di Lorena Loiacono, Il Messaggero, 17.2.2020
– Uno sciopero imminente da scongiurare e le richieste delle famiglie a cui dare una risposta: dalle classi sovraffollate alla mancanza di sostegno. La ministra all’Istruzione, Lucia Azzolina, porta avanti le sue battaglie e assicura che la scuola molto presto tornerà al centro del dibattito politico.
Intanto però c’è una spaccatura con sindacati da ricucire: perché si è creata?
«Ho incontrato i sindacati una sola volta, dopo due settimane dal giuramento, ad un tavolo politico in cui avevo detto che la priorità assoluta per me erano i concorsi. Quelli con cui assumeremo oltre 60 mila docenti. Tantissimi insegnanti mi scrivono e mi chiedono di non perdere altro tempo e di bandire. Poi sono partiti i tavoli tecnici, a cui quindi non ero presente, relativi ai bandi di concorso e da lì è uscita la spaccatura. Ma io non ho rotto con nessuno, non posso essere io a pagare un conto lasciato aperto da Bussetti e Fioramonti. Che senso ha legare lo sciopero all’intesa del 24 aprile con l’ex ministro leghista Bussetti che peraltro voleva la regionalizzazione della scuola? Mi sembra molto singolare».
Come pensa di ricucire?
«A breve i sindacati saranno riconvocati per avviare tavoli politici sul contratto e sulle abilitazioni. In quella sede potremmo trovare un’intesa».
Quindi i bandi non saranno modificati?
«In 4 settimane abbiamo preparato i bandi per i concorsi fermi da un anno. L’intenzione di assumere è evidente, per dare una stabilità alla vita dei docenti che finalmente con un contratto stabile potranno avere una famiglia più serena e, ad esempio, chiedere un mutuo. Ora i bandi sono già al vaglio del Consiglio superiore della pubblica istruzione e, quando ne leggeremo il parere, valuteremo se apportare le eventuali modifiche richieste. Poi usciranno in Gazzetta».
E le richieste dei sindacati?
«Usare la banca dati per l’unica prova del concorso straordinario? È una richiesta irricevibile, non possiamo dare in anticipo le domande e le risposte dell’unica prova che sarà fatta. La banca dati si fornisce per la prova pre-selettiva ma non è questo il caso. Comunque sto applicando il decreto scuola approvato a dicembre dal Parlamento, allora nessuno protestò. Il concorso straordinario è riservato ai docenti con 36 mesi di servizio: l’esperienza in questo modo viene già valorizzata».
Valorizzare i docenti significa anche aumentargli lo stipendio.
«È vero. A breve partiranno i tavoli politici per il rinnovo del contratto e per le abilitazioni. Servono risorse per gli stipendi e dal taglio del cuneo fiscale arriveranno in media 68 euro netti al mese a docente, sia precario sia di ruolo. Tra questo e il rinnovo avremo più di mezzo milione di docenti con oltre 100 euro netti in più al mese».
Romano Prodi ieri, dalle pagine del Messaggero, ha individuato tre priorità per il Paese: scuola, scuola e ancora scuola.
«Trovo sia bellissimo indicare scuola, scuola e scuola. Abbiamo bisogno di risorse e le avremo perché anche il premier Conte ha messo la scuola al centro della linea politica. Domani (oggi ndr) è prevista a Palazzo Chigi una riunione per parlare della scuola e programmare i prossimi 3 anni: c’è la volontà dell’intera maggioranza, del governo e del presidente del Consiglio».
Ma ci sono fondi a sufficienza?
«I fondi ci saranno. Ma prima dimostriamo di saper usare quelli che già ci sono: appena arrivata al ministero ho chiesto i conti e i tecnici del Miur sono rimasti sorpresi. Mi hanno risposto che da anni nessun ministro li chiedeva. Stiamo facendo una ricognizione delle risorse non spese e parliamo di milioni e milioni di euro».
Perché non sono state spese?
«Ci sono oggettive difficoltà nel chiedere le risorse che arrivano dall’Europa: nelle segreterie delle scuole non abbiamo personale sufficiente e sufficientemente formato per occuparsi di questo. Con il ministro Provenzano vogliamo attivare una task force per aiutare le scuole. I soldi che ci sono vanno spesi e chi guida il ministero deve averne contezza. Ci sono scuole che si sono rifatte a nuovo sfruttando fondi Pon».
Qualcosa sta cambiando nella vita quotidiana delle classi.
«Sì, la mia battaglia contro le classi pollaio sta dando i suoi frutti: è solo un inizio con i primi 55 milioni con cui interverremo nella scuola secondaria di II grado dove maggiore è la dispersione scolastica. Poi attiviamo 20 mila posti per la specializzazione sul sostegno, mai così tanti prima d’ora: vuol dire 20 mila nuovi docenti di sostegno. Tra questi anche 7 mila già risultati idonei».
Con un eventuale strappo nella maggioranza da parte di Renzi, il premier Conte potrà andare avanti?
«I cittadini italiani sono stanchi delle polemiche, sono interessati alle soluzioni concrete. Nella maggioranza ci sono anime e sfumature diverse ma l’obiettivo comune resta quello di costruire. Spero che anche Renzi lo capisca. Conte andrà avanti: siamo pagati per trovare soluzioni e dobbiamo impegnarci su questo».