La legittima preoccupazione di chi partecipa alla fase C della mobilità

 Lucio Ficara, La Tecnica della scuola  3.5.2016

– Qualcuno l’aveva chiamata, con accenti duri e del tutto fuori luogo, la “deportazione” dei docenti. Stiamo parlando della fase B e C del piano straordinario di assunzioni 2015/2016, che secondo alcuni avrebbe avuto come risultato finale un esodo di massa di docenti meridionali verso le scuole del nord Italia. Infatti entro il 14 agosto 2015, oltre 50 mila docenti hanno richiesto il ruolo su scala nazionale scegliendo tutte le 100 province italiane per avere una sede di ruolo provvisoria. Poi l’algoritmo della fase C delle immissioni in ruolo è stato creato in modo da consentire alla maggior parte degli aspiranti al ruolo di avere una sede provvisoria nella prima provincia scelta.

I docenti che prima delle immissioni in ruolo della fase C, avvenute tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 2015, avevano un contratto annuale fino al 30 giugno o al 31 agosto, hanno potuto differire la presa di servizio nella sede di ruolo al primo luglio 2016 o al primo settembre 2016. Quindi in buona sostanza la “deportazione” gridata e l’esodo annunciato è stato molto attenuato, e soltanto qualche migliaia di docenti è stato costretto a lasciare la propria residenza per recarsi al nord per svolgere l’anno di prova. Ma adesso che l’anno scolastico sta giungendo al termine, il problema del grande esodo dal sud al nord del Paese si ripropone più forte che mai. Infatti i docenti neoassunti in fase B e C da Gae saranno chiamati a presentare, dal 9 al 30 maggio 2016, la domanda di mobilità in fase C su scala nazionale.

Ai sensi del comma 10 dell’art.9 dell’OM 241/2016, nella fase C della mobilità, i docenti neoassunti da Gae in fase Be C potranno esprimere solo per ambiti o per province, sino a 100 preferenze di ambiti territoriali e sino a 100 province. Si tratta di una vera e propria mobilità su scala nazionale e senza alcuna precedenza algoritmica per il primo ambito scelto. Per tale motivo esiste la legittima preoccupazione di chi partecipa alla fase C della mobilità, di finire in un ambito o in una provincia lontana da casa. Per molti docenti che parteciperanno alla fase C della mobilità, l’esodo in altra provincia e in altra regione sarà inevitabile.

Facendo una rosea previsione, almeno il 70% dei docenti che si muovono su scala nazionale in fase C della mobilità, non resteranno nella loro attuale provincia di servizio. Per fare una simulazione di quello che accadrà, prendiamo il caso della classe di concorso A019 di una provincia X del sud dove c’erano 28 posti di potenziamento.

Di questi 28 posti, 5 saranno assegnati, in fase A della mobilità, a docenti che erano DOP e finiscono il loro status di esubero. Altri 5 posti saranno occupati dai passaggi di ruolo o di cattedra sempre della fase A e altri 18 posti saranno assegnati ai docenti entrati in ruolo da concorso in fase B e C e ai docenti entrati in ruolo entro il 2014 che chiedono di entrare nella provincia X.

In buona sostanza per i docenti della fase C della mobilità i posti son terminati e l’esodo è annunciato. Ecco perché è stato importantel’emendamento che autorizza ai docenti entrati in ruolo in fase B e C da Gae, e comunque a tutti i neoassunti, a fare domanda di utilizzazione o assegnazione provvisoria senza alcun vincolo di permanenza nella provincia di titolarità.

La legittima preoccupazione di chi partecipa alla fase C della mobilità ultima modifica: 2016-05-04T05:27:34+02:00 da
Gilda Venezia

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