di Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola, 21.10.2018
– In materia di alternanza scuola lavoro c’è qualche interessante novità: il 18 ottobre scorso le confederazioni Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il Ministro dell’Istruzione esprimendo sulla questione una posizione che potrebbe non essere pienamente condivisa dai sindacati del comparto.
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Anche le confederazioni vogliono dire la loro
“Si tratta di un fatto importante – commenta sulla sua pagina FB Fabrizio Dacrema che ha partecipato all’incontro in rappresentanza della Cgil – perché finora la questione di cosa fare dell’alternanza, a fronte delle difficoltà incontrate nella prima attuazione, era sembrato un problema tutto interno al mondo della scuola e alle forze politiche populiste ora al governo. Come se l’altro polo di questa interazione scolastica non fosse il ‘lavoro’ e quel mondo ampio e articolato di valori e interessi che lo rappresenta”.
“Le confederazioni sindacali – spiega Dacrema – hanno posto al centro dei loro interventi un punto fermo e condiviso: l’alternanza scuola lavoro non deve essere indebolita ma rafforzata qualificandola. Il governo, invece, sta considerando l’alternanza come uno spreco di tempo e di risorse da tagliare: con la legge di bilancio si appresta a cambiare la legge 107/2015 riducendo pesantemente i monte-ore triennali minimi (180 per i professionali, 150 per i tecnici, 90 per i licei) e a ridurre proporzionalmente i finanziamenti specifici (100 milioni introdotti dalla legge 107)”.
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Le richieste delle confederazioni
Ma, nel concreto, cosa chiedono su questa materia le confederazioni sindacali?
E’ sempre Fabrizio Dacrema che elenca le condizioni che le confederazioni sindacali hanno posto per qualificare i percorsi di alternanza:
- conferma dell’obbligo dell’alternanza come diritto di ogni studente ad apprendere competenze utili per il lavoro e la cittadinanza attiva;
- significatività dei percorsi di alternanza e loro chiara finalizzazione all’apprendimento delle competenze trasversali/soft skill e tecnico-professionali se coerenti con l’indirizzo degli studi;
- presenza di queste competenze come oggetto dell’esame di maturità e completamento del monte ore come condizione di accesso;
- investimento di tutte le risorse (stanziamento legge 107/2015 e PON Scuola) per potenziare e qualificare i percorsi.
Come dire che, di qui in avanti, quando si parlerà di alternanza scuola lavoro il Governo si dovrà confrontare non solo con i sindacati del comparto ma anche con le confederazioni.
A latere va evidenziato il duro giudizio di Dacrema che coinvolge non solo le scelte del Ministro ma anche la linea dei sindacati di categoria: nel governo – scrive Dacrema – “prevale l’esigenza di ottenere consenso a buon mercato tagliando ore e risorse finanziarie all’alternanza per poi distribuirle a meno impegnativi capitoli di spesa; si ottiene così consenso dai settori più conservatori del mondo della scuola e del mondo del lavoro e si trovano risorse per alimentare un nuovo fiume di spesa pubblica che, invece di investire in ricerca e competenze per attivare le persone e creare lavoro, torna a politiche passive e risarcitorie”.
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