dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 2.3.2020

– Molti istituti hanno richiamato con urgenza il personale in servizio. Grande è il caos nelle scuole del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia in cui si rischia di estendere il contagio. Manca un’autorità centrale nazionale (ed una periferica) che dia univoche indicazioni di comportamento per le scuole nell’emergenza della diffusione del virus SARS-COV2-2019-20.

Le giornate di sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo saranno ricordate in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna come le giornate del caos e della creatività della dirigenza scolastica. Nelle more colpevoli della pubblicazione ritardata del D.P.C.M. sul coronavirus solo alle 20.00 del 2/3 e dell’assenza totale di chiare istruzioni operative da parte del MIUR (non bastano certo le faq), i dirigenti scolastici hanno cercato di riempire le scuole di personale di fronte alla sospensione delle lezioni decisa dal governo fino al 7 marzo compreso.

Circolari telematiche, siti e WhatsApp hanno imposto ai docenti presenze estemporanee non previste dal Piano delle attività nelle sedi scolastiche per:

  • collegi docenti non calendarizzati
  • riunioni di dipartimento non calendarizzate
  • corsi di formazione creativi sulla didattica telematica
  • impostazione di lezioni telematiche.

Il D.P.C.M. ha definitivamente dissipato ogni dubbio: le scuole possono anche riaprire ma all’interno di alcune condizioni: il rispetto delle raccomandazioni previste dal Servizio Sanitario Nazionale e delle norme e contratti vigenti. E la responsabilità ricade su quei Dirigenti che intendono forzare la situazione e andare oltre quanto previsto dai provvedimenti di questi ultimi giorni, oltre che dal buon senso.

La sospensione delle lezioni è un provvedimento di prevenzione sacrosanto per evitare soprattutto agli allievi il dilagare dell’epidemia. Ma ciò vale anche per il lavoratori (docenti e ATA) che non possono essere obbligati a stare in decine o centinaia in spazi limitati (nei collegi dei docenti) o in aule vuote alla ricerca di estemporanee programmazioni sulla “didattica telematica” per allievi che dovrebbero essere a casa tutti di fronte ai loro computer per seguire le lezioni dei docenti innovativi.

E’ chiaro che alla base di tali iniziative esiste un retropensiero secondo il quale i docenti non aspettano altro che stare a casa senza fare nulla mentre altri lavorano indefessamente negli uffici delle scuole e delle presidenze.

Il problema è che i docenti devono fare lezione in aule spesso non rispondenti ai parametri previsti dalla legge e con 20-25-30 allievi stipati uno vicino all’altro.
Ma c’è una legge che prevede l’obbligatorietà per famiglie e allievi di avere internet, computer e stampanti? Ci sono piattaforme così solide nelle scuole che tengano centinaia di migliaia di collegamenti in contemporanea?

Se la didattica telematica può avere un senso per casi rari ed eccezionali (ad es. allievi ospedalizzati) non può essere spacciata come prassi normale dell’insegnamento laddove è essenziale il dialogo educativo diretto e immediato nel gruppo classe. Questo è il vero pericolo del coronavirus nelle scuole.

Un pensiero va al personale di segreteria delle scuole che resta sempre obbligato a stare in spazi spesso angusti a lavorare alla iperbolica burocrazia scolastica senza che nessuno si ricordi di loro e al fatto che anche loro rischiano in assenza di spazi adeguati gli effetti della propagazione del virus.

Bisogna ricordare in ogni caso che la sospensione delle lezione avviene a causa di eventi di forza maggiore che possono compromettere la salute di tutti i soggetti coinvolti. Ed è utile inoltre sottolineare che gli insegnanti sono tenuti alla presenza a scuola solo in caso di attività programmate nel Piano delle Attività approvato dal Collegio dei docenti ad inizio anno.

Ma soprattutto va precisato quanto previsto dal  DFP 1/2020:
«…sono da evitare riunioni che pregiudichino le misure fornite dal SSI …. o obblighi per i lavoratori che provengano dalle aree contagiate o che abbiano avuto contatto con persone che provengono dalle stesse aree».

Riteniamo dunque assai pericoloso convocare d’urgenza collegi, riunioni e dipartimenti: il rischio è quello di allargare quel contagio che le Autorità pubbliche intendono fermare (si veda in proposito quanto prescritto dalla nota della Funzione Pubblica, dalla Regione Veneto e dal Ministero della salute) e che invece potrebbe continuare a diffondersi, anche tra gli stessi familiari dei lavoratori della scuola.
E non si tratta solo di buon senso.

Sicuri che non esistano rischi?

Documento da inviare al DS in caso di convocazione a scuola

 

 

 

Gilda degli insegnanti della provincia di Venezia

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Nessun rischio? ultima modifica: 2020-03-02T05:39:16+01:00 da

Gilda Venezia

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