di Filippo Merli, ItaliaOggi, 29.12.2022.
Cuffia di lana, c’è. Sciarpa di pile, c’è. Guanti imbottiti modello Messner, ci sono. Ok. C’è tutto. Posso uscire. «Ciao tesoro, vai in Nepal?». «No, vado a scuola». Va bene che sull’energia occorre risparmiare, ma forse così è troppo. Da Milano a Torino, passando per Genova e Verona, si registrano casi di aule con ragazzi costretti a fare lezione come se fossero sulla cresta orientale del Nanga Parbat. I dirigenti scolastici acquistano termoconvettori elettrici o a olio, giustificano le assenze di chi resta a casa perché non ce la fa a stare al banco con 15 gradi e arrivano a chiudere la scuola, com’è accaduto alla primaria Daneo di Genova.
La questione energetica e lo stop alle forniture in arrivo dalla Russia c’entrano fino a lì. Il fatto è che gli istituti sono vecchi, gli impianti di riscaldamento trascurati, le caldaie usurate, i caloriferi destinati a diventare patrimonio dell’Unesco per la testimonianza storica che portano con loro da 150 anni. D’accordo, l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva stabilito di ridurre il riscaldamento di un grado, ma al liceo Gioberti di Torino la temperatura è scesa sino a 13 gradi, lo stato climatico perfetto per la conservazione della mummia del Similaun, un po’ meno se devi seguire la lezione di matematica. Nelle scuole italiane alcuni termosifoni sono funzionanti e altri no. Il risultato è che metà classe viene avvolta da un piacevole tepore mentre l’altra metà convive in maniera pacifica con gli orsi polari. Anche a Verona, nella succursale del liceo Montanari, nei giorni scorsi gli studenti non sono entrati in classe per manifestare il loro dissenso contro il freddo in aula, parlando di 13 gradi, sempre la stessa temperatura cara a Ötzi.
A Milano le lamentele sono arrivate dal liceo delle Scienze umane Pareto. «Fino a mercoledì abbiamo avuto problemi seri con temperature inaccettabili: 15 gradi», ha spiegato il dirigente scolastico Alessandro Bocci. «A quel punto ho tenuto aperta la scuola, ma ho giustificato le assenze di chi se n’è voluto tornare a casa per stare al caldo». No. Non dite «ai miei tempi si andava a scuola anche con -5 e non si lamentava nessuno». Primo perché non si capisce mai quali sono, questi tempi, secondo perché ormai sono andati. Stare seduti al banco con 13 gradi influisce sul rendimento e sulla concentrazione, dato che è difficile stare attenti a quel che spiega il professore mentre si tenta di dar fuoco alla sedia del vicino per riscaldarsi o mentre si beve liquore dalla borraccia appesa al collo tipo San Bernardo. Anzi, già che ci siamo: un brindisi per un felice 1923 a tutti gli studenti assiderati d’Italia.
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A scuola con cuffia, sciarpa e stufe a olio: brindiamo al 1923 ultima modifica: 2022-12-29T06:48:09+01:00 da