Il nuovo rapporto OCSE pone in luce i risultati della digitalizzazione della scuola in rapporto agli effetti che produce sull’apprendimento. Quanto tempo passano al computer gli studenti? Ci sono pc nelle classi per tutti? Hanno il pc a casa? In cosa si riflettono le differenze di matrice socioculturale? Guardando a come gli studenti accedono e usano l’ICT nella loro esperienza di studio e incrociando i risultati PISA sull’apprendimento emergono differenze (digital divide) che possono orientare le scelte nei riguardi della formazione necessaria ai docenti per arginare i gap e tutti gli effetti negativi. È la capacità di un insegnante nell’appassionare gli studenti allo studio che deve accompagnarsi ad una competenza ICT che lo renda capace di guidare il discente in una navigazione efficiente, efficace e sicura. Certo occorre avere docenti coinvolti e motivati, e non mal amministrati e sotto retribuiti: la botte piena e la moglie ubriaca è un’illusione alquanto improduttiva .
I ragazzi italiani stanno on line in media un’ora e mezza al giorno (93 minuti contro una media EU di 104). A scuola il tempo ‘online’ è in media di 19 minuti mentre la media Ocse è di 25, e le loro competenze di lettura digitale risultano addirittura sopra la media OCSE – 504 rispetto a 497 – ma superiori di 11 punti a quelle di paesi che hanno una performance simile nella lettura ‘tradizionale’.
I ragazzi ‘internet-dipendenti’, ovvero che stanno al pc più di 6 ore al giorno, a casa, sono in Italia il 5,7%, sotto la media Ocse che è del 7,2% e dove, in alcuni Paesi (Danimarca, Olanda e Grecia), si avvicina al 10% o lo supera (Svezia al 13,2%). Questa è una categoria – dice l’OCSE – ad alto rischio di solitudine, e mostra assenze ingiustificate da scuola.
I nostri ragazzi, però, nella loro navigazione sono “lost in navigation”, ovvero ‘disorientati’ e il ‘digital divide’ sociale non è quantitativo ma piuttosto qualitativo. Il 15% degli studenti, quando naviga sul web, rispetto al 12% della media OCSE è poco ‘mirato’: quasi tutti gli studenti in Italia commettono errori nella navigazione, e solo il 25% si corregge ritornando sulla rotta di navigazione più appropriata. In Italia l’accesso a internet sembra riguardare il 92,9% degli studenti svantaggiati, 6,3 punti percentuali in meno di quelli più avvantaggiati, ma solo il 66% ottiene informazioni valide (13% in meno degli avvantaggiati), e il 44% degli ‘svantaggiati’ naviga su Internet per un uso esclusivamente ludico.
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