e, incomprensibilmente, sprovvisto di una prova scritta; è evidente che tale procedura non potrà misurare competenze e preparazione, non solo nelle materie core di un insegnante, ma anche in quelle non caratteristiche quali ad esempio l’informatica e la conoscenza dell’inglese. Si trattava, infatti, di contenere e “controllare” la protesta di una larga schiera di diplomati, indotti espressamente negli ultimi anni da alcune  organizzazioni sindacali in partnership con alcuni studi legali, a presentare ricorsi di massa al TAR e ad alimentare la speranza e l’aspettativa di un posto pubblico a tempo indeterminatoattraverso il canale delle GAE; un fenomeno assolutamente recente che ha portato in GAE solo a partire dal 2014, con riserva a seguito di ricorsi con esito di primo grado positivo, decine e decine di migliaia di diplomate, attratte dal fatto che, in particolare al nord, tali graduatorie erano quasi esaurite.

Si è motivata la straordinarietà della procedura sostenendo che si tratta di maestre non solo precarie, ma con pluriennali esperienze di insegnamento che hanno consentito di acquisire competenze e professionalità direttamente sul “campo”:  purtroppo raramente è così!

Peraltro, se così’ fosse stato, perché porre nel decreto 87/2018 per il concorso straordinario un limite di soli due anni di servizio?

Con le mie limitate cognizioni di informatica e statistica, acquisite durante il corso di laurea, ho elaborato ed analizzato i dati delle GAE della Regione Veneto da poco pubblicati dal MIUR per la scuola primaria, prendendo in considerazione date di nascita, punteggi e provenienza degli iscritti (scheda allegata). Le risultanze sono incontrovertibili e confermano quanto segue:

  1. Le GAE sono costituite per l’83,86 % da diplomati ricorsisti iscritti con riserva solo nel 2014;
  2. l’età media di tale categoria di iscritti è di 43 anni, con una componente non trascurabile di ultra cinquantenni;
  3. la media degli anni di servizio è pari a 2,07 anni, con una distribuzione percentuale che evidenzia come il 78,19% degli iscritti con riserva abbia all’attivo un’esperienza di servizio modesta in quanto inferiore ai 4 anni; di contro, soltanto il 2,56% può vantare un’anzianità lavorativa pari o superiore a 9 anni. Tali dati, peraltro, non tengono conto dei periodi di maternità e malattia, che pure concorrono alla maturazione del punteggio di servizio.

Il Concorso straordinario, il cui bando è previsto entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge di conversione, dando luogo ad una graduatoria per legge senza scadenza e senza selezione (prove scritte, lingua inglese, competenze informatiche, punteggi minimi ecc.), vincolerà per molti anni l’assegnazione dei posti vacanti all’esaurimento delle stesse.

Ciò costituirà, inoltre, una evidente disparità di trattamento nei confronti di chi parteciperà ai concorsi ordinari secondo i criteri del TU 297/94, le cui graduatorie di merito si potranno peraltro costituire solo con l’effettiva emanazione dei bandi di concorso.

Mi sembra infine evidente che tutto ciò aprirà di fatto la costituzione di una nuova graduatoria ad esaurimento con numeri notevoli e nuovo precariato, con ampi fenomeni di “transumanza” dalle regioni del sud a quelle del nord e con l’inevitabile apertura di nuovi contenziosi, per i quali alcuni sindacati stanno già promuovendo vari schemi di ricorso.

Il Decreto 87/2018, per quanto riguarda il problema “salva maestre”, rappresenta quindi un compromesso tra le esigenze di dare esecuzione alle decisioni giurisdizionali, di pagare il prezzo del consenso elettorale e, ovviamente, di garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico; mette, purtroppo, in secondo piano l’esigenza di assicurare alla scuola personale qualificato e selezionato, con competenze rigorosamente verificate prima dell’immissione in ruolo.

Queste problematiche hanno ovviamente origini lontane, alimentate da politiche del consenso e norme scoordinate e stratificate nel tempo che ora il nuovo governo, come per tante altre materie, dovrà affrontare;   ma il prezzo del cambiamento richiede non solo idee chiare e spirito libero ma anche il coraggio di sopportare scioperi, conflitti e perdite di consenso.

Pur essendo molto amareggiata per quanto successo, le mie speranze di giovane che attendono il vero cambiamento contano molto su di lei perché ho avuto la netta sensazione che si stia dedicando al suo incarico istituzionale con vero spirito di servizio.

Cordiali saluti

Vicenza 5 settembre  2018

Angela GarbinMinistro Marco Bussetti, Governatore del Veneto Luca Zaia, Assessore Elena Donazzan

Ho concluso i miei esami universitari dopo 5 anni di intenso studio presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria a Padova e conseguirò la laurea il prossimo ottobre; prima una maturità scientifica, un’ammissione selettiva alla facoltà di Scienze della Formazione (300 posti in Veneto), il compimento medio dell’8° anno di pianoforte presso il conservatorio di Vicenza. I miei genitori hanno fatto molti sacrifici per consentirmi di studiare e anch’io, a mia volta, mettendo in secondo piano svaghi, relazioni e amicizie per tanti anni.

La facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Padova è considerata dagli esperti la migliore a livello nazionale: ho fiducia sulla mia preparazione e sul mio futuro ma ho bisogno che mi ascoltiate perché voglio ancora credere in un Paese che abbia veramente voglia di cambiare e dare forti speranze ai giovani.

La sentenza del Consiglio di Stato dello scorso dicembre ha infranto le aspettative di circa  50.000 maestre con diploma quadriennale ante 2001 stabilendo che questo attribuisce abilitazione all’insegnamento e diritto a partecipare ai concorsi, ma non consente il passaggio diretto al ruolo dalle graduatorie ad esaurimento (GAE),  norma introdotta con la riforma cosiddetta “la buona scuola” per stabilizzare i precari nella misura del 50% dei nuovi posti a ruolo con un semplice scorrimento di queste graduatorie.

Si tratta di maestre che in prevalenza hanno più di 40-45 anni e che ora, per ambire ad un posto stabile, in base alla sentenza, dovrebbero mettersi alla prova con un vero concorso come peraltro dovrò fare io, nonostante una selettiva ammissione ad una facoltà a numero chiuso e nonostante il valore abilitante della laurea. Perdono, infatti, la possibilità di uno scorrimento automatico della graduatoria con passaggio in ruolo.

All’ultimo concorso per maestri del 2016 in Veneto solo 1604 candidati su 3410 sono stati ammessi all’orale, al quale sono arrivati quasi esclusivamente neolaureati e pochissime maestre diplomate, forse proprio quelle poche, sulle tante, che oltre ad una prolungata esperienza avevano anche una buona preparazione personale e nel tempo si sono aggiornate con passione per amore dei loro bambini della cui crescita e formazione sentivano una forte responsabilità.

Uno dei docenti del Miur che ha esaminato i vari candidati e che al tempo ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, così si esprimeva: “Ci hanno colpito soprattutto gli errori grammaticali. Erano troppi, troppo banali e troppo diffusi……, stiamo parlando di errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari, le stesse in cui queste maestre sarebbero dovute andare ad insegnare. Le elementari sono il momento in cui i bambini iniziano a imparare i fondamentali, in cui mettono le basi per la conoscenza successiva. La grammatica che servirà loro per tutta la vita si impara in quegli anni. Una maestra elementare come fa a insegnare se fa errori così.”

Molte di queste maestre non hanno certo responsabilità se lo Stato in tanti anni non ha saputo programmare in modo serio concorsi e immissioni in ruolo, ma è pur vero che hanno anche accettato di impostare il loro percorso professionale tra queste incertezze, con una posizione precaria ma anche con uno stipendio. Non hanno nemmeno responsabilità se hanno avuto la sventura di aver avuto a loro volta una cattiva maestra che, forse, è la vera responsabile dei loro strafalcioni al concorso del 2016.

Noi giovani che portiamo il peso di tante scelte sbagliate del passato, chiediamo a voi politici di fare scelte coraggiose e riformatrici che diano speranza per un futuro migliore.

Non cedete al ricatto di sistemare errori del passato con nuovi errori che segneranno il futuro dei giovani e dei vostri figli e nipoti; non invocate l’imminente avvio del nuovo anno scolastico per fare scelte frettolose, comode solo per rispondere a promesse elettorali, non cedete alle proteste di chi, sulla forza dei numeri, minaccia proteste sotto le finestre dei vostri ministeri.

L’anno scolastico dovrà, gioco forza, iniziare con provvedimenti temporanei che consentano di far fronte nel breve periodo alle conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato; ma il precariato dura purtroppo da tanti anni e se durerà ancora per uno o due poco cambierà.

Se dovete selezionare maestre preparate fate un concorso serio, con diplomati e laureati tutti sullo stesso piano misurando merito e preparazione, non un concorso farsa con solo orale riservato a chi protesta e ricatta e non accetta le sentenze; così calpestereste una sentenza del Consiglio di Stato laddove prevede che l’immissione in ruolo, per queste maestre, deve avvenire attraverso un pubblico concorso; ma deve trattarsi di un vero concorso, non un concorso riservato e solo orale per non fare emergere strafalcioni, tanto per chiudere le proteste e pagare il prezzo delle promesse elettorali. Così non fareste il bene della scuola e dei bambini che saranno il futuro della nostra società e mortifichereste la vera voglia di cambiamento di tanti giovani.

Chi non ha superato i concorsi precedenti, si renda conto delle sue carenze e, se ha la forza, si rimetta a studiare; se lo Stato ritiene di sostenere queste persone, spesso non più giovani, con politiche di sostegno, lo faccia in modo diverso attraverso interventi di reinserimento lavorativo senza forzare un loro ingresso nei ruoli con il rischio che l’unica stabilizzazione possa essere quella delle incompetenze che solo un normale concorso potrebbe accertare.

Angela Garbin
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GaE Primaria nel Veneto. Servono concorsi seri, non ricorsi ultima modifica: 2018-09-12T05:55:11+02:00 da
Gilda Venezia

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